A Venezia in mostra il primo museo italiano della Saudi Vision 2030

08-05-2025 Redazione 3 minuti

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A Venezia in mostra il primo museo italiano della Saudi Vision 2030

Progettato da Schiattarella Associati, il Diriyah Art Futures protagonista anche alla Fondazione Querini Stampalia

Con l’avvio della 19. Mostra internazionale di Architettura – La Biennale di Venezia, Intelligens. Naturale. Artificiale. Collettiva, prendono il via anche tutte le iniziative collaterali. Nella rinnovata Fondazione Querini Stampalia, sotto la guida della nuova direttrice Cristiana Collu, è aperta fino al 15 giugno una mostra sul progetto per il Diriyah Art Futures (Daf) di Riad, museo, centro per le arti, hub multidisciplinare, primo centro dedicato alle Arti dei nuovi media nella regione del Medio Oriente e Nord Africa (Mena), che lo studio romano Schiattarella Associati ha firmato per il ministero della Cultura saudita. Un percorso espositivo, dal titolo L’impronta leggera, curato da Marta Francocci, che alterna plastici, schizzi, video, disegni, fotografie e oggetti, e che racconta sia la storia dell’edificio che la più ampia visione architettonica che sottende il progetto. Ma il Daf e Schiattarella sono protagonisti anche di un’altra mostra, questa volta dentro la Biennale, e precisamente alle Corderie dell’Arsenale, come uno dei partecipanti selezionati direttamente dal curatore, Carlo Ratti, nella sezione Intelligens Canon.

Sviluppato dalla Commissione dei musei del Regno, il Daf è stato inaugurato nel novembre del 2024 e mira a formare la prossima generazione di artisti d’avanguardia e a contribuire all’ecosistema creativo e culturale dell’Arabia Saudita, in linea con la Saudi Vision 2030, il piano che si propone di guidare le trasformazioni economiche, culturali e sociali del Paese nei prossimi anni.


E il museo che porta la firma italiana è il primo di un progetto molto ambizioso del Regno: la realizzazione della più grande infrastruttura museale su scala mondiale, per un totale di 24 poli, entro il 2030


Metà di questi saranno dedicati all’arte moderna e contemporanea a livello globale, mentre altri undici saranno siti museali regionali, con un focus specifico sugli elementi culturali delle singole province del Regno.

«Siamo lieti di condividere con il mondo la visione di Diriyah Art Futures in occasione della Biennale di Architettura di Venezia – ha dichiarato Mona Khazindar, consigliera del ministero della Cultura saudita –. Unendo il design contemporaneo al nostro linguaggio architettonico vernacolare, questo edificio è una testimonianza della visione dell’Arabia Saudita per le istituzioni culturali del futuro: spazi che spingono i confini, attingendo al contempo al nostro patrimonio culturale unico».

Come spiegano gli architetti a proposito del progetto per il Daf, che si estende su un’area di 6.550 metri quadrati a nord della capitale e si trova nel cuore di un antico sito Patrimonio mondiale dell’Unesco, At-Turaif: «i processi di internazionalizzazione hanno portato a livello globale a un appiattimento della diversità culturale, con una progressiva omogeneizzazione dei paesaggi urbani e la perdita della “biodiversità” architettonica». «La vera sfida oggi – continuano Amedeo, Andrea e Paola Schiattarella – è invece partire dal valore delle differenze culturali: lavorare sulle peculiarità e le caratteristiche specifiche di ogni luogo. Si tratta di un progetto contemporaneo che accetta la sfida di creare una nuova dimensione umana in un territorio plasmato dalla storia».

L’ispirazione per il design dell’edificio viene dall’architettura tradizione del deserto e dall’architettura Najd, che si basa sull’uso di materiali locali: pietra, terra cruda e intonaci di fango. Progettato secondo i più recenti principi di sostenibilità, il complesso è stato costruito per ottimizzare l’esposizione solare e garantire l’efficienza energetica tramite raffreddamento geotermico e raccolta e riutilizzo dell’acqua piovana. Il nuovo museo si caratterizza per aree compatte e ombreggiate dove il vento riesce a circolare, riducendo la temperatura e proteggendo i pedoni dal sole e dal calore. A tal fine, sono stati creati canali di ventilazione orientati verso il wadi – la zona più umida.

Oltre allo spazio espositivo per le mostre temporanee e studi di produzione, il Daf offre programmi educativi a lungo e breve termine, un programma di residenze – le Residenze Mazra’ah per le Arti dei Media – e il Programma per artisti emergenti dei Nuovi media, sviluppato in collaborazione con Le Fresnoy – Studio nazionale delle Arti contemporanee in Francia.

In copertina: © Hassan A. Alshatti

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