Brancaccio (Ance): Non c’è tempo da perdere, scegliere la direzione del futuro
Dall’Europa Fitto: «La spesa Pnrr avanza. Il problema non è la volontà, ma il metodo: occorre una strategia, governance integrata, target chiari e strumenti di verifica»
Il tempo non è più una variabile neutra. È diventato un terreno di scontro, una risorsa scarsa, una scelta. Questo il messaggio emerso da “Il tempo giusto”, l’Assemblea nazionale di Ance 2025, che si è svolta a Roma (24 giugno), ponendo al centro il valore della programmazione, la necessità della visione e l’urgenza dell’azione in un contesto segnato da incertezze e transizioni continue.
«Abbiamo vissuto per anni sotto la tirannia di Kronos, schiavi del tempo breve o del tempo eterno», ha detto la presidente di Ance Federica Brancaccio, richiamando l’immagine classica del tempo come forza che divora. «Ma oggi serve recuperare Kairòs, il tempo dell’opportunità e della scelta, perché “il futuro non è domani: è già il giorno dopo».
Un invito a cambiare paradigma. «La spesa effettiva del Pnrr è al 34% delle risorse, ma l’Osservatorio Ance, basato su dati delle Casse edili, ci dice che il 60% dei cantieri è in corso o concluso. La difficoltà non è spendere, ma gestire il tempo della trasformazione»
Nel suo intervento, il sindaco di Roma Roberto Gualtieri ha rilanciato il ruolo strategico delle città nella stagione di riforma e investimento aperta dal Pnrr. «Le città sono laboratori ideali (intervenendo tra l’altro a 24 ore dalla presentazione degli esiti del Laboratorio Roma050) per affrontare il cambiamento climatico, ridurre le diseguaglianze, creare ricchezza e diritti», ha detto.
Roma, ha spiegato, ha messo in campo oltre mille progetti grazie a una “cabina di regia” che integra Giubileo, Pnrr e altri piani urbani. E ha annunciato con soddisfazione che proprio nella Capitale si terrà dal 7 al 9 ottobre 2025 la conferenza internazionale “Città del Futuro 2030–2050”. Gualtieri ha difeso il “modello Roma” come esempio virtuoso di collaborazione tra istituzioni e sistema produttivo. «Abbiamo dimostrato che gli investimenti si possono realizzare nei tempi, con qualità e innovazione. Ora serve continuità, serve stabilità».
A tracciare il quadro normativo e strategico è stato il vicepresidente esecutivo della Commissione europea, Raffaele Fitto, che ha spiegato la logica che sottende la revisione del Piano Nazionale. «Alcuni progetti non erano più compatibili con il perimetro del Pnrr per ragioni tecniche. La scelta di spostarli sui fondi di coesione non è una rinuncia, ma una risposta di sistema per garantire continuità». Fitto ha anche ricordato che, dal 2014, l’Italia ha avuto accesso a 132 miliardi di euro di fondi europei, ma solo il 30% è stato speso.
«Oggi la spesa Pnrr avanza. Il problema non è la volontà, ma il metodo: occorre una strategia, governance integrata, target chiari e strumenti di verifica»
Dagli interventi è emerso un punto comune: senza una strategia di lungo termine, gli strumenti eccezionali rischiano di esaurirsi nel ciclo delle proroghe. Federica Brancaccio ha lanciato un allarme chiaro sulla crisi dell’abitare: «Trovare una casa oggi è più difficile che trovare lavoro. Dove ci sono case non c’è occupazione, e dove c’è lavoro mancano le case». La presidente Ance ha rilanciato un piano per la casa accessibile (tema di grande attualità sotto gli occhi degli operatori), realizzato insieme a Confindustria, in grado di mobilitare anche risorse private attraverso garanzie pubbliche.
Rigenerazione urbana, adattamento climatico, transizione digitale e dignità del lavoro: sono queste le quattro direttrici del cambiamento indicate da Ance (temi che ricordano quelli della programmazione economica e dell’agenda urbana di alcune città come quella di Napoli) . Serve, però, una regia unica, un “progetto Paese” capace di unire la frammentazione di competenze e risorse. «Abbiamo contato 40 soggetti coinvolti solo nel tema casa», ha detto Brancaccio. E ha ricordato come, per alcuni interventi di riqualificazione urbana, da Carbonia a Potenza, siano serviti oltre 20 anni per vedere risultati.
Infrastrutture, edilizia popolare, sostenibilità, riforme: tutto converge su una sfida comune, quella di trasformare le risorse del Pnrr in crescita concreta e duratura. Secondo il presidente Anci Gaetano Manfredi, l’esperienza del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza ha rappresentato un punto di svolta: «Comuni e città metropolitane sono diventati protagonisti della realizzazione delle opere pubbliche, dopo anni in cui erano rimasti ai margini». I numeri confermano il cambio di passo: nel solo 2024 gli investimenti locali hanno superato i 19 miliardi di euro, con un +129% rispetto al 2016. E l’85% degli interventi finanziati dal Pnrr sarà completato o in fase avanzata entro la fine dell’anno.
Un cambio di paradigma che il ministro delle Infrastrutture e Trasporti, Matteo Salvini, ha voluto mostrare con dati chiave: «Abbiamo 1.200 cantieri aperti sulle ferrovie, 37 miliardi destinati alle strade, investimenti sulla casa, sull’acqua, sulle Olimpiadi». Non senza difficoltà: «Sulla burocrazia paghiamo più oneri di altri Paesi». In questo senso, Salvini ha promesso semplificazioni normative anche radicali, annunciando una revisione profonda del Testo Unico dell’Edilizia e un intervento sui poteri delle soprintendenze: «Non posso avere progetti approvati a Brescia e bloccati a Napoli. Servono canoni oggettivi». Sul tema abitativo, ha rivendicato il piano “Salva Casa” come uno dei fattori che ha riacceso il mercato immobiliare: «Stiamo sbloccando milioni di immobili bloccati da norme vecchie di cinquant’anni».
Non si può parlare di Pnrr senza l’orizzonte europeo. Paolo Gentiloni, commissario europeo per gli Affari economici e monetari, ha ricordato: «Il Next Generation Eu ha cambiato la geografia della crescita in Europa». Tuttavia, l’allarme è chiaro: «Non possiamo permetterci di rallentare. Il 2025 e il 2026 saranno anni cruciali: bisogna spendere circa 50 miliardi all’anno. Se perdiamo tempo oggi, domani sarà troppo tardi».
Gentiloni ha poi rilanciato la necessità di nuovi strumenti comuni, come gli eurobond, per affrontare le sfide del futuro: transizione ecologica, difesa, innovazione. «Se l’Europa non agisce insieme, torneremo a muoverci ognuno con il proprio bilancio nazionale, e resteremo indietro».
Appello alla coesione è arrivato anche da Irene Tinagli, presidente della Commissione Speciale europea sulla crisi degli alloggi Ue: «L’Unione Europea deve esserci, anche su temi concreti come la casa. Se l’Europa viene percepita come distante, perdiamo il consenso». Per Tinagli, serve un’industria europea delle costruzioni forte, capace di innovare e generare occupazione. E per farlo, «servono strumenti finanziari nuovi, ma anche un salto di qualità politico».
In copertina: © Ance

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