Contratti pubblici, il nodo Comuni tra discrezionalità e qualificazione

03-07-2025 Giulia Fuselli 3 minuti

03-07-2025 Giulia Fuselli 3 minuti

Contratti pubblici, il nodo Comuni tra discrezionalità e qualificazione

Tra incertezze attuative e sfide digitali, le amministrazioni locali si confrontano per un vero processo di crescita

A due anni dall’entrata in vigore del nuovo Codice dei contratti pubblici e dopo l’approvazione del correttivo, i Comuni restano l’anello più complesso della catena. È il messaggio emerso dal seminario organizzato da Anci a Roma, “Codice dei contratti pubblici. Il punto di vista dei Comuni”, che ha fotografato uno scenario ancora in trasformazione, tra sfide attuative e nodi irrisolti.

Le amministrazioni locali rappresentano il bacino più articolato tra le stazioni appaltanti: devono tradurre un impianto normativo innovativo in prassi operative sostenibili, con margini di manovra più ampi ma anche con responsabilità crescenti.

Stefania Dota, vice-segretario generale Anci, ha posto l’accento sulla maggiore discrezionalità oggi riconosciuta alle stazioni appaltanti, richiamando due sentenze emblematiche: Tar Napoli (18 novembre 2024, n. 6332) e Tar Ancona (29 aprile 2025). In entrambi i casi, è stata ritenuta legittima l’aggiudicazione con clausola risolutiva espressa, anche in assenza della verifica preventiva di tutti i requisiti.

«È un segnale importante: le norme del Codice non solo esistono, ma possono essere interpretate e applicate in modo da permettere scelte responsabili e orientate al risultato», ha sottolineato Dota. «La clausola risolutiva espressa, in casi come questi, rappresenta uno strumento legittimo per superare impasse burocratici».

Il salto di paradigma dettato dall’obbligo di digitalizzare l’intero ciclo di vita dei contratti ha visto un avvio faticoso. All’inizio del 2024, solo 17 piattaforme erano autorizzate da AgID, creando un serio rischio di paralisi negli enti minori. Attraverso la cabina di regia, è stato deciso di estendere l’utilizzo della piattaforma Anac, garantendo continuità operativa, mentre il correttivo ha risolto difetti tecnici del fascicolo virtuale, rendendolo finalmente funzionante.

«Senza l’intervento della cabina di regia e la possibilità di usare la piattaforma Anac, piccoli Comuni sarebbero rimasti completamente bloccati, impossibilitati a portare avanti le procedure di gara», ha poi aggiunto.

Uno sguardo di prospettiva è arrivato dal presidente di Anac, Giuseppe Busia, che ha insistito sulla necessità di considerare la qualificazione non come un adempimento formale, ma come uno «strumento di rafforzamento istituzionale e di capacità amministrativa».

Il percorso delineato è orientato al riconoscimento del merito, alla promozione delle competenze e alla cooperazione territoriale. Busia ha ribadito che la qualificazione deve creare reti, moltiplicare competenze e accompagnare soprattutto i piccoli Comuni nel loro processo di crescita, trasformandoli da semplici utilizzatori del Pnrr in attori attivi del cambiamento.

Dal lato ministeriale, Elena Griglio, capo dell’Ufficio legislativo del MIT, ha valorizzato il ruolo del dialogo tra istituzioni, frutto di un confronto continuo con attori tecnici e giudiziali. Il Ministero, non tradizionalmente coinvolto nella gestione diretta dei contratti pubblici, ha dovuto riorganizzarsi, puntando sul rilancio dei Provveditorati e sul rafforzamento del ruolo dell’Anci.

Centrale anche «la necessità di assicurare una rendicontazione efficace verso l’Unione Europea, in particolare per quanto riguarda le milestone del Pnrr, tra cui la riduzione dei tempi decisionali e la razionalizzazione delle stazioni appaltanti».

Una visione complessivamente positiva è stata espressa da Luigi Carbone, presidente di sezione del Consiglio di Stato, secondo cui il Codice ha “tenuto”, senza blocchi né amministrativi né economici. Le gare non sono crollate, anzi, la trasparenza ha mostrato segnali di miglioramento nei contesti dove le amministrazioni hanno investito in competenze.

Ma il vero obiettivo, ha ricordato, «resta la consegna del risultato: non basta aggiudicare una gara, serve garantire un’opera, un servizio, un beneficio concreto».

Il Codice dei contratti pubblici ha già cambiato la logica degli appalti, introducendo una nuova cultura fondata su responsabilità, risultati e cooperazione. Ora però serve consolidare la svolta.

Serve una visione di sistema in cui qualificazione, digitalizzazione, formazione e coordinamento interistituzionale si intreccino in un disegno coerente. Il Pnrr offre le risorse, il Codice gli strumenti. Sta ai Comuni, insieme alle istituzioni centrali, trasformare l’opportunità in cambiamento vero.

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Giulia Fuselli
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