10-02-2020 Chiara Brivio 2 minuti

Contro la segregazione scolastica o lo spreco alimentare, con l’architettura si può cambiare

Ecco i 13 finalisti del festival di Torino Bottom Up! Quando la città si trasforma dal basso

«Uno degli aspetti che mi rende più orgoglioso dell’iniziativa è la capacità del festival di parlare con i cittadini e attivare azioni concrete»

Massimo Giuntoli

Quarantotto i progetti, 13 i finalisti, 8 le circoscrizioni: sono questi i numeri della prima fase del festival dell’architettura "Bottom Up! Quando la città si trasforma dal basso" promosso dalla Fondazione per l’architettura di Torino insieme all’Ordine degli architetti.

Presentato alla Falchera il 19 novembre scorso, Bottom up! ha riscosso un grande successo tra i comitati di cittadini, associazioni, gruppi, imprese che hanno inviato una cinquantina di proposte per la trasformazione della città «dal basso». Tra queste la giuria guidata dai due curatori del festival, Stefano Mirti e Maurizio Cilli, ha selezionato i 13 finalisti.

Le proposte, pervenute a soli 2 mesi dall’apertura del bando, sono state presentate negli spazi dell’ostello Combo di Torino, frutto di un altro intervento di recupero della ex caserma dei Vigili del Fuoco di Porta Palazzo e inaugurato solo un paio di settimane fa.

Sono 34 le idee che riguardano la valorizzazione di spazi pubblici e 14 interessano operazioni di proprietà privata, per la maggior parte provenienti dalla circoscrizione 6, oltre che dalla 7 e dalla 8, nonostante abbiano partecipato alle call tutte le 8 circoscrizioni torinesi. I budget variano da un minimo di 6mila euro a 1 milione di euro. «Proposte che per l’alto livello qualitativo e la loro eterogeneità sono state molto difficili da selezionare» come ha spiegato Alessandra Siviero della Fondazione per l’architettura.

Iniziative ad alta vocazione sociale e culturale, incentrate oltre che sul recupero urbano anche sulla rigenerazione del tessuto sociale, a favore dell’integrazione e dell’inclusione. Tra le proposte la riqualificazione di orti urbani a Mirafiori Sud e il progetto di recupero del giardino della scuola Chagall, un istituto con il 90% di alunni che provengono da diverse parti del mondo, che mira a combattere il fenomeno della segregazione scolastica. Contro lo spreco alimentare è stato messo in campo il «Furgoncibo», un camioncino-cucina mobile che ricorrerà i mercati cittadini per recuperare il cibo scartato; e ancora la proposta di un progetto teatrale all’interno del carcere minorile «Ferrante Aporti», «Medici 28» si rivolge alla comunità cinese di Torino (8mila persone), volendo trasformare uno spazio vuoto in un luogo di scambio culturale sino-italiano; «Hear me» è invece diretta agli utenti psichiatrici che vivono in prossimità del giardino Piredda.

«Uno degli aspetti che mi rende più orgoglioso dell’iniziativa» ha affermato il presidente dell’Ordine Massimo Giuntoli «è la capacità del festival di parlare con i cittadini e attivare azioni concrete». Maurizio Cilli, uno dei curatori del festival, ha inoltre sottolineato come «il numero considerevole di cittadini coinvolti e il dato, non trascurabile, che molte delle proposte proviene da comunità neonate o composte appositamente per l'impulso generativo del bando di Bottom Up».

Al via quindi la seconda fase del progetto: i 13 finalisti seguiranno corsi sui temi del crowdfunding, dello storytelling e della gestione dei social network per prepararsi all’apertura delle campagne di crowdfunding il 1° aprile, campagne che si chiuderanno l’ultimo giorno del festival, il 10 maggio a Palazzo Carignano.

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Chiara Brivio
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