Costruire la domanda prima di proporre il concept, la ricetta dello studio ceco Chybik + Kristof

03-11-2022 Luigi Rucco 3 minuti

Intervista agli architetti ospiti del Festival New Generations di Roma

Il ruolo di un architetto non è solo quello di generare un concept. È riconoscere e diagnosticare il problema. Lavorare sulla domanda è di solito più complesso del progetto stesso, ed è questo tipo di pensiero critico che gli architetti dovrebbero abbracciare.
Ondřej Chybík

Il futuro dell’architettura passa attraverso una moderna e attenta riflessione sulle sfide urbane in gran parte legate a nuovi modelli di abitare e lavorare, in grado di generare spazi poliedrici e sostenibili. In campo in questa ricerca ci sono tanti studi della nuova generazione come Chybik+Kristof Associated Architects, fondato a Brno nel 2010 da Ondrej Chybik e Michal Kristof. Leitmotiv della loro progettazione è l’equilibrio tra aspetti architettonici, tecnici e sociologici integrati in un disegno urbano contemporaneo. Un approccio olistico, attento alla diversità funzionale degli spazi, con il coinvolgimento della comunità locale. Al centro le persone e l'ambiente, promuovendo una stretta relazione con gli elementi naturali e la biodiversità.

In Italia lo studio è stato protagonista del Festival New Generations: Nuove Sfide Urbane, ospitato a Roma per la sua decima edizione. «La nostra convinzione è che la trasformazione delle strutture esistenti sia un elemento cruciale per una sana infrastruttura urbana» racconta Ondřej Chybík, co-founder dello studio a thebrief. «Ci sono molti edifici sottoutilizzati, soprattutto quelli industriali, che hanno un grande potenziale. Devono essere “guariti” da architetti e urbanisti ed essere utilizzati nella loro piena capacità. Da architetti, siamo obbligati a sollevare la discussione sulla necessità di questo processo».

Una progettazione, quindi, strettamente correlata al concetto di rigenerazione urbana, come accaduto ad esempio per la riqualificazione dell'ex fabbrica di zucchero alla periferia di Praga. Particolare anche il percorso che ha portato lo studio a vincere il concorso che ha portato all’affidamento dell’incarico. Skanska, società multinazionale di costruzioni e sviluppo con sede in Svezia e quinta impresa edile più grande del mondo secondo la rivista Construction Global, ha invitato quattro studi di architettura per il progetto Sugar Factory. Il concorso, tra l’altro, è stato preceduto da numerose consultazioni con le comunità locali, iter molto diffuso in Svezia, che permette ai cittadini di avere un ruolo e una partecipazione attiva nei confronti della trasformazione fisica del territorio. E proprio per rispondere alle esigenze specifiche nate in questa fase di ascolto, sono state incluse nel masterplan una piazza pubblica, una sala multifunzionale e una serie di strutture collaterali. «La nostra intenzione progettuale era quella di creare un nuovo centro del quartiere mantenendo la sua identità industriale».


Gli edifici funzionano secondo i principi di un organismo vivente, in armonia con l'ambiente.


Un altro esempio, con un progetto firmato da Ondrej Chybik e Michal Kristof, è la riqualificazione di piazza Mendel, nel centro storico di Brno. La piazza, atipica perché si presenta senza limiti chiari e precisi, è definita di fatto dalla cortina di edifici che la circondano; da luogo dominato dai trasporti pubblici e dalle automobili, questo significativo spazio urbano si sta trasformando in un centro sicuro per i pedoni. «Credo che gli spazi contemporanei – racconta Ondřej Chybík – debbano essere più accoglienti, inclusivi, accessibili e soprattutto funzionali. La trasformazione di piazza Mendel è concepita come uno spazio pubblico centrato sull'utente: il cerchio rosso posto al centro del nuovo progetto unifica tutte le funzioni della piazza e rende l'area accessibile da tutte le direzioni».

L'architettura come chiave di lettura di una storia complessa che combina diversi aspetti e caratteristiche, generando cambiamenti sociali e ambientali positivi. «Il ruolo di un architetto non è solo quello di generare un concept. È riconoscere e diagnosticare il problema. Lavorare sulla domanda è di solito più complesso del progetto stesso, ed è questo tipo di pensiero critico che gli architetti dovrebbero abbracciare. Crediamo che sia una caratteristica della nostra generazione: essere proattivi e non solo aspettare che le opportunità ci vengano incontro».

In copertina: render della Sugar Factory ©Vivid-vision

© RIPRODUZIONE RISERVATA
Luigi Rucco
Articoli Correlati
  • Confindustria: “Crescita boom nel 2023 trainata dalle abitazioni”

  • Innovazione e digitalizzazione per una primavera immobiliare

  • Iperturismo e centri storici. Serve una proposta nazionale

  • Innovatore, eclettico e sperimentale. È morto Italo Rota