06-07-2018 2 minuti

Da Bogotà, una lezione per le città del futuro, multigenerazionali, pedonali e ciclabili

Move from talking to doing. Gil Penalosa al Congresso degli Architetti italiani

"Per cambiare serve strutturare una strategia, ma dalle parole è urgente passare ai fatti, sempre di più e sempre più rapidamente"

Gil Penalosa

La città di qualità? Deve essere in grado di rispondere ai bisogni degli individui che vanno dagli 8 agli 80 anni. Questo il principio guida dell’associazione “8-80 Cities”, un network di 300 città che hanno deciso di condividere delle strategie per rendere più vivibili e a misura d’uomo gli agglomerati urbani, spazi dove i cittadini devono avere accesso a tutti i servizi. Da dove partire? Dalla mobilità, che dovrà essere sempre più sostenibile, “diventando un diritto nelle metropoli mondiali” come ha spiegato Gil (Guillermo) Penalosa, fondatore e Presidente del Consiglio Esecutivo di 8 80 cities, ex assessore ai parchi, sport e tempo libero del Comune di Bogotà, in occasione della seconda giornata dell’VIII Congresso Nazionale degli Architetti Italiani. “E' necessario che le amministrazioni investano in un processo di cambiamento del settore dei trasporti almeno il 5-10% in più del budget medio annuale. Sul lungo periodo – ha commentato Penalosa – questo assicurerà un miglioramento della qualità della vita delle persone”.

Vibrant and healthy, vibranti e sane, sono gli aggettivi che Penalosa usa per descrivere le città del domani. Aree da rivoluzionare, a partire dalla vivibilità degli spazi pubblici e in particolare delle strade, “che dovranno trasformarsi da luogo ideale per le macchine a zone pedonali e ciclabili, città multi-generazionali, dove la gente può socializzare all’aria aperta” ha continuato il Presidente di 8-80 Cities. Molti gli esempi citati, da Victoria in Canada dove il sindaco Lisa Helps eletto nel 2014 e attualmente in carica, ha creato una rete di piste ciclabili lunga 5600 km, a Copenhagen città in cui oggi si contano 352 strade destinate alle biciclette, fino a New York, dove in pochi anni le amministrazioni hanno rivoluzionato Time Square, trasformandola da zona ad alto traffico automobilistico ad area pedonale. “Sono molte le realtà che hanno già scelto di cambiare, guardando al benessere di tutti i cittadini, dai più piccoli agli anziani, fino alle persone disabili – ha sottolineato Penalosa – , e questo è un segnale che indica che è possibile creare città più vivibili per tutti”.  

Centrale il ruolo degli architetti, che devono essere in grado di fronteggiare numerose sfide, dai cambiamenti climatici, alle nuove aspettative di vita, molto più alte rispetto ai secoli scorsi. “L’età media degli individui è più che raddoppiata negli ultimi 150 anni, di conseguenza i progetti dovranno tenere presente di questo dato”. 

Non mancano gli ostacoli a questi processi di cambiamento, ma non si tratta di risorse, o almeno, non solo. “È una questione politica e soprattutto culturale – ha aggiunto il leader – infatti spesso sono gli stessi cittadini, che potrebbero beneficiare degli interventi, ad opporsi alla loro realizzazione. O ancora, sono gli amministratori che non riescono a trovare un accordo o stringere alleanze. Quando all’orizzonte c’è un cambiamento possibile, non è mai scontato procedere. Avere spazi di qualità, significa avere luoghi più sicuri e dignitosi, ne sono un esempio le periferie di Bogotà, in Colombia, dove nonostante la scarsità di risorse sono state realizzate numerose piste ciclabili, trasformando quartieri poco sicuri in zone aperte e fruibili da tutti, bambini, anziani e disabili. Per cambiare serve strutturare una strategia, ma dalle parole è urgente passare ai fatti, sempre di più e sempre più rapidamente”.

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