Dalla tecnologia alla formazione: come l’innovazione ridisegna il real estate

07-04-2025 Luigi Rucco 3 minuti

07-04-2025 Luigi Rucco 3 minuti

Dalla tecnologia alla formazione: come l’innovazione ridisegna il real estate

Presentato il report “Innovare Vale” di Scenari Immobiliari e Dils

L’innovazione come leva determinante per nuovi modelli di sviluppo economico e sociale in un settore, quello immobiliare, che nonostante si posizioni tra i primi globalmente per livello di affari, risulta essere ancora tra gli ultimi nell’adozione di nuove tecnologie e processi. Secondo il report “Innovare vale”, presentato nel corso dell’Innovation forum 2025: il futuro tra nuove sfide e realtà a Milano,


con l’impiego di tecniche e tecnologie innovative nel 2035 il real estate potrà generare 535 miliardi di euro di ricchezza nel nostro Paese


(5% per il comparto delle costruzioni, quasi il 2,5% per quello dello sviluppo e più del 14% per le attività immobiliari), per arrivare fino a 800 miliardi nel 2050. L’evento di riferimento dedicato ai megatrend dell’innovazione e della trasformazione tecnologica è promosso per il terzo anno consecutivo da Scenari Immobiliari e Dils. Dal report appare evidente come i Paesi e le regioni che investono in ricerca, sviluppo e formazione avanzata registrino una crescita più solida, inclusiva e sostenibile.

«L’innovazione è ormai una infrastruttura del real estate – ha dichiarato in apertura dei lavori Mario Breglia, presidente di Scenari Immobiliari –. Al suo interno, finanza, edilizia e servizi immobiliari stanno ridisegnando le strutture produttive, integrando tecnologie digitali e soluzioni sostenibili all’interno dell’intera filiera. Oggi il settore immobiliare in Italia rappresenta il 22% del valore aggiunto nazionale, impiega due milioni di persone in oltre 740mila imprese attive. Ma è nel futuro la visione più importante, negli scenari evolutivi al 2035 e al 2050. L’intelligenza artificiale e l’apprendimento automatico sono uno strumento potente, ma sarà necessaria l’intelligenza umana e imprenditoriale per governare questi processi».

In una fase di grande transizione e cambiamento, specialmente a livello politico ed economico globale,


l’Italia si rivela tra i paesi best performer per capitale umano e ricerca, infrastruttura, conoscenza e output tecnologici e creativi


Dal 2014 al 2024 ha registrato una progressione costante nelle performance, grazie anche a un sistema di micro, piccole e medie imprese altamente reattive e a una rete di ricerca pubblica e universitaria di alto livello. «L’innovazione è il driver principale dell’evoluzione urbana e degli spazi in cui viviamo: per questo è fondamentale intercettare i trend globali e tradurli in soluzioni concrete e innovative, in una fase storica dove l’Europa vive un momento di crisi d’identità. Tuttavia, la tecnologia è solo un abilitatore, sono le persone a fare la differenza: investire sul capitale umano resta il vero motore del cambiamento», ha commentato Giuseppe Amitrano, founder & group ceo di Dils.

Per rimanere competitiva e al passo con le trasformazioni globali, l’economia immobiliare italiana dovrà ripensare le proprie strategie e affrontare numerosi cambiamenti. Questo processo richiederà il supporto di politiche mirate e investimenti, sia pubblici che privati, capaci di generare un impatto concreto sulla crescita economica e sull’occupazione. «Le sfide per i prossimi 10 e 25 anni sono enormi – commenta Francesca Zirnstein, direttore generale di Scenari Immobiliari – perché il raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità include la necessità di rivedere parti importanti delle nostre modalità di gestione, delle nostre qualità professionali e caratteristiche produttive. L’Italia potrà incrementare significativamente la produttività nei settori della conoscenza e ridurre i divari territoriali attraverso interventi mirati su infrastrutture, formazione e innovazione, collocandosi tra i paesi leader nella generazione di valore grazie alla trasformazione urbana e alla valorizzazione della filiera immobiliare».

Sulla formazione insiste anche Enzo Baglieri, associate dean Master division Sda Bocconi: «in un mondo che va verso la frammentazione, in antitesi con la globalizzazione tanto proclamata, abbiamo bisogno di conoscenze e cultura, attraverso luoghi organizzati per il sapere. Non ci servono i ponti ma luoghi di studio, persone che siano propense ad imparare più del contenuto già accessibile, in un’economia sempre più dominata dai servizi, reale oggetto di interesse delle nuove generazioni, piuttosto che dai prodotti».

In copertina: ©Adobe Stock

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Luigi Rucco
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