Edoardo Rixi: È tempo di riscrivere la storia delle città italiane

07-03-2025 Paola Pierotti 4 minuti

07-03-2025 Paola Pierotti 4 minuti

Edoardo Rixi: È tempo di riscrivere la storia delle città italiane

Qualità degli spazi urbani, regole che incentivino il coinvolgimento privato, politiche abitative. Gli highlight del viceministro delle Infrastrutture e dei Trasporti

«Le aree metropolitane italiane si devono porre il grande tema della riqualificazione degli spazi urbani». Edoardo Rixi, viceministro delle Infrastrutture e dei Trasporti del Governo Meloni sottolinea questa priorità e cita come esempio il fatto che «quando si fanno trasformazioni industriali che interessano le aree portuali, vicino alle città, i porti vanno ricollegati alle città». Rixi parla da Palermo in occasione dell’edizione del “Forum Milano Palermo, Genio Mediterraneo” (24 febbraio 2025) e porta il capoluogo siciliano come esempio per la stretta sinergia tra l’Autorità di Sistema Portuale del Mare di Sicilia Occidentale, guidata da Pasqualino Monti, e l’amministrazione comunale oggi guidata dal sindaco Roberto Lagalla. «Nel 2018 il porto e la città di Palermo non si parlavano assolutamente e il porto di Palermo non esisteva quasi più. Oggi non solo è molto attrattivo, soprattutto sul tema delle crociere, ma lo diventerà anche per i grandi yacht. E si è ricreato il waterfront, dove la comunità torna a rivivere il fronte d’acqua. Un esempio da apportare anche quando più in generale si parla di rigenerazione urbana».

La lettura di Rixi sulla trasformazione delle città dopo la Seconda guerra mondiale è chiara: «le nostre città si sono sviluppate in maniera caotica, molto spesso con piani urbanistici non completamente logici e in tempi troppo rapidi. Sono stati utilizzati materiali non sempre ottimali e con esigenze molto diverse rispetto a quelle dell’abitare di oggi».


Anche sotto la lente del Governo, è forte e imprescindibile la relazione tra città metropolitane, rigenerazione urbana e questiona abitativa


Il dibattito in Italia si muove su più fronti, a partire dalle regole. Con i tanti disegni di legge sulla rigenerazione urbana in discussione in Parlamento, con una legge urbanistica che ha più di 80 anni e attende una sua ridefinizione, e con la recente questione che da Milano è partita e passa sotto il segno del cosiddetto “Salva Milano”. C’è poi il tema ambientale anche determinato dal cambiamento climatico, con l’impegno di molti, a scala urbana, come nel caso dell’ufficio di scopo del Campidoglio, ma anche con il coinvolgimento di tante città italiane in reti internazionali. E con effetti diretti sulla ricerca di materiali e tecnologie costruttive, che guardano sempre con maggior interesse alle potenzialità dell’industrializzazione (senza perdere di vista la qualità del design). E come ha evidenziato Rixi, ci sono le persone, c’è la comunità, con comportamenti nuovi e domande nuove, e con emergenze da attenzionare.

Il primo apporto che la politica può dare a favore della rigenerazione urbana è una rinnovata riflessione sulle regole, «regole urbanistiche – dice lo stesso viceministro – che spesso ci hanno imbrigliato. Regole urbanistiche nate anche per fermare il boom edilizio che in alcuni casi ha portato anche a delle vere e proprie esagerazioni». Serve una riflessione sulle tecnologie edilizie, sul rapporto tra costruttori, industria e mondo della progettazione, ad esempio quando la questione è quella della sostituzione edilizia (con ricadute consequenziali in termini di demolizioni e smaltimenti). E più in generale sugli impatti economici e sociali, considerando che «i valori al mq in alcune città oggi non consentono l’accesso alla casa per un’ampia fascia di popolazione» come ricorda Rixi. Alla complessità del momento e del sistema si aggiungono «i beni culturali attenti ad arginare l’edilizia selvaggia», ma anche il sistema di regole che nel tempo si è sovrapposto. E «tutto questo pone un grande interrogativo, dovendo rigenerare con urgenza alcuni quartieri, soprattutto quelli edificati dopo la Seconda guerra mondiale, con alti costi per la loro ricostruzione. Oggi è difficile cambiare le volumetrie, ma anche intervenire considerando specifiche direttive come l’abbattimento delle emissioni e la riduzione di consumo di suolo e consumo energetico del patrimonio».


La via della manutenzione ordinaria e straordinaria non è più praticabile per superare l’impasse


Rixi guarda avanti e ricorda che «in altri Paesi europei i grandi fondi comprano direttamente una parte del patrimonio edilizio, lo demoliscono, lo ricostruiscono e creano un’offerta abitativa anche con canoni calmierati, che consente sostanzialmente anche la mobilità dei lavoratori e dei cittadini». Il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha aperto un tavolo per iniziare a inquadrare il tema: come rivalorizzazione le aree urbane, aprire ai privati e differenziare la sola offerta pubblica. Considerando che «lo Stato ha fatto un piano di rilancio del tema dell’edilizia pubblica», anche se «i soldi dello Stato – come commenta lo stesso Rixi – non sono proporzionali alla domanda abitativa».

La grande scommessa dell’agenda urbana rimane quella dell’abitare. «Serve trovare un giusto equilibrio dove l’interesse pubblico è teso a garantire la casa ad ogni cittadino, anche con un’offerta a canone calmierato» e l’apporto imprenditoriale. «Il partenariato è l’unica soluzione possibile, puntando alla ricreazione di interi quartieri». E Rixi cita Begato a Genova, in decadimento per anni, con 600 alloggi, un “ecomostro” demolito per essere ritrasformato.

La palla è alle città ma lo Stato non sembra tirarsi indietro. «Abbiamo bisogno di semplificare le procedure e di fare in modo che laddove c’è la necessità abitativa ci sia anche una soluzione a livello nazionale che possa consentire ai sindaci e alle amministrazioni di attivare degli strumenti in grado di mettere in campo iniziative anche a impatto economico».

La casa quindi come driver per riscrivere la storia delle città. «La casa, che non è un tema né di destra né di sinistra, né di un governo né di un sindaco – commenta Rixi – rimane il bene più prezioso di tutte le famiglie italiane» e lo sviluppo economico delle città non potrà che passare da progetti e iniziative che guardano al tema dell’abitare in modo innovativo, sperimentale e coraggioso. Con economie di scala che ne consentano di misurare impatti tangibili, sociali ed economici. In linea con le sfide ambientali.

«Dobbiamo dimostrare che le cose si riescono a realizzare. Parlare di cose pratiche e farlo sul territorio». L’auspicio del viceministro.

In copertina: ©Pexels by MAUROReem-ITCHY

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Paola Pierotti
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