01-04-2022 Fabrizio Di Ernesto 3 minuti

Il caro energia penalizza anche il settore alberghiero

Nel 2021 la componente gas ha registrato un incremento del costo del 400%

L’aumento del prezzo della componente energia sta creando disagi per tutti i settori imprenditori. Se le prime a venire in mente sono le imprese cosiddette energivore, la crescita dei costi sta penalizzando anche il settore alberghiero che consuma molto, pur non venendo considerato tale.

Per fare il punto della situazione si è svolto alla Camera dei deputati la conferenza “Caro energia: è allarme per il settore alberghiero”, su iniziativa dell’onorevole Maria Teresa Baldini (Italia Viva) ed organizzata da Confindustria alberghi e da Assosistema confindustria.

Il mondo dell’hospitality turistica già colpito da lockdown e covid rischia ora di ricevere un’ulteriore stangata dall’aumento del costo di luce e gas.

Basta considerare che un albergo, anche con pochi clienti deve comunque mantenere acceso l’impianto dell’aria condizionata, inoltre, la necessità di mettere a disposizione degli ospiti camere sempre pronte e biancheria pulita obbliga i gestori a rivolgersi ad un servizio di lavanderia industriale, altro comparto penalizzato dagli aumenti che ovviamente produce ulteriori aggravi sulle strutture ricettive. 

Nel corso del 2021 la sola componente di gas ha registrato un incremento del costo di quasi il 400% a fronte di una contrazione del fatturato, che in particolare nelle città d’arte particolarmente colpite dalla crisi, è andata ben oltre il 60%. La quota di fatturato che sarà assorbita dalla componente energetica, secondo le stime, salirà dal 5,2% del 2019 al 20% (+285%).


A rischio 30mila lavoratori, di cui il 65% donne.


A conferma della crisi del settore turistico sono stati ricordati alcuni dati: il settore turistico nel 2019 rappresentava il 14,9% della forza lavoro del Paese e secondo l’Istat, nel solo comparto ricettivo, gli occupati erano circa 300mila. Lo stop delle attività ha arrestato i flussi turistici che, prima della crisi pandemica, registravano dalla Ue oltre 24,5 milioni di arrivi con 82 milioni di pernottamenti, e dall’extra Ue 23 milioni di arrivi e altri 58,3 di presenze. «Nel 2022 la situazione sembrava poter migliorare – ha ricordato Maria Carmela Colaiacovo, presidente di Confindustria alberghi – anche grazie al ritorno dei viaggiatori internazionali, ma il dramma della guerra ha scatenato una tempesta perfetta colpendo l’economia del Paese e il settore». 

Da parte sua il vicepresidente di Assosistema confindustria, Marco Marchetti ha osservato: «Il nostro centro studi ha periodicamente analizzato i numeri della crisi delle lavanderie industriali operanti nel comparto turistico (non solo alberghiero, ma anche della ristorazione) evidenziando in particolare a dicembre 2021 un calo dell’attività dell’85%, con una previsione per questi primi 3 mesi del 2022 del -65%». Più nel complesso nel 2020 il settore delle lavanderie industriali per il turismo ha registrato una perdita di 395 milioni di euro di fatturato, mentre nel 2021 una perdita di 350 milioni di euro.

Il difficile momento del settore ha ovviamente ripercussioni anche sull’occupazione tanto che si parla di 30mila i lavoratori, di cui il 65% donne a rischio. 

Per superare le difficoltà ed il momento di crisi le associazioni di categoria hanno invocato l’aiuto del governo chiedendo: l’innalzamento al 25% del credito di imposta previsto per l'acquisto di energia elettrica, analogamente a quanto stabilito per le imprese energivore; la proroga immediata almeno di un ulteriore trimestre dei crediti di imposta per l’acquisto di energia elettrica e gas, dell’Iva agevolata per l’acquisto di gas e delle misure di azzeramento/riduzione degli oneri di sistema; l’introduzione di maggiorazioni sui crediti di imposta per l’acquisto di energia elettrica e gas nel caso di imprese che hanno perdite di fatturato nel secondo trimestre 2021 superiori al 50% rispetto l’analogo periodo 2019.

in copertina Ph@ Federico Di Dio

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Fabrizio Di Ernesto
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