06-03-2020 Chiara Brivio 3 minuti

In Italia rinascono i mercati rionali, a Mestre record per i tempi

Nella città veneziana in soli 5 mesi è stato riaperto il mercato di San Michele

«Le sfide principali di questo progetto erano legate soprattutto alla posizione del cantiere in centro città e alle tempistiche ristrette per la realizzazione della struttura».
Giorgio Vitalba

Sembra essere un tempo di grandi cambiamenti per la rigenerazione dei mercati urbani italiani. Da semplici mercati rionali con unica vocazione al commercio, i nuovi progetti mirano a creare luoghi di vera e propria aggregazione e socialità, in modo particolare per amanti del cibo di qualità e delle tradizioni culinarie tipiche e locali.

Se i modelli a cui si fa riferimento sono certamente la Boqueria di Barcellona o il più recente Seven Dials Market di Londra che ha coinvolto decine di start up, anche tra le città italiane sono molti gli esempi virtuosi di spazi dove questo connubio tra food, entertainment e recupero del tessuto sociale è già diventato realtà.

L’ultimo di questi è il mercato coperto di San Michele di Mestre, terminato in soli 5 mesi, il cui progetto di copertura è stato realizzato dall’azienda Rubner Holzbau, la divisione più tecnologicamente avanzata del Gruppo Rubner specializzato in grandi costruzioni in legno. Duemila mq di superficie, di cui 1000 dedicati a negozi che comprendono 36 botteghe, coperti da 420 mc di legno lamellare su pilastri di acciaio, 130 mc di pannelli X-Lam e una copertura che garantisce un’illuminazione naturale dell’ambiente, ma che contemporaneamente scherma dalla luce diretta del sole. L’ideazione e il coordinamento sono di Insula spa, società partecipata, braccio operativo del Comune di Venezia, con la regia dell'architetto Riccardo Cianchetti. La progettazione è a cura dello studio DLA, sempre di Venezia.

«Le sfide principali di questo progetto – spiega Giorgio Vitalba, project manager di Rubner Holzbau – erano legate soprattutto alla posizione del cantiere in centro città e alle tempistiche ristrette per la realizzazione della struttura».  Tempistiche alle quali il gruppo ha fatto fronte affidandosi ai tecnici di cantiere, i quali «hanno elaborato un cronoprogramma e una gestione delle squadre di montaggio specifici per ottimizzare al massimo i tempi e gli spazi all’interno del cantiere».

Progetti simili a quello di Mestre per quanto riguarda il concept, anche se forse non con tempistiche così ridotte, sono quelli attualmente in fase in realizzazione a Milano, dove a giugno dovrebbe essere inaugurato il nuovo mercato comunale di Zara, che va ad affiancarsi a quelli di Lorenteggio e Corvetto, già terminati, e a cui faranno seguito (coronavirus permettendo) quelli di Wagner e Morsenchio. Tentativi di recupero e rigenerazione urbana che cercano non solo di recuperare spazi esistenti, ma di rigenerare i tessuti urbani delle periferie anche da un punto di vista sociale e culturale. Esempio cardine è proprio Made in Corvetto, parte dell’iniziativa culturale Lacittàintorno avviata da Fondazione Cariplo, il cui progetto è stato attuato in collaborazione con il Dipartimento di Architettura e Studi Urbani del Politecnico di Milano. 

Senza dimenticare l’ambizioso progetto di recupero del mercato di Porta Palazzo a Torino, il più grande mercato a cielo aperto d’Europa, che tuttavia da alcuni anni è diventato anche luogo di forte degrado. Dopo l’inaugurazione lo scorso giugno del nuovo Mercato Centrale dentro il PalaFuksas, e la recente apertura dell’ostello multifunzionale Combo nell’ex Caserma dei Vigili del Fuoco, è in corso il progetto di ristrutturazione del Mercato Ittico. Un tentativo da parte dell’amministrazione comunale di rilanciare la città anche a partire dal cibo e dalla ristorazione di qualità.

Il Mercato Centrale di Torino fa parte di un franchising nato dal sodalizio tra Umberto Montano, imprenditore della ristorazione, e la Human Company della famiglia Cardini-Vannucchi, catena che comprende anche il Mercato di San Lorenzo a Firenze, a firma dello studio Archea Associati, quello della Cappa Mazzoniana della stazione Termini di Roma e quello che aprirà in primavera alla Stazione Centrale di Milano su progetto dell’architetto Alberto Torsello.

 

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Chiara Brivio
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