03-07-2018 Francesco Fantera 4 minuti

Innovare per progettare il futuro: il libro bianco di Italferr sul BIM

Il processo di adozione, lo sviluppo del know-how, le case history e gli sviluppi futuri

"Ormai siamo vicini ad avere ‘due’ cantieri: uno digitale e uno fisico"

Rosaria Ferro

“Il Building Information Modeling rappresenta il futuro nel settore della progettazione, per noi è quindi venuto il momento di mettere a disposizione di tutti il know-how che abbiamo acquisito negli anni”. Così Carlo Carganico, AD e Direttore Generale di Italferr, a chi gli chiede cosa abbia spinto la società di ingegneria del Gruppo Ferrovie dello Stato a pubblicare un libro bianco su quello che, nei prossimi anni, diventerà un metodo obbligatorio anche per le piccole commesse.

Con la firma dell’ex Ministro dei Trasporti Graziano Delrio del cosiddetto decreto BIM, avvenuta lo scorso 1 dicembre, è stata infatti definita la ‘road map’ che porterà ad una sua adozione graduale a partire dal 2019 per le commesse superiori ai 100 milioni di euro. Si arriverà così al 2025 quando l’utilizzo del BIM diventerà obbligatorio anche per operazioni edilizie dall’importo inferiore ad un milione. “Noi – racconta Carlo Carganico -, già da cinque anni lo abbiamo introdotto per la realizzazione di opere verticali e orizzontali. Siamo stati fra i primi a credere e progettare con l’ausilio del Building Information Modeling, una visione e allo stesso tempo un’intuizione che ci consentono di affermare la nostra leadership, in quanto a conoscenze e competenze, nel panorama nazionale ma non solo”.

E sfogliando il libro bianco prodotto da Italferr, presentato in occasione del terzo forum internazionale dell’OICE e intitolato “Innovare per progettare il futuro”, ci si accorge di come questo know-how venga spiegato e approfondito. Non mancano delle sezioni dedicate al passaggio della metodologia BIM da mantra condiviso nel mondo accademico a strumento e approccio sempre più utilizzato nella filiera delle costruzioni. E ancora, dalla necessità di sviluppare un approccio specifico per le infrastrutture ai grandi cambiamenti che la digitalizzazione ha portato e sta portando al comparto. “Ci troviamo ogni giorno – spiega Riccardo Maria Monti, presidente di Italferr – a dover concepire e pianificare opere che saranno completate nel medio periodo e resteranno in esercizio per i prossimi 50 o 100 anni. In quest’ottica, utilizzare processi innovativi è fondamentale per svolgere al meglio il nostro lavoro e raggiungere con successo gli obiettivi prefissati di crescita e sviluppo”.

Non mancano focus riguardanti le nuove professionalità che stanno nascendo grazie alla cosiddetta industria 4.0, il cambiamento dei processi operativi e il racconto di casi eccellenti. Fra gli altri vengono approfondite case history come la linea Napoli-Bari, tratta di 120 km dei quali più del 50% si sviluppa in galleria, e il collegamento ferroviario per l’Aeroporto “Marco Polo” di Venezia, con la realizzazione di una nuova linea e di una stazione nella zona dello scalo aereo. Non mancano riferimenti internazionali come la partecipazione di Italferr alla joint venture che sta costruendo la nuova metropolitana di Doha, capitale del Qatar, dove la società italiana ha progettato utilizzando la metodologia BIM gli impianti meccanici ed elettrici di sette stazioni interrate, tredici chilometri di tunnel, oltre a cinque sottopassaggi, per citarne alcuni.

“Quest’anno il nostro gruppo – riferisce Rosaria Ferro, Responsabile gestione costruzioni di Italferr – ha 130 appalti di lavori attivi, 30 attivazioni di linee e impianti con 500 persone che si occupano della gestione degli appalti stessi. Il piano industriale di FS ha posto la digitalizzazione come uno dei cinque pilastri dello sviluppo futuro, tanto è vero che abbiamo diverse commesse pilota dove stiamo impiegando il BIM e molto importanti saranno gli output che questi progetti ci restituiranno. Questi vanno dal livello di integrazione fra le varie discipline, all’aggiornamento dell’opera fino all’ultima fase. Ormai siamo vicini ad avere ‘due’ cantieri: uno digitale e uno fisico”.

Nel libro bianco non manca l’analisi di un argomento più volte dibattuto quando si parla di Building Information Modeling: la necessità di un cambio di mentalità da parte degli attori del settore delle costruzioni. “Quando si parla di BIM – sottolinea Fabrizio Ranucci, Direttore approvigionamenti e controlli Italferr – solitamente si pensa a progettazione, costruzione e gestione dell’asset. In mezzo però c’è anche un processo di procurement necessario quanto fondamentale. Evolvendo verso questo nuovo sistema, dovremo spostarci verso un modello che veda coinvolto il nostro common data environment. Obiettivo strategico è quello di creare domanda nel Paese. Per far questo le società che operano in questo campo devono formare, andando così a creare un movimento che sposti la progettazione in ambito digitale”.

Concetto, questo, rilevato anche da Ferruccio Resta, Rettore del Politecnico di Milano e professore ordinario di meccanica applicata alle macchine: “Sarebbe inutile, nonché anacronistico, opporre resistenza a un cambiamento radicale che investe la maggior parte dei settori produttivi, degli ambiti lavorativi e di quelli legati alla formazione e alla ricerca. Un cambio di passo radicale rispetto al quale abbiamo due certezze: la prima è che la digitalizzazione sia tanto veloce quanto pervasiva e dirompente, la seconda che non si limita ad una ‘semplice’ evoluzione tecnologica, ma a un mutamento di pensiero. In questo contesto – ribadisce Resta – si inserisce il BIM che rappresenta, di fatto, una trasformazione nel modo di concepire la progettazione”.

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Francesco Fantera
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