La Capitale oltre il 2050, un’officina di civiltà urbana e innovazione
Presentati gli esiti del Laboratorio Roma050. In campo dieci giovani professionisti guidati dall’architetto Boeri
Un futuro istantaneo (che traguarda il 2030) producendo l’Atlante delle trasformazioni. Un futuro strategico (2030-2050) realizzando l’Affresco della Roma Futura. E un futuro ipotetico (2050 e oltre) illustrato nella Carta per Roma. Questo è stato l’indice della presentazione dei lavori del Laboratorio Roma050, a 18 mesi dall’avvio dei lavori del progetto promosso da Roma Capitale e dall’assessorato all’Urbanistica con Risorse per Roma spa.
Dopo una lunga fase di ascolto, con una tappa al museo Macro nel mese di febbraio (e l’annuncio di un follow up, nel prossimo autunno, sempre nel museo di via Nizza a Roma), sono stati presentati in Campidoglio, gli esiti di una ricerca, diretta dall’architetto Stefano Boeri, e sviluppata da dieci giovani professionisti (Eloisa Susanna e Matteo Costanzo, con Giorgio Azzariti, Giulia Benati, Jacopo Costanzo, Margherita Erbani, Carmelo Gagliano, Susan Isawi, Riccardo Ruggeri, Marco Tanzilli, architetti e progettisti junior under 35 selezionati tra oltre 350 candidature).
L’obiettivo? «Delineare una possibile visione per il futuro di Roma: un modo per superare la logica dell’immediato – si legge in una nota del Laboratorio – e iniziare a progettare anche il futuro prossimo, ciò che le politiche dovrebbero attivare oggi avendo come riferimento un chiaro orizzonte intenzionale».
Gli esiti in pillole. L’Atlante delle trasformazioni è una dettagliata e articolata mappatura dei cambiamenti in atto, dei progetti esistenti, delle traiettorie emergenti, delle intenzioni e degli spazi in attesa. Uno strumento, realizzato con il supporto di Risorse per Roma, per orientarsi nella complessità del presente e riconoscere i segni del futuro già inscritti nell’oggi. L’Affresco della Roma Futura è lo strumento di visione strategica che proietta la città al 2050. Basandosi sulle evidenze raccolte nell’Atlante, offre un possibile orientamento delle strategie e delle politiche urbane a medio e lungo termine. Questa visione si fonda su tre grandi strategie territoriali: l’acqua, l’archeologia e il Grande Raccordo Anulare.
Infine, la Carta per Roma 2050: il manifesto urbano realizzato dal Laboratorio Roma050 che propone suggestioni, principi e traiettorie capaci di stimolare il pensiero e orientare le politiche di trasformazione urbana al 2050 e oltre.
«Il futuro di una grande e complessa città come Roma va declinato al plurale. C’è il futuro dei progetti in corso di realizzazione o pronti a partire, che parla di una metropoli con grandi problemi, ma anche grandi energie, che sta recuperando il tempo perso grazie a decine di interventi di riqualificazione urbana e ambientale.
C’è un futuro strategico – racconta Stefano Boeri – che guarda al 2050 e immagina una metropoli con la forma di un arcipelago, composta da oltre 250 piccoli quartieri, che scopre anche fuori dal centro centinaia di siti archeologici e riconquista, come fosse un grande parco, un rapporto unico con la natura e l’agricoltura e che cambia – da barriera a magnete di attività e servizi – il ruolo del GRA. Infine, c’è un futuro ipotetico, auspicato, ma ancora incerto, che immagina nella seconda metà del secolo una metropoli che veda ripopolarsi di residenti il suo cuore antico e svettare l’Eur come un hub internazionale polivalente – e che soprattutto prevede una Roma che nasca anche dal mare, dal Tevere e dall’Aniene, con Ostia come centro dell’Unione dei Paesi del Mediterraneo».
Tre futuri a diversa gradazione di realismo, delle possibilità, delle potenzialità attive nel presente per una “Metropoli/Mondo” al lavoro per costruire il presente senza rimandare un’idea di futuro.
Ed è Maurizio Veloccia, assessore all’Urbanistica e alla città dei 15 minuti a sottolineare il fatto «che non c’è più solo tempo per pensare, l’approccio è quello del “pensare facendo”».
Per il futuro oltre il 2050 Boeri ha elencato alcune opzioni, come le «esperienze che ci sono in giro per il mondo con grandi edifici riutilizzati per il ripopolamento residenziale. Questo permetterebbe a migliaia di giovani coppie, famiglie e studenti di riabitare il centro di Roma, togliendo a quest’ultimo la dimensione di temporaneità e di commercio mordi e fuggi legata al turismo di massa, e favorendo coesione sociale, controllo, radicamento, comunità e la vitalità propria della città». Nel dialogo con l’architetto Rem Koolhaas, il confronto si è animato su come tradurre le visioni in strategie possibili e azioni concrete, in politiche pubbliche contemporanee.
«È necessario – ha detto Koolhaas – inventare un nuovo sistema per l’implementazione e un nuovo concetto di adeguatezza, per trovare la duttilità e la flessibilità necessarie a realizzare questi obiettivi»
E poi ha aggiunto, «il progetto è di grande portata e richiede capacità sorprendenti per essere realizzato. Il modello dell’arcipelago – ha commentato l’architetto fondatore dello studio Oma che a Roma è impegnato per la progettazione del Mausoleo di Augusto nell’ambito della nuova piazza da poco riaperta – è visto come l’unico applicabile. La stratificazione storica e naturalistica di Roma – aggiunge – rende complessa la pianificazione, ma offre anche opportunità uniche. La governance e lo sviluppo sostenibile sono temi centrali, così come la necessità di alleggerire i processi amministrativi e valorizzare le competenze diffuse nella città».
Da Koolhaas un messaggio alla politica: «La trasformazione urbana comporta anche una trasformazione del sistema economico e delle relazioni politiche». La pianificazione può essere uno strumento per costruire consenso e cultura, ma richiede una regia pubblica forte e una visione condivisa.
La metafora dell’arcipelago, pur non essendo un modello perfetto, viene definito come un principio di orientamento delle politiche che aiuta a leggere le aree urbane “come isole connesse”, che mantengono la propria identità, ma sono integrate in un sistema più ampio, non come monadi isolate
«Il lavoro del Laboratorio Roma050 – nelle parole del sindaco Gualtieri e dell’assessore Veloccia – ha il compito di collocare le trasformazioni urbane di Roma in una prospettiva più ampia e di medio-lungo termine, rafforzando la collaborazione tra istituzioni, professionisti e studiosi. L’obiettivo più generale è quello di valorizzare la progettualità e il sapere dell’architettura come condizione necessaria per una trasformazione urbana di qualità. Il lavoro presentato – commenta – si inserisce in una strategia strutturale che mira a rendere Roma un laboratorio di civiltà urbana e innovazione, con una visione integrata delle risorse e degli interventi».
Cambiamento climatico, ricucitura degli spazi urbani e sociali, giustizia spaziale, innovazione, valorizzazione della stratificazione storica e biologica della città, qualità ambientale, centralità della produzione e della cultura, e ancora, vicinanza dei servizi, allargamento dei diritti di cittadinanza, riqualificazione delle periferie e creazione di una continuità ecologica e paesaggistica. Questi i temi che il Laboratorio ha portato all’attenzione della Pubblica amministrazione, in un tempo in cui si sta progettando il futuro contando anche sulle risorse private (dopo il traino di Pnrr e Giubileo).
Dal Campidoglio rimane peraltro la consapevolezza che «la trasformazione urbana non dipenda solo dalle risorse, ma anche dalla qualità degli interventi e dalla partecipazione crescente degli investimenti privati, che stanno tornando in modo significativo e sono considerati fondamentali per realizzare un cambiamento più profondo della città».
In copertina: © Laboratorio Roma050

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