Le sfide dell’off-site construction nell’edilizia italiana
Uno studio dell’Enea analizza e suggerisce linee guida per una maggiore diffusione dei componenti prefabbricati nella riqualificazione
La riqualificazione del patrimonio edilizio italiano passa anche e soprattutto dall’uso dei componenti prefabbricati, quelli cosiddetti osc (off-site construction) che non solo consentono di velocizzare i cantieri, ma sono convenienti da un punto di vista dei costi e contribuiscono alla sostenibilità ambientale considerato che si abbattono sia la produzione di rifiuti sia l’uso di risorse scarse come l’acqua, con conseguente riduzione delle emissioni di gas serra.
Per non parlare dei “vantaggi sociali” tenendo conto che il pre-assemblamento e la velocità di messa in opera riducono i disagi per i residenti durante i lavori assicurando peraltro anche maggiore sicurezza per gli operatori. È quanto emerge dallo studio “Costruire il futuro – off-site e riqualificazione edilizia in Italia” realizzato dall’Enea (nell’ambito del progetto Officio, finanziato dal ministero per l’Ambiente e la Sicurezza energetica) in collaborazione con il Politecnico di Milano, l’Università Politecnica delle Marche e l’Università di Bologna.
Studio che per la prima volta ha mappato la filiera del settore: 27 le aziende specializzate nell’osc – si tratta di piccole e medie imprese altamente innovative qualificate prevalentemente in soluzioni a secco – sulle 116 imprese attive nella produzione e commercializzazione di soluzioni per l’isolamento termico degli edifici (produzione e installazione di pannelli isolanti, sistemi di ancoraggio, armature e componenti per cappotti termici).
Non solo: l’analisi ha consentito anche di fare il punto sui materiali innovativi e sostenibili per la produzione di isolanti termici utilizzabili anche in applicazioni off-site e almeno una ventina risultano molto promettenti dal punto di vista della sostenibilità poiché realizzati con elementi disponibili nel territorio italiano, come scarti di lavorazione della lana di pecora, cellulosa e poliuretano rigenerato da imballaggi.
Gli enormi benefici e l’ampia disponibilità di aziende e materiali non fanno il paio però con l’adozione delle soluzioni prefabbricate. «Nonostante la crescita, l’osc affronta ancora sfide significative connesse alla frammentazione del settore ma anche alla scarsa conoscenza delle tecnologie disponibili, oltre alla difficoltà di reperire manodopera specializzata», spiega Carlos Herce, uno dei ricercatori firmatari dello studio per conto dell’Enea.
E alla lista degli ostacoli bisogna aggiungere anche i vincoli architettonici e urbanistici legati agli edifici storici e la resistenza al cambiamento da parte dei diversi attori coinvolti. «Insieme con diverse aziende e associazioni di categoria abbiamo analizzato queste barriere con l’obiettivo di individuare e specifiche azioni correttive che prevedono scambio di conoscenze, analisi di buone pratiche, definizione di linee guida e raccomandazioni politiche che orientino le strategie pubbliche, facilitando la diffusione delle soluzioni osc nel mercato edilizio italiano».
Secondo i ricercatori «solo unendo innovazione nei materiali ed efficienza costruttiva è possibile tracciare un percorso verso la riqualificazione dell’ambiente costruito che risponda alle sfide ecologiche ed economiche del nostro tempo»
Il progetto Officio è nato proprio con l’obbiettivo di supportare lo sviluppo di una filiera osc nazionale facendo leva sulle sinergie tra enti di ricerca, università, associazioni di categoria e aziende che operano nel mercato della riqualificazione energetica edilizia.
«Crediamo fermamente che l’industrializzazione della riqualificazione dell’ambiente costruito rappresenti un cambio di paradigma per il settore, capace di generare benefici significativi per tutta la società» evidenzia Ilaria Bertini, direttrice del dipartimento Efficienza energetica dell’Enea.
Stando alle rilevazioni emerse dallo studio nel nostro Paese sono i sistemi di isolamento termico a cappotto esterno (Etics) a rappresentare la tipologia più diffusa per la riqualificazione del parco edilizio. E rappresentano una soluzione chiave per il mercato dell’osc: sono in grado di ridurre i consumi energetici fino al 45% in condominio e al 33% in villette, divenendo dunque fondamentali per raggiungere gli obiettivi fissati dalla Direttiva europea Epbd sulle prestazioni energetiche degli edifici.
L’industria degli Etics – si legge nello studio – ha registrato una forte crescita negli ultimi anni, stimata al 50% tra il 2017 e il 2021, anche grazie agli incentivi che hanno spinto la domanda e la diffusione di soluzioni sempre più avanzate e integrate.
Sul fronte dei materiali i più utilizzati nell’osc sono legno, acciaio e calcestruzzo, con il legno e l’acciaio che emergono come le soluzioni più promettenti per l’involucro edilizio
Sono 51 le aziende europee di rilievo di cui 20 italiane, che propongono un totale di 541 prodotti. Le principali soluzioni tecnologiche identificate includono pannelli sandwich bidimensionali, pannelli bidimensionali multistrato e moduli volumetrici tridimensionali.
«Per una maggiore diffusione dell’osc è essenziale identificare il mercato obiettivo dove queste soluzioni possano essere implementate con maggiore successo. In particolare, si dovrebbe guardare a settori di mercato specifici, come l’edilizia residenziale pubblica o edifici non residenziali dove la proprietà è pubblica e le esigenze di riqualificazione sono più concentrate», si legge ancora nello studio.
Determinante la pubblica amministrazione che «può svolgere un ruolo fondamentale come guida e motore per la diffusione delle soluzioni osc. Sostenere la Pa come esempio di adozione delle migliori pratiche in termini di riqualificazione edilizia e implementazione di soluzioni sostenibili rappresenta un passo cruciale per la promozione di queste tecnologie».
In copertina: © Egress Steel Fabricators

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