Milano, alla Triennale la cultura nella lotta alle disuguaglianze

13-05-2025 Francesca Fradelloni 6 minuti

13-05-2025 Francesca Fradelloni 6 minuti

Milano, alla Triennale la cultura nella lotta alle disuguaglianze

“Inequalities”, al via la 24a Esposizione Internazionale aperta al pubblico fino al 9 novembre 2025

Dalla città dal modello di crescita urbana più in crisi del nostro Paese, arriva il graffio di una delle istituzioni culturali più importanti di Milano. Inaugurata “Inequalities”, la 24a Esposizione Internazionale di Triennale che aprirà al pubblico dal 13 maggio fino al 9 novembre 2025, alla presenza del ministro alla Cultura, Alessandro Giuli. Dalla Geopolitica delle disuguaglianze”, al piano terra alla “Biopolitica delle disuguaglianze”, al primo piano, i divari sociali diventano ferita mortale del mondo intero che l’arte, nelle sue differenti declinazioni espressive, racconta in un progetto collettivo attraverso mostre, installazioni, progetti speciali ed eventi. Tanti gli interrogativi sulle sfide globali legate alle differenze presenti in vari ambiti dell’esistenza: da quello economico a quello etnico, dalla provenienza geografica al genere. Una guerra di numeri che racconta le contraddizioni che nascono dalla convivenza mondiale di un pugno di ricchi insieme a un oceano di poveri.

«Nasciamo diseguali, non solo per i geni, ma per la famiglia e la parte del mondo in cui veniamo alla luce. Le disuguaglianze ci segnano da subito. Possono essere opportunità, come vincoli, risorse, come radici identitarie o come catene che ci impediscono di cambiare. Quando diventano condizioni di freno, alle libere traiettorie della nostra vita, sono la forma perversa della versione negativa delle differenze che la geografia e la storia hanno determinato all’interno delle comunità umane», spiega il presidente Stefano Boeri.

L’Esposizione internazionale riunisce 28 tra curatori e curatrici di mostre e progetti speciali, a loro volta con 341 autori e autrici provenienti da 73 Paesi, per un totale di 7.500 mq di mostre e allestimenti, che sono stati progettati da sei studi e progettisti: Abnormal, Gisto, Grace, Midori Hasuike, orizzontale, Sopa Design Studio. “Inequalities” è composta da otto mostre curate da: Giovanni Agosti e Jacopo Stoppa; Beatriz Colomina e Mark Wigley; Marco Sammicheli e Nic Palmarini; Nina Bassoli; Hans Ulrich Obrist e Natalia Grabowska; Seble Woldeghiorghis, Damiano Gullì, Jermay Michael Gabriel (Black History Months Milano); Norman Foster e Norman Foster Foundation; Telmo Pievani. E da dieci progetti speciali realizzati da: Amos Gitai; Elizabeth Diller / Diller Scofidio + Renfro; Theaster Gates; Federica Fragapane; Filippo Teoldi; Maurizio Molinari; Kimia Zabhiyan (Grenfell Next of Kin); Jacopo Allegrucci; DAStU e CRAFT, Politecnico di Milano; Donatella Sciuto, Politecnico di Milano. Infine, ha coinvolto per la prima volta cinque atenei milanesi – Università degli Studi di Milano-Bicocca, Università Bocconi, Università Cattolica del Sacro Cuore, Politecnico di Milano e Università degli Studi di Milano – e vede la partecipazione della Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico. In un’ottica di scambio e networking, si vedono coinvolte più di 20 istituzioni internazionali –tra cui Arctic Center, Democracy and Culture Foundation, Columbia University, Norman Foster Foundation, Oficina del Historiador, Princeton University, Serpentine.


Le riflessioni sulla dimensione geopolitica, sono riferite soprattutto, ma non solo, al mondo delle città e in particolare al nuovo significato che hanno assunto oggi nelle diverse sfere della vita urbana i due termini contrapposti di “ricchezza” e “povertà”


Per le implicazioni biopolitiche una carrellata di diseguaglianze sociali, economiche e di genere, e in particolare alle abitudini, stili e aspettative di vita nelle società contemporanee, partendo dall’osservazione della biodiversità dei e nei corpi sociali, e considerando la loro diversa mobilità.

Per Michael Spence, economista statunitense, insignito del Premio Nobel per l’economia nel 2001 insieme a Joseph E. Stiglitz, presente alla cerimonia, «il progresso umano non è solo una questione di benessere economico, ma di opportunità, la possibilità d fare delle scelte e di operare nella creatività. Inoltre, è risaputo che i Paesi a basso reddito, vulnerabili, non riescono a resistere agli shock culturali, ambientali ed economico. Dobbiamo sapere che la disuguaglianza è legata strettamente al concetto di fiducia istituzionale». La curatrice della mostra “Cities”, Nina Bassoli, ha spiegato che «si tratta di un atlante che evidenzia la geografia di 43 città trattate non in modo gerarchico, ma su temi: il Messico e le città femministe, la Cina e la gentrificazione, per fare qualche esempio, per vedere come hanno affrontato le disuguaglianze». Da non perdere il progetto speciale curato da “Serpentine – Londra”, che prende il nome da una serie rivoluzionaria di otto radiodrammi trasmessi dalla BBC tra il 1957 e il 1964. Concentrandosi sulle esperienze e le lotte dei lavoratori attraverso una combinazione di canzoni, musica, effetti sonori e le voci delle comunità, ogni ballata raccontava la vita nel Regno Unito in un periodo di rapida crescita e cambiamento. Radicandosi in questa storia, “Radio Ballads” si propone di creare nuove “ballads” contemporanee, che, guardando a una società in mutamento, evidenzino come la collaborazione artistica possa creare spazi per riflettere ed elaborare esperienze di salute mentale, abuso domestico, malattia, lutto, guarigione, disuguaglianza.

We the Bacteria. Appunti per un’architettura biotica”, la mostra curata da Beatriz Colomina e Mark Wigley, esplora l’intersezione tra batteri ed edifici, enfatizzando come questi siano stati profondamente intrecciati dai tempi del Neolitico fino a oggi. Si indaga questa antica, continua e intima relazione, reinterpretando le disuguaglianze attraverso la lente dei batteri. L’esposizione approfondisce modelli spaziali, politici, etici, architettonici e urbani alternativi, ispirati dalle comunità batteriche. Concepita per fungere da specchio riflettente, invita i visitatori a vedersi come creature trans-specie sospese in un ambiente trans-specie. Si sviluppa in un percorso che inizia con una nuova storia architettonica degli ultimi 10mila anni, passa attraverso un manifesto che invoca un’architettura probiotica e culmina con opere contemporanee di architetti, designer, artisti, scienziati e filosofi, incluse installazioni di batteri viventi che generano nuovi tipi di architettura.

Infine, non può mancare il riferimento al conflitto israelo-palestinese con l’installazione “471 days” di Filippo Teoldi ed exhibition design Midori Hasuike, sponsorizzata dall’azienda Bertone Design. Nei 471 giorni trascorsi dall’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023 al fragile cessate il fuoco del 19 gennaio 2025, si stima che siano morte circa 48.500 persone: oltre 46.900 palestinesi e 1.600 israeliani secondo le rispettive autorità. L’installazione restituisce questi 471 giorni attraverso colonne verticali di tessuto che scendono dal soffitto – una per ciascun giorno – con lunghezze che corrispondono al numero dei decessi registrati in quella data.

Come per le passate edizioni, la 24ª Esposizione Internazionale comprenderà una sezione dedicata alle partecipazioni internazionali (Angola, Arabia Saudita, Armenia, Australia, Austria, Cile, Cina, Cuba, Guinea-Bissau, Libano, Nazioni Unite, Perù, Polo Nord, Polonia, Polonia, Porto Rico, Qatar, Repubblica Ceca, Rom & Sinti, Togo e Ucraina) invitate a sviluppare dei contributi originali in relazione al tema delle diseguaglianze poiché i contesti urbani sono il luogo in cui le diseguaglianze crescono sempre più rapidamente.

Assegnati i Bee Awards ai tre contributi più meritevoli tra le partecipazioni internazionali, selezionati sulla base dell’accuratezza della loro interpretazione del tema e della qualità delle idee proposte. La giuria composta da Paola Antonelli (presidente), senior curator per Architettura e Design e direttrice del dipartimento di Ricerca e Sviluppo del Museum of Modern Art (MoMA) di New York, Ifeoluwa Adedeji, giornalista e autrice, Maria Porro, presidente del Salone del Mobile.Milano, ha consegnato il premio per il migliore progetto originale a “Due facce della stessa moneta” di Laura KruganDan Miller e Adam Vosburgh, presentato all’interno della mostra “We the Bacteria. Appunti per un’architettura biotica”. La menzione per il progetto originale a “Grenfell. Fallimento totale del sistema” di Kimia Zabihyan, parte della mostra “Cities”. Il Premio per il migliore padiglione delle Partecipazioni internazionali al padiglione libanese per la mostra “E dal mio cuore soffio baci al mare e alle case”, a cura di Ala Tannir; la menzione d’onore delle Partecipazioni internazionali al padiglione del Porto Rico per la mostra “Había una vez y dos son tres feminisitios”, a cura di di Regner Ramos.

In copertina: © Alessandro Saletta e Agnese Bedini

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Francesca Fradelloni
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