Napoli rigenerata tra recupero e nuovi hub culturali per la comunità

17-04-2025 Francesca Fradelloni 4 minuti

17-04-2025 Francesca Fradelloni 4 minuti

Napoli rigenerata tra recupero e nuovi hub culturali per la comunità

La community TEHA dedicata alla rigenerazione urbana si confronta con le Pa

La Napoli che sarà e il suo maquillage nel tavolo di lavoro con le pubbliche amministrazioni nel terzo appuntamento della Community Valore Rigenerazione Urbana. La piattaforma multistakeholder di analisi e discussione organizzata da TEHA Group (The European House – Ambrosetti), ha visto la partecipazione di Laura Lieto, vicesindaca e assessora all’Urbanistica, e Fabio Landolfo, dello staff del Gabinetto del sindaco Gaetano Manfredi. Al centro dell’evento che riunisce i più importanti attori coinvolti a vario titolo nella rete allargata della trasformazione urbana, il racconto sui progetti di riqualificazione scelti dopo Lo spirito di Napoli, documento approvato nel 2023 durante la conferenza internazionale dell’Unesco tenutasi nel capoluogo campano per la tutela del patrimonio culturale della città. Il Real Albergo dei Poveri è l’intervento simbolo di questo “Grande progetto Unesco centro storico di Napoli”. Il ciclopico edificio con 360 metri di facciata, 9 chilometri di corridoi, 430 stanze è uno degli asset della visione della politica di rigenerazione del centro storico di Napoli. L’operazione si concentra su un focus dei monumenti e l’integrazione nella vita quotidiana dei quartieri. «In questa architettura del Cinquecento, operazione bandiera della città, il tema della rigenerazione urbana è un driver per sviluppare un modello di partenariato pubblico-privato e affrontare alcune emergenze, come quella abitativa. Oggi la sfida è pensare il patrimonio come infrastruttura che si interseca nel resto del tessuto sociale e cittadino e non una mera operazione di lavori pubblici», spiega Lieto. Soggetti all’intervento: 24mila metri quadri di spazi esterni e 42.000 metri quadrati di spazi interni suddivisi in luoghi destinati al Comune (2500 mq), all’Università Federico II e Scuola superiore (13000 mq di residenze), al Museo Mann (10000 mq) dove verranno destinati i reperti di Pompei e di Ercolano, alla biblioteca nazionale (6000 mq), agli usi condivisi (2000 mq) e temporanei (4000 mq), alla ristorazione (3300 mq), alle sale conferenze (500 mq), al Museo della Fabbrica (600 mq) e alla palestra esistente (3000 mq). Da luogo dove accogliere i poveri del regno a uno dei più importanti progetti di trasformazione presenti oggi in Italia, che prevede il recupero di Palazzo Fuga – chiamato così dall’architetto che l’aveva progettato, Ferdinando Fuga, per Carlo III – a un grande hub delle diverse sfere dell’abitare. Inserito nel 2021 nelle misure urgenti del Fondo complementare del Piano nazionale di ripresa e resilienza, dovrà essere concluso entro la metà dell’anno prossimo con 133.000.000 di finanziamenti già erogati e 100.000.000 in attesa. «Un grande investimento con una mixité importante e operazioni destinate alla comunità. Un tema che inizialmente era di restauro e tutela e oggi è diventato esempio di gestione mista che vede insieme molti attori, sia privati che pubblici. Con l’intento dell’amministrazione di conservarne la vocazione sociale e culturale con particolare attenzione ai giovani e al quartiere», conclude la vicesindaca.

Altro luogo dove a Napoli si sta sperimentando la trasformazione urbana senza dimenticare il progetto di città pubblica che la muove è il Sacro Tempio della Scorziata.

Quattromila metri quadrati in una posizione significativa, simbolo della città che si trasforma velocemente e convive in una dinamica urbana interessante. Un edificio complesso difficile da scomporre che si incastra alla perfezione nel cuore della città.

«Si tratta di un modello di rigenerazione su scala più piccola, con l’obiettivo di rendere la struttura indipendente e gestita da un’impresa che promuova usi pubblici. Il valore del centro storico di Napoli sta anche nel suo patrimonio immateriale, che è fatto dai suoi cittadini. Noi vogliamo da un lato restaurare il centro storico e dall’altro mantenerlo abitato dai suoi residenti», spiega Landolfo.
L’obiettivo è stato quello di implementare un progetto architettonico e strutturale per ospitare una composizione mista di usi pubblici. Consolidare le parti danneggiate dal sisma e migliorare l’impatto sociale delle attività locali per puntare a un’elevata qualità sociale, culturale e ambientale, attenuando la vocazione turistica del centro storico.
«Qui è necessario trovare una formula di gestione che permetta di mantenere l’edificio attivo e funzionale nel tempo, considerando i costi elevati di manutenzione e le esigenze moderne che l’edificio storico non soddisfa naturalmente», spiega l’assessore. Infatti, c’è una domanda da parte dei residenti per un uso degli spazi pubblici che non sia solo turistico. È importante trovare un equilibrio tra lo sviluppo economico portato dal turismo e la qualità della vita urbana. «Si sta considerando l’uso di concessioni che permettano agli investitori di operare in modo sostenibile, con una riforma degli strumenti e dei regolamenti interni alla pubblica amministrazione», precisa Landolfo.

L’edificio è stato suddiviso in diverse aree funzionali: residenze temporanee, spazi espositivi, botteghe artigianali, un bistrot, uno spazio giardino, uno spazio di coworking e un’accademia per la formazione. Si sta lavorando con Open Impact per sviluppare un modello di sostenibilità che coinvolga il pubblico nella gestione, mantenendo l’interesse pubblico e garantendo un impatto sociale positivo. Jacopo Palermo, Principal Expert Real Estate nell’area Business & Policy Impact di TEHA ha fatto emergere l’interesse a capire quali sono le sfide legate alla rigenerazione urbana e alla residenzialità a Napoli.

«La stima di superficie da rigenerare nella città di Napoli è di oltre 7 milioni di metri quadrati, che, se rapportati alla superficie comunale, la rendono una delle principali città in cui processi di rigenerazione urbana rappresentano una grande opportunità di creazione di valore per il territorio e di benessere per la popolazione. Napoli poi è anche un grande laboratorio socio-culturale, e in tal senso le modalità utilizzate di gestione e misurazione dell’impatto sociale della rigenerazione urbana, possono diventare un benchmark di riferimento a livello di sistema Paese», precisa Palermo.

Napoli – spiegano gli amministratori – affronta una domanda insoddisfatta di edilizia residenziale pubblica e una necessità di housing abbordabile. Si stanno esplorando strategie di rigenerazione urbana che includano la patrimonializzazione del patrimonio culturale e la promozione di nuove forme di abitare. Questo il futuro per rivitalizzare l’urbanità e ristabilire la relazione tra cittadinanza e spazi.

In copertina: © Abdr

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Francesca Fradelloni
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