19-04-2023 Redazione 2 minuti

Resilienza, sostenibilità e fini sociali: una nuova vita per gli immobili pubblici

Il Demanio racconta la sua “Officina” e crea un ponte con gli atenei

Finita l’epoca delle velleità di cartolarizzazione, ora le parole chiave sono riqualificazione, valorizzazione e investimento. Anche perché siamo in una fase in cui le ricostruzioni post sismiche, purtroppo frequenti in Italia, incontrano le necessità “ESG” che sono ormai un imperativo categorico scritto anche nel Pnrr. Un cambiamento che il direttore generale dell’Agenzia del Demanio Alessandra dal Verme ha sintetizzato così: «Non abbiamo al centro l’immobile, ma chi usa l’immobile». Parole espresse durante l’evento/workshop Le 5 R dell’immobile pubblico. Rigenerazione, Ricostruzione, Recupero, Riuso, Resilienza tenutosi nella facoltà di Architettura di Roma il 18 aprile, il terzo organizzato dall’Officina per la Rigenerazione dell’Immobile Pubblico. E allora, un (grosso) patrimonio da riqualificare e per il quale pensare a nuovi utilizzi. Come?

Quello che serve, ha affermato dal Verme, è attenzione per i giovani e visione della vita futura dell’immobile, perché «nessuno vuole stare in mezzo alle crepe», soprattutto le nuove generazioni. L’agenzia, dunque, si è resa conto dell’importanza di creare una «rete» in grado di introdurre competenze e professionalità. Questa rete dovrà essere per l’appunto l’Officina per la Rigenerazione dell’Immobile Pubblico. Cioè l’hub per l’Innovazione nato in seno all’Agenzia del Demanio, un laboratorio con attori dell’innovazione nazionali e internazionali, nonché uno strumento di connessione tra istituzioni e cittadino. Ma anche un ponte con gli atenei. Non a caso all’incontro sono presenti, tra gli altri, Anna Maria Giovenale, prorettrice agli Spazi per l’edilizia universitaria e sanitaria dell’Università di Roma “La Sapienza”; Andrea Prota, ordinario di Tecnica delle Costruzioni all’Università di Napoli Federico II e Massimo Bricocoli, direttore del Dipartimento di Architettura e Studi Urbani del Politecnico di Milano.

Dalla sua Lucia Albano, sottosegretario al Ministero dell’Economia e delle Finanze, ha sostenuto che in tutti i territori, soprattutto in quelli colpiti dal sisma, valorizzare significa esprimere non solo un valore economico, «ma anche e soprattutto un valore sociale e ambientale». Ad oggi, è di circa 297 miliardi di euro il valore stimato per gli immobili dello Stato: di questi, 28 miliardi solo di terreni in cui 1,3 miliardi sono in zone urbanizzate e 16 miliardi in territori boschivi. Per la sottosegretaria Albano «per trasformare queste ricchezze abbiamo bisogno di trasparenza, accessibilità e di avere le persone giuste al posto giusto».

Tra i contributor anche Guido Castelli, commissario per la ricostruzione post-sisma 2016, per il quale «il cambiamento climatico deve produrre la consapevolezza che vivere nell’entroterra può essere un punto di forza. Gli sforzi antropici devono quindi avvicinarsi ad uno sforzo costruttivo in quel senso». D’altra parte, vivere nell’entroterra, aggiunge, può essere una «sfida nazionale» che aldilà della ricostruzione può portare a una «nuova modellazione funzionale delle aree».


Tre, gli architravi della strategia dell’Agenzia del demanio sottolineati da Massimo Babudri, direttore Servizi al patrimonio dell’Agenzia. Ovvero: nuovi materiali in grado di resistere a terremoti più forti, nuove tecnologie Bim in grado di controllare e gestire efficacemente i processi e i costi, e basso impatto ambientale.


Utilizzando la manutenzione digitale, inoltre, secondo Babudri si può di gran lunga allungare la vita nominale degli edifici. Questi elementi possono essere applicati anche agli edifici che non sono di nuova costruzione? Sì, argomenta Babudri: e un caso menzionato è quello del concorso dell’ex Staveco di Bologna in cui l’Agenzia del Demanio propone la riqualificazione dell’intera area che comprende circa nove ettari divisi tra bosco ed edifici storici da recuperare. Progetto pensato non solo per la rifunzionalizzazione dell’area, ma – ovviamente – anche perché abbia un impatto «sociale» sulla città.

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