Rigenerazione urbana, le opportunità di digitale e normativa ambientale

27-06-2025 Francesca Fradelloni 3 minuti

27-06-2025 Francesca Fradelloni 3 minuti

Rigenerazione urbana, le opportunità di digitale e normativa ambientale

Proseguono gli appuntamenti della community promossa da The European House of Ambrosetti, nuova piattaforma stakeholder e filiera

La rigenerazione urbana come dimensione economica, sociale ma anche ambientale, un valore determinato dallo sviluppo di competenze, dalla ricerca di qualità e dall’utilizzo delle tecnologie.

Proseguono gli appuntamenti con la community Valore Rigenerazione Urbana promossa da The European House of Ambrosetti (TEHA) con l’obiettivo di essere una piattaforma utile agli stakeholder e a tutta la filiera per attivare il capitale privato sul territorio in modo capillare e non solo nelle piazze tradizionali. Dopo aver affrontato la questione del partenariato pubblico-privato, mettendo a fuoco casi e lezioni (come quella di Mind e Cadorna, quelle delle Reggiane e con il punto di vista di una Pa, com’è quella di Napoli) e discusso sugli impatti, con l’intento di restituire ai policy maker uno strumento di riflessione e lavoro, i contenuti esaminati durante l’incontro del 23 giugno si sono focalizzati sulla normativa ambientale e tutela ambientale e l’apporto del digitale.

«Nel Testo unico ambientale c’è una nozione di rigenerazione urbana? La risposta è no», spiega David Alexander, che con Francesca Allocco, partner e associate di Ambientalex, ha raccontato come coniugare tutela ambientale e sviluppo urbano e come fare in modo che la normativa sia al servizio dei territori. «Non c’è ancora una disciplina riferita alla rigenerazione urbana. Il diritto ambientale ha un approccio settoriale e non complessivo. Dunque, come si orientano gli stakeholder davanti a questa normativa complessa? Una disciplina specialistiche che si applica man mano, un quadro complicato che richiede una semplificazione, ma che nasconde anche un problema di competenze. Per esempio, a occuparsi di bonifiche sono i Comuni che non sempre hanno le competenze giuste. Autorizzazioni, obblighi, professionalità, contrattualistica, soggetti responsabili, sono elementi che spaventano gli investitori».

Come si può iniziare un’indagine su un sito da bonificare? «Ci sono passaggi meno chiari di altri. La gestione dei rifiuti è evidente che costituisce un elemento di pubblico interesse. Non è evidente, invece, che la rigenerazione urbana costituisca un elemento di pubblico interesse, lo diventa solo nel momento in cui si tratta di riconvertire i siti industriali. Ma ci sono anche notizie positive.


L’anno scorso è stato pubblicato un nuovissimo Regolamento europeo che ha introdotto i principi degli Esg anche negli ambiti della rigenerazione


Infatti, il principio di mitigazione di consumo del suolo è stato introdotto in questo Regolamento europeo costituendone un principio di base», spiega Allocco. Ci sono due casi sull’iterazione del potenziale investitore e le aree di interesse. Il primo caso riguardano i siti oggetti di fallimento. «L’investitore in questo caso se ne può occupare uscendo dall’ambito di responsabilità della bonifica attraverso una sinergia con il curatore fallimentare e con le amministrazioni pubbliche. L’altro esempio riguarda i deficit di competenze che riguarda i siti orfani. Sono dei siti che non hanno proprietario, ma sono rimasti in capo al Comune che non ha, come è noto, risorse per riqualificarli. Oggi c’è una lista di questi siti che con i finanziamenti si possono rigenerare, anche se ci sono delle criticità formali e di tempo (il Pnrr scade nel 2026) ancora da risolvere», conclude Allocco.

Con l’intervento Tiziano Arriga, chief executive officer e co-fondatore di Evogy, si è esplorato il ruolo dell’innovazione digitale nella rigenerazione sostenibile. «Il nostro approccio è integrato. Uno dei problemi della digitalizzazione è la frammentazione dei ruoli e degli strumenti. I nostri case study riguardano alcuni grandi progetti di rigenerazione come per esempio Chorus Life a Bergamo, una smart city con un unico sistema centralizzato virtualizzando tutti gli impianti, e i cinque ospedali di proprietà di AXA Sgr. Alla base di questi ultimi, il comfort ambientale e la riduzione dei costi energetici».

Per concludere Marco Filippi, co-founder e ceo di Oneterra (piattaforma di smart building) ha spiegato come le tecnologie e le startup per il real estate siano un apporto fondamentale per l’approccio rigenerativo. «Avendo contezza che il 40% delle emissioni globali provengono dal real estate, diciamo che rigenerare diventa prioritario. Dunque, l’ottimizzazione delle performance del building e il comportamento virtuoso delle persone, sono due asset alla base del nostro approccio».

In agenda prossimamente due appuntamenti: 17 luglio, il secondo incontro con la Pa, e il 5 novembre 2025 l’evento annuale della community presso Cassa depositi e prestiti a Roma.

In copertina: © Tecnopolo, Andrea Oliva architetto

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Francesca Fradelloni
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