Rigenerazione urbana: legge in arrivo al Senato, approvazione entro primavera 2026
Rigenerazione urbana: legge in arrivo al Senato, approvazione entro primavera 2026
Il senatore Rosso conferma tempi serrati per il ddl. Risorse per 3,4 miliardi nei prossimi 10 anni
Il disegno di legge sulla rigenerazione urbana potrebbe approdare in Aula al Senato già a settembre, per poi passare alla Camera entro l’inizio del 2026. A confermarlo è il senatore Roberto Rosso, relatore del provvedimento, intervenuto alla conferenza organizzata a Roma dal CNAPPC in occasione della presentazione di una nuova piattaforma web dedicata al governo del territorio e alle città della prossimità.
Tempi chiari e obiettivi ambiziosi: secondo il cronoprogramma tracciato da Rosso, gli oltre 500 emendamenti dovrebbero essere chiusi entro la pausa estiva (il Senato chiuderà i lavori il 9 agosto), lasciando una finestra utile tra settembre e ottobre per la votazione definitiva a Palazzo Madama. La Camera potrebbe quindi iniziare l’esame del testo a gennaio e arrivare all’approvazione definitiva in primavera. I primi fondi, intanto, sono già stati previsti a bilancio per il 2026.
«Quello che stiamo facendo è cercare di dare una definizione chiara di rigenerazione urbana – ha spiegato Rosso che ha aggiunto – Abbiamo presentato un emendamento che identifica risorse concrete: 3,4 miliardi nei prossimi 10 anni. È solo l’inizio, ma serve per dare stabilità, non per iniziative spot».
Il senatore ha toccato numerosi aspetti tecnici e politici del percorso legislativo, partendo da un punto fermo: non si può più affrontare la trasformazione delle città con bonus temporanei e iniziative frammentate. È necessario un approccio sistemico, strutturale, e una forte alleanza tra pubblico e privato.
Previste agevolazioni per incentivare interventi nelle aree in cui i costi di costruzione superano i ricavi: «In posti come Asti, a titolo di esempio facendo un confronto con città come Milano o Roma, serve un impegno diretto dello Stato per grandi progetti di rigenerazione urbana», ha spiegato. Si parte con un fondo iniziale da 80 milioni, destinato a crescere con l’entrata in vigore della legge.
Non una legge che «vuole imporre un unico schema, ma che piuttosto lascia spazio alla progettazione, a patto che il privato non agisca da solo: il coinvolgimento del Comune è sempre necessario, e sul tema della prossimità centrali rimangono i servizi». L’obiettivo è superare il modello di città monocentrica e puntare su quartieri come veri “ecosistemi completi”.
Rosso ha sottolineato anche il ruolo strategico che l’Italia dovrebbe tornare ad avere nei processi normativi europei: «Non possiamo più limitarci a ricevere le direttive europee e criticarle dopo. Dobbiamo contribuire alla loro stesura. Per questo ho voluto entrare nella Commissione Politiche Ue, dove ora sono vicepresidente».
Attenzione alla programmazione e al coordinamento tra i vari livelli istituzionali. Se da un lato i Comuni chiedono maggiore autonomia operativa, «alcuni dicono: via le Regioni, operiamo in autonomia», dall’altro il senatore ricorda: «Serve una regia nazionale chiara e condivisa. È come quando si organizza un grande evento: tutti vogliono ospitarlo, ma ci vuole qualcuno che tenga insieme tutto».
In chiusura, Rosso ha parlato anche delle risorse residue del Pnrr (da tutti contese), lasciando aperta una finestra di possibilità: «Se riuscissimo a ottenere due anni di proroga, si potrebbe pensare di usare quei fondi almeno per finanziare le fasi di progettazione. È lì che si costruisce davvero il futuro delle città».
E proprio su questo si gioca una partita chiave. «Nelle nostre città, dal dopoguerra in poi, si è costruito guardando solo avanti. Oggi, per la prima volta, possiamo permetterci di guardarci indietro. Capire cosa ci piace, cosa è utile, cosa va riconvertito e cosa invece va riprogettato».
In copertina: © Adobe Stock


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