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17-11-20   I   Francesco Fantera | Lettura : 4 Minuti

Rilancio del Pil e sostenibilità, Assoimmobiliare punta tutto sulla rigenerazione urbana

Proposte per stimolare investimenti ed efficientamento energetico, oltre a promuovere la locazione abitativa

«Pubblico e privato devono lavorare insieme per rispondere ai nuovi bisogni abitativi e di vita degli italiani»

Silvia Maria Rovere

I

l 93% dei cittadini ritiene necessario ripensare gli spazi urbani, mentre il 78% lamenta la presenza di spazi degradati all’interno del tessuto urbano di residenza. La lettura di questi dati, emersi da un sondaggio realizzato dall’istituto di ricerca Swg, porta ad una conclusione: non solo gli italiani hanno un approccio al costruito che va in direzione della riqualificazione dell’esistente, ma lo chiede a gran voce. Un elemento importante e che spiana la strada alla messa a terra di tutti quei ragionamenti sulla rigenerazione urbana che da anni chi si occupa di edilizia sente ripetere, senza mai assistere alla loro traduzione in azioni concrete.

A sottolinearlo è la stessa Assoimmobiliare, costola di Confindustria per il comparto del real estate che, durante il suo convegno annuale tenutosi ieri in versione digitale, lo ha ribadito per voce della presidente Silvia Maria Rovere. «La rigenerazione urbana rappresenta non solo una straordinaria occasione per ripensare le nostre città e rimettere al centro il benessere delle persone, ma anche una grande opportunità di rilancio economico per il Paese. Come? Riattivando importanti filiere del made in Italy con un contributo sostanziale a livello occupazionale. Si tratta – ha spiegato la Rovere – di effetti che potremmo generare attraverso uno sviluppo sostenibile delle città. Una metodologia consolidata per interventi da attuare su tutto il patrimonio edilizio esistente a livello nazionale, preservandone così anche il valore economico a beneficio degli investitori». Un intervento chiuso con un appello a «pubblico e privato che devono lavorare insieme per rispondere ai nuovi bisogni abitativi e di vita degli italiani».

Perché rigenerare. Due le parole chiave che aiutano a tradurre i concetti espressi da Silvia Maria Rovere dalla teoria alla pratica: ripesa economica e transizione green. In relazione al piano di rilancio del nostro Pil, “l’industria immobiliare per il rilancio del Paese”, documento prodotto da Assoimmobiliare, individua proprio nella riqualificazione del costruito un fattore determinante. Il motivo è presto detto: l’effetto moltiplicatore è stimato in uno a tre, ovvero ogni euro speso in progetti di rigenerazione urbana ne genera tre se si considera l’indotto che riguarda filiere dell’edilizia. Dalle costruzioni alla manifattura, dall’impiantistica all’arredo, per arrivare alla domotica e alle infrastrutture digitali per la connessione. Considerando poi l’aggiornamento del patrimonio edilizio secondo i canoni contemporanei della sostenibilità, sempre con un occhio rivolto agli ambiziosi obiettivi europei di decarbonizzazione entro il 2050, si capisce l’impatto anche sotto il profilo ambientale di un processo generalizzato di recupero.

Le proposte. Non solo parole, anche fatti. Durante il convegno sono stati presentati 25 punti, linee guida quando non dei veri e propri suggerimenti normativi, condizione necessaria per l’avvio di un grande processo di rigenerazione urbana delle nostre città. Fondamentale la capacità di attirare gli investimenti degli operatori economici istituzionali sulle operazioni di riqualificazione del costruito, nello specifico quelle volte all’elevazione della classe energetica di un edificio e alla sua messa in sicurezza antisismica. Importante anche promuovere la locazione abitativa (nelle linee guida del Mit per la legge di bilancio 2021 si anticipano per le politiche abitative, 160 milioni nel 2021 e 180 nel 2022, proprio come sostegno all’accesso alle abitazioni in locazione) e contribuire contestualmente allo sviluppo del mercato degli affitti per le unità residenziali da parte degli investitori immobiliari istituzionali. Tema, quest’ultimo, sotto i riflettori del convegno di apertura di Urbanpromo Social Housing tenutosi in contemporanea con l’assemblea di Assoimmobiliare. Fra le norme proposte troviamo poi l’introduzione di incentivi per il recupero delle aree degradate o dismesse, la sospensione dall’obbligo di pagamento dell’Imu riguardante gli immobili oggetto di recupero. Al centro dell’azione legislativa, secondo Assoimmobiliare, dovrebbe anche esserci la creazione di un Fondo di garanzia pubblico che agevoli l’accesso ai finanziamenti per le operazioni di efficientamento energetico e la revisione dell’imposizione diretta e indiretta.

Il peso economico. Per comunicare che la via della riqualificazione edilizia va percorsa anche per valorizzare i risparmi degli italiani e gli investimenti degli istituti privati, dal documento di Assoimmobiliare si deduce che il 60% delle famiglie ha infatti investito nel real estate, a fronte di circa 385 miliardi di euro di prestiti bancari impegnati in mutui immobiliari. Contestualmente, nel 2019 le riserve riconducibili alle Casse professionali ammontavano a 20 miliardi di euro e quelle dei fondi pensione complementari a circa 3,5 miliardi. Sommando a questi i circa 25 miliardi delle compagnie assicurative e i 72 dei fondi immobiliari, si arriva ad un totale di 120,5 miliardi di euro. Un patrimonio importante che, se valorizzato, potrebbe mobilitare in un triennio risorse per interventi di riqualificazione energetica pari al 20% dello stesso stock immobiliare.

In copertina immagine tratta da "l’industria immobiliare per il rilancio del Paese" ©Assoimmobiliare

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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Francesco Fantera

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