10-11-2020 Chiara Brivio 6 minuti

Sostenibilità: in Italia divario tra grandi centri e città medie. Trento sul podio, Vibo in coda

Presentato il 27mo rapporto Ecosistema Urbano di Legambiente. La ministra De Micheli presenta il Piano Italia Veloce

«Con questo report abbiamo chiesto un recovery plan per le città del nostro Paese, che non possono non essere al centro del piano nazionale di ripresa e resilienza del governo»
Stefano Ciafani

Le città, ancora, sotto le luci dei riflettori. Città che sono particolarmente colpite dalle conseguenze della pandemia. Al di là delle nuove discussioni sulle “città a 15 minuti”, che da Parigi a Barcellona all’esperimento pilota di Lazzaretto a Milano stanno tenendo banco nelle ultime settimane, i centri urbani italiani mostrano chiaramente due velocità soprattutto in ambito di sostenibilità e cura dell’ambiente. Ed è questa la fotografia che emerge dal 27mo rapporto annuale Ecosistema Urbano promosso da Legambiente e realizzato in collaborazione con Ambiente Italia e il Sole 24 Ore. Un’inchiesta che dal 1994 valuta le performance ambientali delle città italiane nelle principali categorie legate alla sostenibilità, come l’inquinamento dell’aria, la mobilità, la rete idrica e la produzione dei rifiuti. Da 3 anni a questa parte, inoltre, il report si lega ai 17 obiettivi dell’Agenda ONU 2030, all’interno dei quali le prestazioni delle città nostrane si sono rivelate poco uniformi. Relativa ai dati del 2019, quest’anno la classifica stilata vede sul podio i “virtuosi” Trento, Mantova e a sorpresa Pordenone, fanalini di coda invece Pescara, Palermo e Vibo Valentia.

«Con questo report abbiamo chiesto un recovery plan per le città del nostro Paese – ha detto alla presentazione Stefano Ciafani, presidente di Legambiente – che non possono non essere al centro del piano nazionale di ripresa e resilienza del governo», sottolineando ancora come i fondi che arriveranno dall’Europa non saranno infiniti, e dovranno essere quindi spesi con diligenza. Un punto, quello dei fondi, evidenziato anche dalla Ministra delle infrastrutture e dei trasporti Paola De Micheli, la quale, illustrando il Piano di Rinascita Urbana del governo, ha detto «La vera misura sarà quella di poter dimostrare che nei luoghi dove si sono compiute le nostre scelte sarà migliorata la qualità della vita delle persone. E in questo contesto di multi-dimensionalità – ha aggiunto ancora – si può partire dalla questione che riguarda la casa. Al momento mancano 650mila alloggi e per rispondere a questa esigenza, oltre al fondo per l’edilizia residenziale pubblica, le cui risorse erano state allocate da leggi precedenti, abbiamo costruito il Piano di Rinascita Urbana – ha continuato – 850 milioni di euro per il quale abbiamo chiesto risorse aggiuntive sul recovery fund». Lato mobilità, la ministra dice che «ad oggi sono stati distribuiti 3 miliardi per la sostituzione di tutti i bus nelle città entro il prossimo triennio», ai quali si vanno a sommare altri 8 miliardi «sui trasporti rapidi di massa, per rafforzare sotto terra e sopra terra, il trasporto pubblico locale, sia ex novo che per il completamento di opere in corso» dei quali 2,5 miliardi sono già stati distribuiti. Non solo, sul tema infrastrutture “materiali” la ministra ha illustrato il Piano Italia Veloce, che prevede per l'80% dei cittadini italiani di vivere a meno di 1 ora da un’infrastruttura ferroviaria entro 10 anni. Un piano «studiato e ragionato per vincere le disuguaglianze figlie delle tirannie della distanza, soprattutto per il Sud e per le aree interne» ha dichiarato. Infine, il programma delle ciclovie per cui lo stanziamento di 220 milioni sarà oggetto di richiesta di risorse parte del recovery fund.

Tiepida la risposta di Emilio del Bono, sindaco di Brescia e vicepresidente dell’Anci, intervenuto durante l’evento, che ha ribadito quanto «il fondo sul trasporto pubblico non sia sufficiente. Un conto è investire – ha detto –, un conto è gestire e mantenere il sistema. Tutti noi sindaci siamo consapevoli che oggi è entrato in crisi questo equilibrio. Brescia integra in maniera molto consistente i fondi, ma non può essere l’ordinario dei comuni» ha chiosato. Nonostante questo, Brescia è l’unica città di medie dimensioni ad avere una metropolitana leggera automatica e ha recentemente presentato al ministero un progetto per una nuova linea tramviaria di superficie, in un centro urbano dove in 6 anni (2013-2019) si è passati da 41 a 56 milioni di passeggeri nel trasporto pubblico locale.

Diversa la situazione di “eccellenza” di Trento, prima città in Italia in tutti gli indici e che tocca punte dell’83% nel riciclo e differenziazione dei rifiuti, dove sostenibilità oramai è la parola d’ordine. Una sostenibilità tuttavia che non è solo ambientale, ma anche sociale ed economica, come ha illustrato Paolo Zanella, assessore alla transizione ecologica, mobilità e beni comuni del comune. In questa direzione si innesta il nuovo progetto dell’amministrazione, chiamato “Nutrire Trento”, che include una filiera corta e biologica del cibo che va dalla campagna alla città. Un intervento che, come ha spiegato l’assessore, permette di «sviluppare il verde urbano anche attraverso l’agricoltura. E grazie alla collaborazione tra il comune con l’università e altri istituti di ricerca, si potranno mettere in rete i produttori, i consumatori, e i negozi biologici. Una cultura della sostenibilità – ha aggiunto – che riguarda anche il consumo del cibo, e che permette di ridurre le emissioni legate al trasporto».

Un monito viene invece da Chiara Appendino, sindaca di Torino che si trova in 80ma posizione, che ha sottolineato quanto «oggi il confine di comune sia limitante per attuare delle politiche sui trasporti e ambiente, bisogna ragionare in termini di città metropolitana».

I dati. Oltre ai tre vincitori, si denota un asse (diviso) tra Nord e Sud, che vede nelle prime 25 posizioni esclusivamente città nel centro-nord, fatta eccezione per Cosenza all’ottavo posto, e i grandi centri urbani in affanno rispetto ai piccoli. Sei sono i comuni nelle prime 10 posizioni con un indice superiore al 70%, 4 le grandi città che si posizionano tra le prime 30 classificate. Ancora in aumento i comuni che non raggiungono il 40% dell’indice, e 5 degli 8 comuni sotto il 35% si trovano tutti in Sicilia.

Tra i grandi centri urbani spicca la performance di Milano, che sale al 29mo posto e che è presente in quattro delle 17 best practice premiate a margine del rapporto, e che, si legge nel report «è quella che più di tutte negli ultimi anni ha tentato di spostare sempre più su l’asticella della vivibilità urbana riuscendo a rendere stabili alcuni cambiamenti» e che consuma meno suolo, nonostante cresca in termini di popolazione, e riesce a disperdere solo il 25% dell’acqua immessa nella rete idrica. Una Milano “regina”, insieme a Torino, anche della micromobilità, con l’implementazione e il potenziamento di tutte le forme di “sharing”, dalle biciclette alle auto, e alla creazione di piste ciclabili.

Tra i migliori trend generali, come ha illustrato Mirko Laurenti, responsabile del rapporto, un miglioramento netto delle performance delle città in termini di rifiuti: «la raccolta differenziata dei capoluoghi italiani supera il 58%, un dato in linea dentro l'obiettivo ONU numero 12», bene anche il verde pubblico e le isole pedonali. «Ci aspettiamo che la pandemia darà un ulteriore colpo al trasporto pubblico» ha però aggiunto. Migliorano anche i dati sulla quali dell’aria, scendono infatti della metà le città dove i valori per il biossido di azoto superano i limiti di legge, ma continuano i problemi per Milano, Torino e Padova, che per 70 giorni nel 2019 hanno sfiorato il limite massimo di 50 mc/mc di Pm10. In calo anche dell’1% rispetto al 2018 il consumo idrico.

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Chiara Brivio
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