14-12-2022 Francesca Fradelloni 3 minuti

Terremoti, 22 milioni di cittadini a rischio: bonus con valutazione sismica obbligatoria

Nella quinta edizione della Giornata nazionale della prevenzione le proposte per le politiche di contenimento: Fascicolo del fabbricato e contrasto all’abusivismo

Dal 1968 ad oggi, in Italia i terremoti hanno provocato oltre 5mila vittime e sono costati allo Stato oltre 135 miliardi di euro. A rischio sismico il 40% del territorio italiano. Dall’Aquila ad Amatrice, le tristi cronache continuano a riempire le pagine dei giornali ed è per questo che il valore irrinunciabile della cultura della prevenzione del rischio sismico, in un territorio “fragile” come quello italiano, deve essere un pensiero sempre presente di qualsiasi schieramento politico. Al centro della quinta edizione della Giornata nazionale della prevenzione sismica, come correggere e rafforzare le politiche di contenimento di questo pericolo geofisico. Nell’appuntamento annuale promosso da Fondazione Inarcassa, Consiglio nazionale degli Ingegneri e Consiglio nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori, con il supporto scientifico dei principali stakeholder tecnici di riferimento ci si è chiesto come razionalizzare i finanziamenti e i bonus edilizi che ad oggi restano gli strumenti fondamentali per la messa in sicurezza del patrimonio edilizio del Paese.

Una mappa dell’emergenza. Secondo i dati Cresme, infatti, il 40% del territorio nazionale, sul quale insistono circa 22 milioni di cittadini, è ad alto rischio sismico. «Questo significa che dobbiamo fare della cura del territorio un tema prioritario nell’agenda politica del Paese. Per mettere in sicurezza il patrimonio edilizio e abitativo dei cittadini è necessario, innanzitutto, che i futuri bonus diventino misure strutturali fruibili solo dopo una valutazione sismica e statica obbligatoria dell’immobile», spiega il presidente della Fondazione Inarcassa, Franco Fietta. Questa semplice previsione normativa potrebbe impedire di spendere denaro pubblico e/o privato per interventi eco o similari, su immobili a rischio crollo. E spingere il cittadino ad una maggiore consapevolezza sullo stato di salute della propria abitazione e consentire una programmazione degli interventi scevra da speculazioni di sorta.

Infine, occorre includere, ai fini della detrazione fiscale, anche la sola diagnosi sismica degli immobili, a prescindere che si dia seguito ai lavori. Queste e altre proposte rilanciate durante i lavori della giornata utili per l’agenda politica. «Il primo passaggio da fare è quello della classificazione degli edifici sulla base dello specifico rischio sismico. A partire da questi dati, poi, è necessario un monitoraggio costante degli edifici. Serve, infine, una documentazione la più completa possibile sulla vulnerabilità dei fabbricati, in modo da individuare gli interventi necessari per la loro messa in sicurezza. Va in questa direzione l’introduzione del Fascicolo del fabbricato che noi ingegneri chiediamo ormai da tempo. Documentazione che – spiega il nuovo presidente del Consiglio nazionale degli ingegneri (Cni), Domenico Perrini – oltre tutto, aiuta a modulare in maniera corretta i costi delle assicurazioni sui singoli edifici che devono essere commisurati all’effettivo stato dell’immobile. La graduazione degli interventi e assicurazione proporzionale alle condizioni degli edifici sono operazioni possibili solo grazie ad una diagnosi preliminare che, dunque, dovrebbe essere nell’interesse collettivo, in particolare dei cittadini, rendere possibile. Se riusciremo a partire da queste basi sarà poi più facile, da parte del Governo, modulare l’applicazione dei vari bonus edilizi che riteniamo debbano diventare strutturali e vadano distribuiti nel tempo», conclude.

«Grande impulso dovrà essere dato ad una forte azione di contrasto all’abusivismo edilizio che incide pesantemente, aggravandoli, su tutti i maggiori fattori di rischio», interviene Francesco Miceli, presidente del Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori (Cnappc).

Sempre per gli architetti va anche segnalata la rivisitazione dello strumento dei bonus: opportuno sarebbe privilegiare proprio il sismabonus, da mantenere al 110%, nelle aree a maggior rischio sismico. Oltre all'elaborazione, non più rinviabile, del Piano Nazionale di prevenzione del rischio sismico, occorre avviare uno strumento di conoscenza, che è l’introduzione del fascicolo digitale delle costruzioni idoneo a garantire ai cittadini la effettiva consapevolezza delle caratteristiche e delle peculiarità degli edifici in cui vivono e lavorano.

In copertina: ph. © Luca Mazzarella via Flickr

 

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Francesca Fradelloni
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