25-11-2021 Chiara Brivio 5 minuti

A colloquio con Hani Rashid: dare esempi e incidere sui comportamenti, attraverso l’architettura

Rimasto su carta l’intervento di Peccioli, in Toscana lo studio Asymptote firma il nuovo Riva degli Etruschi

Pensare a un’architettura nascosta è un punto molto importante. Non c’è motivo di avere paura di mettere il nostro lavoro dentro la terra.
Hani Rashid

I miei studenti alla University of Applied Arts di Vienna stanno lavorando in queste settimane ad un progetto per proteggere una biblioteca islamica dagli effetti dell’aumento del livello della sabbia del deserto». Per Hani Rashid, architetto, professore e co-fondatore, insieme a Lise Anne Couture, dello studio newyorkese Asymptote Architecture, il binomio ricerca-progettazione è inscindibile. E il ruolo dell’architettura nella vita delle persone non può essere relegato alle semplici costruzioni: la sfida è quella di offrire delle lezioni, di dare esempi per insegnare attraverso ciò che si costruisce. Ma per Asymptote, tra gli studi più avanguardia al mondo per l’attività di ricerca e contaminazione applicata alla progettazione, tecnologia non vuole semplicemente dire progresso e avanzamento, ma anche saper guardare al futuro apprendendo dal passato. E questo soprattutto nel campo della lotta alle catastrofi che verranno a causa del surriscaldamento globale.

«Dobbiamo veramente incidere, aiutare a correggere la traiettoria del cambiamento climatico, riprenderci il mondo – ha spiegato l’architetto, che era in Italia ospite del convegno L’architettura del turismo sostenibile, tenutosi recentemente alla Fondazione Zeffirelli di Firenze e organizzato da Hospitaliter – come architetti abbiamo la responsabilità di segnare il passo, di portare degli esempi concreti a partire dalle lezioni che presentiamo, che si preveda di usare materiali sostenibili, o di essere consapevoli dei consumi energetici, o tornare indietro nella storia a delle idee premoderne di confort e applicarle con maggior successo».

In un paragone, tra le macerie lasciate dalla Seconda guerra mondiale, che hanno rivoluzionato il modo in cui si costruiva, e dal movimento del Werkbund in Germania, Rashid sostiene che «se capiremo che siamo in un’altra guerra, con la pandemia, il surriscaldamento globale, il fallimento della Cop26, potremo creare un nuovo paradigma, come è avvenuto in Germania con il Werkbund. Quello che noi architetti stiamo facendo, e che ad esempio Stefano Boeri sta facendo in Italia, sono dei piccoli test in preparazione di quello che sarà un momento spartiacque. Le giovani generazioni l’hanno già capito e dovranno continuare su questo passo. Forse arriverà il giorno in cui capiremo che dobbiamo radicalmente cambiare il modo in cui costruiamo».


Asymptote Architecture ha firmato lo Yas Marina & Hotel ad Abu Dhabi, lo Arc – River Culture Multimedia Museum di Daegu, in Corea del Sud, e il progetto per il Modern Contemporary Museum dell’Hermitage a Mosca.


In Italia, dopo l’esperienza di Peccioli, non andata a buon fine, lo studio è ora impegnato nel masterplan per il nuovo Riva degli Estruschi, struttura storica dell’Alta Maremma di proprietà della famiglia Lisi, motore di Hospitaliter, che sarà oggetto di un completo restyling in chiave sostenibile da qui al 2025, e che coniugherà agricoltura, turismo e architettura, anche in collaborazione dell’Università di Scienze gastronomiche di Pollenzo di Slow food. E proprio riguardo alla possibilità di poter realizzare esperienze di turismo sostenibile, Rashid sostiene che «è l’opposto di quello che si faceva nei secoli passati con il Grand Tour. È la leggerezza di potersi muovere attraverso l’esperienza turistica, un’esperienza sostenibile che diventa essa stessa materia di conoscenza, un modo di educare».

«L’architettura può essere sublimata e innestata nella natura, anche se questo fa molta paura all’ego degli architetti! – ha commentato ancora Rashid durante il suo intervento al convegno, sul rapporto tra natura e costruito –. Pensare a un’architettura nascosta è un punto molto importante. Non c’è motivo di avere paura di mettere il nostro lavoro dentro la terra». Non un antagonismo, ma una vera e propria simbiosi, che unisce anche arte, cultura e tradizioni gastronomiche locali. E questa visione della materia si riflette anche in diversi degli interventi su cui Asymptote sta lavorando, come per esempio una casa in Brasile dove sul tetto sono già integrati dei pannelli solari, dove viene raccolta e riutilizzata l’acqua piovana e che, al suo interno, racchiude un’oasi naturale completamente invisibile dall’esterno. O anche, una costruzione sperimentale in Olanda, dove lo studio ha lavorato con la stampa 3D, realizzando un prototipo di copertura che raccoglie e incanala l’acqua piovana e che trae ispirazione dalle finestre traforate dell’Alhambra dove «la pioggia crea una musica».

Un futuro in cui anche le moderne tecniche di offsite e prefabbricato potranno giocare un ruolo centrale. «Credo moltissimo nel “prefab”. Basta guardare a quello che è successo nel settore dell’automotive, con le linee di assemblaggio (dfma – progettazione per la produzione e l’assemblaggio in italiano ndr). Possiamo prendere quel modello e adattarlo alla tecnologia delle costruzioni – spiega l’architetto durante l’intervista – ci sono già delle realtà che sono state in grado di automatizzare alcuni aspetti delle metodologie costruttive, approfondendo la conoscenza dei materiali, di quelli più leggeri e di quelli più resistenti, per costruire edifici più olistici, con l’integrazione dell’intelligenza artificiale. C’è un potenziale per rivoluzionare il modo in cui si costruisce». Ma, attenzione, rimarca Rashid, «prefabbricato vuol dire temporaneo, non permanente, perché se lo pensiamo così cadremo negli stessi errori del passato. Ci sono delle parti dell’architettura – continua – che possono avere un ciclo di vita di 20 anni e che poi possono essere smontate, riportate in fabbrica e rimesse in circolo con il riuso. Questa è una seconda rivoluzione, un altro di quei test di cui parlavo prima».

Un test che Asymptote sta portando avanti anche internamente, «abbiamo realizzato dei progetti molto importanti dagli anni ’90 fino ad oggi, ma il nostro atteggiato sta cambiando in modo radicale. Siamo arrivati a un punto di non ritorno, per questo dobbiamo ripensarci anche come società».

In copertina: Hani Rashid

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Chiara Brivio
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