Boom di appalti integrati e di liberi professionisti, i numeri del 2023

14-02-2024 Francesca Fradelloni 2 minuti

Servizi di ingegneria e architettura sotto la lente del Cni: mercato stabile, ma fine della crescita

Importi a base d’asta dimezzati e una spinta determinante degli appalti integrati, un aumento della quota di gare aggiudicate dai liberi professionisti e concorsi che mantengono lo stesso peso rilevato negli ultimi due anni. Sono queste le novità emerse dall’ultimo report del Centro studi del Consiglio nazionale degli ingegneri (Cni).

Quello degli appalti integrati è un salto che fa quadruplicare gli importi rispetto al 2022, passando da 502 milioni a oltre 2 miliardi di euro, nonostante tutto, dopo il boom degli ultimi anni, il mercato dei servizi di architettura e ingegneria sembra avviarsi verso una relativa stabilità. Infatti, nel corso del 2023 le stazioni appaltanti hanno pubblicato bandi di gara per un importo complessivo di oltre 41 miliardi, di questi circa 3,8 sono relativi ai servizi di ingegneria e architettura, un dato in linea con quello dell’anno precedente.


I dati diffusi attestano l’esaurimento della fase di crescita anche in conseguenza della fine dell’effetto dei bonus edilizi, ma con una stabilizzazione del mercato non scontata.


Sull’incremento degli importi destinati ai servizi di ingegneria degli appalti integrati interviene Angelo Domenico Perrini, presidente del Cni. «Il dato – spiega – è certamente lusinghiero, anche perché contribuisce in maniera non secondaria alla tenuta di questo mercato. Tuttavia, continuiamo a manifestare le nostre perplessità verso il ricorso esteso a questo strumento, stante la nostra preoccupazione sul possibile venir meno dell’autonomia del progettista e della necessaria e indispensabile distinzione tra chi progetta e chi realizza. Il risultato della applicazione dell’appalto integrato indiscriminato potrà comunque essere valutato appieno a valle della realizzazione delle opere dopo aver verificato costi durata e qualità dei lavori eseguiti».

È chiaro che l’istituto dell’appalto integrato, ha ritrovato un ampio utilizzo dopo l’entrata in vigore del decreto Sblocca Cantieri prima e del decreto Semplificazioni bis poi, grazie soprattutto alla spinta economica innescata con il Piano nazionale di ripresa e resilienza i cui fondi sembra siano stati pienamente sfruttati.

Tra le pieghe del rapporto emergono particolari interessanti. Ad esempio, rispetto all’anno precedente è aumentata la quota di gare aggiudicate dai liberi professionisti, ma soprattutto gli importi relativi che passano dal 2,7% all’11,4% del totale. Inoltre, l’importo medio appannaggio dei professionisti è più che raddoppiato rispetto ai livelli pre-Covid toccando quota 78mila euro.

Rispetto al 2022, nel 2023 risulta in crescita la quota di gare aggiudicate (dal 34% al 42,7%), ma ancora più interessante la situazione relativa alle gare con importo a base d’asta inferiore a 140mila euro dove i liberi professionisti si aggiudicano i due terzi delle gare e degli importi. Nella fascia compresa tra 140mila e 215mila euro la percentuale delle gare affidate ai liberi professionisti scende al 25% e la distribuzione degli importi al 26%. Le gare con importo superiore a 215mila euro, come prevedibile, sono largamente appannaggio delle società e il ruolo dei liberi professionisti è quasi inesistente: le società si aggiudicano infatti il 58,7% delle gare e oltre il 67% degli importi, mentre le corrispondenti quote per i liberi professionisti sono pari, rispettivamente, all’8% delle gare ed appena il 3,3% degli importi. Infine, anche nel 2023 è confermato il trend in discesa per il valore medio dei ribassi di aggiudicazione in atto dal 2020, che raggiunge nel 2023 il 21,7%, minimo valore raggiunto negli ultimi 10 anni. In calo anche il ribasso massimo, che si assesta all’83,3 per cento.

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Francesca Fradelloni
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