27-06-2023 Redazione 3 minuti

Cresme: Opere pubbliche trainate dal Pnrr

La filiera può rafforzarsi con sostenibilità e digitalizzazione

Da un contesto difficile le imprese devono puntare a uscire rafforzate: è la classica lezione dell’economia di mercato. Vale anche nell’edilizia, in cui «i driver della sostenibilità, coniugata nelle sue diverse forme e sospinta dalle norme europee, e della digitalizzazione, stanno chiamando il settore delle costruzioni a farsi carico di una nuova responsabilità: collocarsi alla testa del processo di innovazione». Il precetto viene dal XXXIV Rapporto congiunturale e previsionale di Cresme. Rapporto che prende in esame alcuni elementi globali che impattano sul settore.

«Anche il ridursi delle risorse globali renderà il cambiamento necessario. Interoperabilità, trasparenza, filiere collaborative, trasferimento di tecnologie, riduzione del costo dell’errore si tradurranno in un aumento di produttività; – sostiene il documento – la capacità di misurare i propri modelli di offerta, i processi produttivi e i propri prodotti sul piano della sostenibilità ambientale e economico-sociale si trasformerà in uno standard di mercato sempre più ampio. Oggi, più di sempre, occorre pensare a cosa accadrà nei prossimi due-tre anni ma, soprattutto, a cosa accadrà nei prossimi dieci: abbiamo davanti un periodo di grandi trasformazioni».

Gli scenari. Il rapporto Cresme arriva in un momento particolare, segnato dalla fine del Superbonus 110%, dall’inflazione, dalle fibrillazioni del Pnrr che però sta già dando delle “vitamine” all’economia italiana. E ci dice che il mercato della riqualificazione edilizia sta frenando, come del resto quello immobiliare. Che i cassetti fiscali abbondano di crediti complicati da collocare, che le opere pubbliche sono in una fase espansiva fuori dal comune. Ma anche che il climate change influisce sugli scenari di mercato e rende indispensabile ripensare il modo di agire. Il mercato delle costruzioni, secondo Cresme, ha iniziato la sua fase di frenata degli interventi sul patrimonio esistente: dopo un primo trimestre 2023 ancora positivo, la riqualificazione mostra i primi chiari segnali di correzione, che sarà significativa, ma contenuta nel 2023 e ben più forte nel 2024.

Anche il mercato immobiliare mostra segni di frenata: inflazione, tassi di interesse in salita e politica monetaria raffreddano la domanda. In particolare, quell’importante parte del mercato residenziale che ha bisogno dei mutui bancari. Le dinamiche del mercato stanno peraltro causando in molte parti del Paese una nuova questione abitativa che riguarda la mancanza di offerta di case in affitto, che spinge in alto i canoni.


Si registra, inoltre, una forte asimmetria tra i costi di costruzione, ancora in crescita, e i prezzi delle abitazioni usate, retaggio di un ciclo immobiliare su cui serve fare chiarezza.


Quanto agli effetti della fine del Superbonus, si notano quelli del blocco della cessione dei crediti: il nodo dei “cassetti fiscali” riempiti e da collocare rende una parte della eccezionale crescita dei fatturati del 2022 una crescita su carta con forti problemi di liquidità. Una situazione che, rimarca il Cresme, rischia di innescare l’aumento dei fallimenti, specie il prossimo anno, e del contenzioso tra impresa e utente finale, ma fa sentire scosse telluriche lungo tutta l’articolata filiera delle costruzioni. Tuttavia, l’eccezionale fase espansiva delle opere pubbliche, spinta soprattutto dal Pnrr, non solo va avanti, ma accelera, per quanto le ingenti risorse in gioco stiano mettendo a dura prova la capacità realizzativa del Paese. Si tratta infatti di dimensioni “fuori scala” per la nostra storia. Un’occasione di modernizzazione da non fallire, per evitare ricadute pesanti sulla fiducia e, soprattutto, sulla tenuta dei conti italiani.

Su queste situazioni contingenti incombono poi dinamiche globali: i due anni di siccità hanno lasciato il posto a un’eccezionale e prolungata stagione di piogge intense che hanno causato la drammatica alluvione in Romagna, ma che già nell’autunno del 2022 avevano colpito le Marche. In un modo o nell’altro, siccità o alluvione – sottolinea il Cresme –, c’è la conferma di un cambiamento climatico che incide sulla nostra vita, impone di ripensare il nostro modo di agire. E di fare impresa.

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