10-03-2017 2 minuti

Da rifiuto a materia prima, alleanze verso l’economia circolare

Burocrazia, illegalità e ritardi legislativi, la svolta anche con il network tra imprese

Il riciclo non riguarda solo cemento armato, mattoni e asfalto, ma anche telai di finestre, vetro, cavi di circuiti elettrici, tubazioni e ceramiche. Diversi gli ostacoli: la burocrazia, la diffusa illegalità, i gravi ritardi legislativi

Sul fronte del riciclo dei materiali edili, la distanza tra l'Italia e gli altri principali paesi europei è enorme. Nel nostro Paese solo il 10% dei rifiuti prodotti dal settore edilizio viene recuperato, mentre il 90% finisce in discariche illegali, o, comunque, smaltito in modo non indifferenziato. Numeri che colpiscono soprattutto se accostati a quelli di paesi come Germania, Olanda e Belgio, dove la capacità di recupero sfiora addirittura il 90%.

Per trovare le cause di questo gap e analizzare gli aspetti normativi, tecnici ed economici legati all'Economia Circolare, istituzioni, esperti e associazioni di categoria si sono incontrati al convegno "Edilizia e Infrastrutture: i rifiuti come materie prime", organizzato il 9 marzo dalla Commissione Bicamerale d'inchiesta sui rifiuti e dal Centro Materia Rinnovabile alla Camera dei Deputati.

All'evento hanno partecipato, tra gli altri, il Presidente della Commissione d'inchiesta sui rifiuti Alessandro Bratti, il direttore generale del ministero dell'Ambiente Mariano Grillo, Gianni Silvestrini del Centro Materia Rinnovabile e Renato Gavasci del Consiglio superiore lavori pubblici.

Per l'edilizia, il riciclo non riguarda solo cemento armato, mattoni e asfalto, ma anche telai di finestre, vetro, cavi di circuiti elettrici, tubazioni e ceramiche. Tutti rifiuti che, se inseriti in un corretto sistema di recupero, potrebbero diventare nuovamente materia prima. Ma ci sono diversi ostacoli che rendono questa strada ancora molto tortuosa: la burocrazia, che con procedure troppo complesse finisce spesso per mettere fuori mercato proprio le imprese più piccole e virtuose; la diffusa illegalità, con la concorrenza sleale delle imprese che lavorano in nero e l'utilizzo delle discariche illegali; la presenza di 4.800 cave che estraggono a buon mercato rendendo fortemente antieconomico l'acquisto di materiale riciclato; ancora, i gravi ritardi legislativi, a partire da quello dei decreti End of Waste, che dovrebbero stabilire il confine tra materiali immediatamente riutilizzabili e quelli che vanno considerati rifiuti.    

Delle soluzioni, però, sono già state individuate e i tempi per metterle in atto dovrebbero essere relativamente brevi. Le hanno proposte nel corso del convegno le associazioni del settore, tra cui Ance, Anaepa, Anpar, Atecap Cna e Confcooperative, e vanno dall'utilizzo dei macchinari di lavorazione degli inerti per la trasformazione di materiali da demolizione in materiali immediatamente riutilizzabili, alla creazione di un network tra le imprese della filiera, utile per collaborare alla ricerca di soluzioni tecniche e coordinarsi sulle razionalizzazioni economiche.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
Articoli Correlati
  • Diversificazione, industrializzazione dei processi e organizzazione. Chi è Dba Group

  • A Milano una high line come a New York, il futuro secondo FS Sistemi Urbani

  • Castel Sant’Angelo avrà il sottopasso: lavori del Giubileo al via ad agosto

  • Bando Futura, deamicisarchitetti firma l’Itis Leonardo da Vinci di Parma