27-03-2023 Silvia Rovere 4 minuti

I fattori di competitività per Roma, sotto la lente di Assoimmobiliare

Città dei 15 minuti e l'importanza della filiera

Il real estate e le attività ad esso connesse rappresentano un’industria di valore sistemico per il nostro Paese: la filiera immobiliare valeinfatti circa il 20 per cento del Pil italiano.
Una filiera che negli ultimi 20 anni è stata caratterizzata da un processo di grande crescita e da un profondo rinnovamento: all’inizio degli anni 2000, il settore delle costruzioni valeva il 10% del Pil italiano e i servizi immobiliari – dall’asset management, alla valutazione, dall’advisory all’intermediazione – costituivano una parte residuale, inferiore al 5% del Pil. Oggi, l’importanza dei servizi immobiliari è cresciuta significativamente e il mercato è più maturo:


Il valore della filiera dei servizi rappresenta il 13% del prodotto interno lordo, con più di mezzo milione di addetti in Italia.


Gli investitori immobiliari, dunque, sono soggetti professionali con cui è possibile, nel quadro di un dialogo costruttivo con le amministrazioni pubbliche, condividere obiettivi e soluzioni in grado di contribuire al miglioramento delle nostre città.

Negli ultimi anni, nelle principali capitali europee sono emersi importanti esempi di dialogo costruttivo, capace di attirare investimenti e know how. Una caratteristica comune del rapporto tra investitori privati e amministrazioni pubbliche è rappresentato dal riconoscimento dei nuovi paradigmi che guidano il rinnovamento della vita urbana.

Si parla spesso, infatti, della città dei 15 minuti, ovvero il tempo di spostamento massimo entro il quale le persone possono accedere ai servizi più importanti. In quest’ottica, uno sviluppo fatto di quartieri dormitori, zone industriali ed esclusivamente residenziali, va esattamente all’opposto di questa direzione.
Nelle diverse aree della città dovranno coesistere diverse funzioni che possano garantire semplicità di accesso ai servizi, vivacità e sicurezza al quartiere. Questo tema non riguarda solo possibili soluzioni di programmazione urbanistica, ma rappresenta anche una grande occasione per immaginare un’ottica di migliore vivibilità per i cittadini.

Le forme di regolamentazione “rigide” appaiono quindi in contrasto con quanto viene riflesso dalle richieste del mercato. Negli ambiti di rigenerazione urbana occorrerà, insieme agli operatori professionali e agli investitori valutare bisogni e richieste del mercato sulla scelta di quali funzioni allocare nei buildings. L’indifferenza funzionale rappresenta una risposta efficace a questa sfida, utile per una pianificazione urbanistica più moderna ed efficiente. Pensiamo alla crescita di soluzioni ibride come il co-working e il co-living, dove all’interno dello stesso complesso devono fondersi esigenze diverse.
Ciò non significa poter fare “di tutto” con gli edifici; è ruolo essenziale delle amministrazioni pubbliche definire gli indirizzi nella concessione dei permessi – pensiamo ad esempio a dove e quali funzioni pubbliche necessarie inserire – e lasciare dall’altro lato che il mercato risponda efficientemente ai nuovi bisogni delle persone. Un’ulteriore necessità delle città del futuro riguarda la ricucitura delle fratture urbane.

La rigenerazione è lo strumento in grado di dare risposte alle nuove esigenze sociali e abitative espresse da giovani famiglie, studenti, cittadini anziani e cittadini meno abbienti. Rappresenta l’occasione per accompagnare le trasformazioni del lavoro e dei luoghi di lavoro, ripensando e innovando il vastissimo patrimonio immobiliare che accoglie gli uffici pubblici e privati, in larga parte architettonicamente e tecnologicamente superati e pertanto inadeguati alle esigenze degli enti, delle imprese e dei loro dei lavoratori, sotto i profili dell’organizzazione degli spazi, dell’efficienza energetica, della sicurezza e delle infrastrutture tecnologiche disponibili.

Le aree geografiche e le città dotate di moderne ed efficaci regolamentazioni volte a favorire la rigenerazione urbana sono quindi in una posizione di forte vantaggio competitivo e capaci di tradurre in realtà le condizioni teoriche di investimento e di rilancio dei quartieri.

È obiettivo comune, per il futuro della città di Roma, avere una città policentrica, ricca di servizi, ambientalmente sostenibile, sana, attrattiva su scala internazionale, bella in tutti i suoi quartieri, aggregante e inclusiva, che investa nello spazio pubblico, quale risorsa per favorire la socialità delle comunità insediate.
Negli ultimi 15 anni abbiamo assistito a una città che ha faticato a tenere il passo con gli altri grandi capitali europee, che rinunciato ad importanti opportunità di rilancio – come, ad esempio, l’organizzazione delle Olimpiadi del 2024 – e che non è riuscita ad attrarre gli investimenti di cui la città ha fortemente bisogno.

Tuttavia, è pur vero che Roma ha sempre mostrato dei buoni fondamentali come i grandi flussi turistici, l’enorme offerta culturale e universitaria, il grande prodotto interno lordo fino alla riconosciuta qualità della vita e al suo clima.

Roma rimane ai primi posti al mondo per notorietà e attrattività; è tra i comuni più verdi d’Europa, con un consumo di suolo limitato al 23,7 per cento, di gran lunga inferiore rispetto alle città paragonabili, la qualità dell’aria è migliore delle grandi metropoli europee eccetera. I dati testimoniano anche che Roma è anche una città sicura, con un’incidenza di delitti contro la persona tra i più bassi.

Tutti questi fattori aiutano a comprendere come Roma sia potenzialmente una città ideale per vivere e per accogliere le sedi di grandi aziende. Oltre alla posizione strategica, con collegamenti aerei e su ferro efficienti e ben dimensionati, ha un ottimo rapporto qualità prezzo per immobili in locazione, un’offerta di professionalità qualificate garantita dai tanti atenei con molteplici specializzazioni. Così come accessibile e profittevole è il mercato immobiliare anche per gli investitori.


A Roma sono sufficienti vent’anni per ripagare un investimento immobiliare standard con il reddito da locazione, a fronte di periodi ben più lunghi in città come Berlino, Parigi, Madrid o Londra, dove si possono superare anche i trent’anni.


La città ha di fronte importanti eventi che la vedranno protagonista: il Giubileo del 2025 e la candidatura all’Expo del 2030 rappresentano un’occasione per trasformare la città e renderla protagonista del prossimo decennio.

Certo, le sfide restano impegnative, a partire dagli investimenti sulla mobilità e la possibilità di avviare nuovi e coraggiosi progetti di rigenerazione urbana – anche per affrontare i nodi irrisolti delle periferie – ma i fattori di competitività ci sono e sono importanti, ed è utile sottolinearli e valorizzarli.

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Silvia Rovere
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