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27-04-22   I   Fabrizio Di Ernesto | Lettura : 4 Minuti

Il futuro delle periferie legato alla transizione ecologica

Bisogni ambientali e sociali richiedono soluzioni che tengono insieme governance e partecipazione
L

a transizione ecologica passa anche dalle periferie e dal loro futuro. Per riuscire ad ottenere i risultati auspicati però è necessaria una maggiore programmazione territoriale oltre ad una politica integrata e pubblica pronta ad investire su settori chiave e interventi non più procrastinabili come l’efficientamento energetico, la mobilità sostenibile, la riqualificazione degli spazi urbani e del verde, il contrasto della povertà energetica ed educativa.

Questo il bilancio emerso dal convegno organizzato da Legambiente, Forum disuguaglianze e diversità e Forum del terzo settore che si è tenuto a Roma martedì 26 aprile.

Le periferie da sempre sono il luogo in cui si intrecciano, con più evidenza, le disuguaglianze ambientali e sociali, ma anche il contesto in cui negli ultimi anni si è insediato un importante attivismo sociale e culturale, con significativi momenti e processi di innovazione sociale, civica e ambientale. Oggi i fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) offrono una grande opportunità per poter dar seguito e accelerare questo risveglio e proprio per questo è basilare non perdere questa possibilità. Proprio sull’utilizzo dei fondi europei si è concentrato Enrico Giovannini, ministro delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili, nel suo intervento in cui ha spiegato: «Non possiamo guardare soltanto da adesso alla fine del Pnrr. Va gestita una transizione che, in alcune città, comporterà tanti problemi, ad esempio per quanto riguarda la mobilità, da determinare una reazione potenzialmente negativa da parte dei cittadini. Alcune città avranno nei prossimi quattro anni una quantità di lavori pubblici a cui non sono abituate. Il rischio è che si “piantino” fisicamente», temendo quindi che i cittadini possano stancarsi nonostante questa sia una grande opportunità «per un cambiamento determinante, abbinato ad altri aspetti, e con ricadute dirette sul cambio drastico di comportamenti e abitudini». 

Va gestita una transizione che, in alcune città, comporterà tanti problemi, ad esempio per quanto riguarda la mobilità, da determinare una reazione potenzialmente negativa da parte dei cittadini. Alcune città avranno nei prossimi quattro anni una quantità di lavori pubblici a cui non sono abituate. Il rischio è che si “piantino” fisicamente

Enrico Giovannini, ministro delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili

«Insieme agli altri partner presenti - ha commentato Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente - vogliamo aprire un tavolo di confronto per rilanciare le periferie come luoghi in cui la transizione ecologica può partire con il piede giusto, nel nome della giustizia climatica». 
Per Vanessa Pallucchi, portavoce del Forum del terzo settore: «Le periferie urbane sono il luogo dove le disparità sono più evidenti, con la crescita di emarginazione e con forme di degrado sociale. È necessario dar vita ad un percorso che metta al centro, e intrecci profondamente, i bisogni ambientali e quelli sociali per costruire un ragionamento e prime proposte per una transizione ecologica inclusiva che non lasci indietro nessuno, e nessun territorio».

Il co-coordinatore del Forum disuguaglianze e diversità, Fabrizio Barca, da parte sua ha proposto di guardare sì ad esperienze virtuose ma di estrarre da queste «i tratti di un’azione di sviluppo da portare a sistema. Esiste un metodo nuovo fatto di co-programmazione, partecipazione anche dei più vulnerabili, confronto anche acceso ma ragionevole di saperi locali e globali, capacità di trovare compromessi, che prorompe da quelle esperienze e dalla ricerca. Lo si apprenda nei centri di governo e lo si metta al servizio di un paese che è pronto».

Nel corso del convegno sono stati ricordati anche alcuni esempi positivi legati alle periferie tra cui l’esperienza della comunità energetica e solidale di Napoli est, promossa da Legambiente Campania insieme alla Fondazione famiglia di Maria e realizzata grazie al finanziamento di Fondazione con il Sud. Una rete costituita da quaranta famiglie che, grazie alla realizzazione di un impianto fotovoltaico produrranno insieme energia, dividendo il ricavato come supporto concreto alla povertà energetica in uno dei quartieri più complessi di Napoli, San Giovanni a Teduccio. 
Ricordato anche l’esempio di rigenerazione ambientale e culturale del Parco di Pitagora, situati nella periferia sud-est della città di Crotone e gestiti dal Consorzio Jobel: diventati il grande polmone verde del capoluogo, sono un vero e proprio museo all’aperto dedicato al noto matematico, con varie sculture raffiguranti calcoli, teoremi e scoperte. 

In copertina: Parco di Pitagora © Jobel.org

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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