03-06-2014 Paola Pierotti 1 minuti

Il Regno Unito ha fatto una gara per scegliere il suo curatore

Una competizione aperta, una fase di preselezione e un rimborso spese: così Vicky Richardson ha scelto FAT e Crimson

“Dal momento che i lavori della giuria per questa Biennale sono iniziati prima del solito, abbiamo deciso di spendere in modo produttivo il tempo guadagnato, dando la possibilità ai due team di sviluppare le idee, e alla giuria di ponderare meglio la scelta”

Vicky Richardson

A differenza di quello che accade in altri paesi (come l’Italia ad esempio, dove nel 2014 il curatore Cino Zucchi è stato scelto solo sei mesi prima dell'inizio della kermesse veneziana), in Gran Bretagna la scelta del curatore del padiglione nazionale per le mostre d'Arte e di Architettura avviene attraverso una competizione.

A maggio 2013 era stata lanciata una campagna di candidature, aperta, e il 5 luglio una commissione tecnica ha selezionato due proposte, sviluppate rispettivamente da David Knight/Oliver Wainwright/Finn Williams e FAT/Crimson/Owen Hatherley. Ad entrambi i gruppi è stato dato come incentivo un premio di 750 sterline e si è chiesto di sviluppare ulteriormente la proposta, in modo tale da offrire alla commissione ulteriori elementi per scegliere il progetto più adatto per il padiglione 2014.

“Siamo molto contenti per l’alto livello di interesse e partecipazione avendo ottenuto 48 candidature. E dal momento che i lavori della giuria per questa Biennale sono iniziati prima del solito – ha commentato Vicky Richardson, Director of Architecture, Design, Fashion, British Council e presidente della commissione, in occasione della preselezione – abbiamo deciso di spendere in modo produttivo il tempo guadagnato, dando la possibilità ai due team di sviluppare le idee, e alla giuria di ponderare meglio la scelta”.

La sfida è stata vinta dagli inglesi FAT e dagli olandesi Crimson. In questo team inizialmente c’era anche Owen Hatherley, scrittore, autore e giornalista. Ma in fase di sviluppo del progetto, dopo soli pochi giorni dalla nomina, Hathweley ha lasciato i colleghi “a causa di differenti visioni sui contenuti” come ha dichiarato alla stampa locale, pur continuando a contribuire per i contenuti del catalogo e in altri eventi collegati con la Biennale. La divisione di vedute riguardava la scelta dei riferimenti necessari per descrivere i tratti salienti del dopoguerra in Gran Bretagna. “Volevo una mostra più polemica – ha detto Hatherley – mi volevo occupare delle conseguenze della politica di quegli anni. Sono sicuro sarà una mostra interessante – ha detto – solo non è quella per cui mi volevo impegnare”.

Approfondimento PPAN.

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Paola Pierotti
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