30-06-2023 Luigi Rucco 3 minuti

L’allarme di Cobaty: troppe norme, a rischio la qualità del costruito

All’evento promosso dall’associazione interprofessionale è emersa la necessità per gli addetti ai lavori di farsi sentire in sede Ue

Le norme sono un peso o un’opportunità? Seguirle mette il professionista nella condizione di garantire qualità all’utente finale? A queste domande ha cercato di rispondere l’evento promosso da Cobaty “La qualità delle costruzioni alla luce delle diverse nuove normative. Un approccio interprofessionale”, tenutosi nella sede milanese di Assimpredil, organizzato in collaborazione con Ance Milano Lodi Brianza e l’Ordine degli architetti Ppc della Provincia di Milano. Ne è emerso che gli addetti ai lavori non possono sottrarsi al loro ruolo di “guida”, ma anche che dovrebbero trovare il modo di fare un legittimo lobbying là dove tutto si decide: cioè a Bruxelles.

Un momento di discussione e confronto, quindi, per riuscire a dare un panorama completo ed esaustivo all’approccio del costruire, dall’ideazione fino alla realizzazione del progetto.

Tanti punti di vista differenti provenienti da settori diversi per l’appuntamento voluto da Cobaty, associazione internazionale interprofessionale per le costruzioni, l’urbanistica e l’ambiente.

«Siamo i primi responsabili della qualità del mondo del costruito, non possiamo permetterci di scaricare le responsabilità verso gli altri. Qui raccolti ci sono urbanisti, architetti, ingegneri, costruttori e tutti gli altri settori che realizzano ogni giorno progetti proiettati al futuro. La qualità del costruito oggi passa attraverso un monitoraggio giornaliero delle iniziative a livello europeo, dove si prendono delle decisioni che influenzano concretamente il nostro mondo», ha dichiarato Giovanni Bottini, presidente Cobaty International.


Un invito a non subire passivamente il quadro normativo: per questo è necessario che il mondo delle costruzioni riesca a dare il proprio apporto propositivo e correttivo.


Un esempio per tutti è il momento in cui le norme sono pensate e varate in sede Ue, da cui poi discendono le singole norme nazionali. Si capisce dunque che sarebbe importante, proprio in questa fase, fornire l’apporto di esperienza e capacità propositiva ai funzionari così da riuscire a trovare una mediazione che rappresenti un vero contributo alla qualità del costruito.

«Si parla tanto del mercato italiano, ma per noi il mercato è a livello europeo. Oggi abbiamo un problema di indicazione date dall’Europa e riportate a livello nazionale, regionale e comunale: questo, ad esempio, spiazza un investitore estero che viene in Italia. Non servono tanto delle linee guida ma delle regole universali, semplici e snelle, perché il mercato diventi realmente globale ed europeo», ha dichiarato Luca Bigliardi, presidente Fiabci. Succede infatti che le numerose nuove norme a livello urbanistico, normativo, legale, assicurativo, finanziario e internazionale (Ue), si accavallino e finiscano per influire sulla qualità finale del prodotto, che ricade soprattutto sui professionisti.

«L’Ordine degli architetti resta un punto di riferimento per capire e comprendere le norme, che devono rappresentare un aiuto e non una gabbia. La piattaforma Dimmi, attivata dal 2019 dall’Ordine di Milano, è uno strumento di supporto per i professionisti e vuole dare risposta a una serie di quesiti complessi e articolati, con una media di 14mila accessi mensili. Stiamo coinvolgendo anche altri enti istituzionali, come ad esempio il Comune di Milano, per permettere una diffusione sempre più ampia e capillare e farlo diventare uno strumento di raccolta completo per i professionisti. Considerando che l’atto del costruire non è riservato a un solo professionista, si avverte la necessità di fare un punto interprofessionale per affrontare in modo coordinato e condiviso l’argomento», ha dichiarato Federico Aldini, Presidente dell’Ordine degli Architetti di Milano.

Servono quindi un lavoro di semplificazione normativa e una maggiore linearità nella legislazione edilizia e urbanistica. Una rivoluzione copernicana a cui il nostro Paese non è ancora pronto. La complessità sta nel mettere insieme regole, mercato e desiderata di chi vivrà gli spazi. Francesca Zirnstein, direttore generale di Scenari Immobiliari, ha detto che «costruire è un gesto di memoria e bellezza, ma spesso gli obiettivi di grande respiro rischiano di imbrigliarci nel presente. Il 70 per cento delle abitazioni in Europa è inefficiente, questo è il dato da cui partire. Le norme devono essere uno stimolo per utilizzare le nostre competenze e trasformarle in valore aggiunto per la qualità del costruito».

© RIPRODUZIONE RISERVATA
Luigi Rucco
Articoli Correlati
  • L’architettura inclusiva trionfa al Mies 2024, premiati Gustav Düsing & Max Hacke

  • Una città della prossimità “materiale e culturale”. Come sta cambiando Porto

  • Anci e Cni insieme per la rigenerazione urbana

  • Confindustria: “Crescita boom nel 2023 trainata dalle abitazioni”