Lap Architettura, dal sisma de L’Aquila alla progettazione partecipata

26-03-2024 Luigi Rucco 4 minuti

Intervista ai tre founder dello studio abruzzese che affianca i comuni per intercettare i fondi del Pnrr

C’è un modo di fare architettura che parte dal territorio, dove prima della progettazione si dà spazio alla partecipazione, al legame con le persone e le loro relazioni. È l’esempio dello studio Lap Architettura, fondato nel 2015 da tre soci, Daniel Caramanico, Federico Sorgi e Simone Esposito e che ora conta sette collaboratori, tra architetti e ingegneri, più un gruppo di consulenti esterni che completano il progetto, dalle strutture agli impianti. Una realtà che parte da lontano: «Abbiamo studiato nella stessa università e dopo il terremoto del 2009 abbiamo deciso di fondare una associazione no profit, attualmente ancora operativa sul territorio che si chiama Viviamolaq, con la volontà di dare un piccolo contributo alla ricostruzione della comunità. Il progetto era stato bocciato da tutti i professori universitari e da lì abbiamo deciso di dar vita a questa associazione», dichiara Caramanico.


«All’inizio la voglia dopo il terremoto era quella di scappare da un territorio che non sentivamo più nostro perché ci destabilizzava e ci incuteva timore,


come sempre accade dopo un terremoto. Pochi secondi di terremoto spazzano via secoli di storia e intere comunità. Legami di amicizia e di vicinato che si interrompono come la routine della vita.


Vivendo queste sensazioni abbiamo capito che la base del nostro lavoro doveva essere far tornare insieme le persone. Questa paura l’abbiamo trasformata in opportunità,


riempiendo i vuoti lasciati dal sisma con spazi di aggregazione. Abbiamo trascorso 3 mesi con la popolazione dei vari map (moduli abitativi provvisori) per capire cosa volessero realmente le persone e abbiamo capito come per noi l’architettura non sia solo un segno ma abbia una responsabilità sociale».

Nel 2015 inizia il lavoro del laboratorio di architettura partecipata (da qui l’acronimo dello studio), con un progetto con l’architetto Mario Cucinella sempre sul tema della ricostruzione. Un percorso di architettura partecipata che ha portato alla progettazione e realizzazione della scuola dei desideri di Pacentro, sempre in provincia dell’Aquila. Per il progetto Lap si è occupato dal progetto preliminare fino all’esecutivo, proseguendo con la direzione artistica prima dell’apertura che dovrebbe essere fissata nella primavera del 2024.

La scuola di Pacentro ©LAP architettura

«Abbiamo voluto mantenere la definizione di laboratorio come richiamo ai nostri primi passi nell’architettura, rifacendoci ai laboratori di ascolto e autocostruzione con le comunità. Ci piace vedere l’architettura come una disciplina non solo tecnica ma quasi umanistica, in grado di generare benessere attraverso la bellezza e permettere la ricostruzione del territorio. Siamo rimasti nel nostro territorio perché negli anni abbiamo collaborato con persone, prima che con amministrazioni, con cui si è stabilito un rapporto autentico. In Abruzzo c’è un terreno fertile in cui c’è bisogno di architettura», prosegue Caramanico.

«Cerchiamo sempre di allargare le maglie del progetto attraverso una rete di professionisti quali sociologi, antropologi e paesaggisti. Durante la fase di ascolto abbiamo diversi dati quantitativi ma con poche letture qualitative, che poi si traducono nel concreto in forme e materiali. Per questo, ad esempio, la figura del sociologo può farci fare un ulteriore step. Ogni progetto è una bolla che vive una propria storia, dove amministrazioni, progettisti e popolazione devo essere sintonizzati per risultare un’unica realtà», specifica Sorgi.

Nel 2017 Studio Lap ha iniziato la collaborazione per la scuola di Sora, in provincia di Frosinone. In questi mesi è stato consegnato il progetto esecutivo per la scuola del futuro immaginata da Renzo Piano e sviluppata dal team G124, il gruppo di lavoro sulle periferie organizzato dallo stesso architetto e senatore a vita. Un intervento che si pone come accentratore di attività pubbliche e simbolo di sperimentazione didattica e architettonica, visto che la scuola è situata su un territorio ad alto rischio sismico e idrogeologico.

La scuola di Sora ©LAP architettura

Dalle parole dei tre soci appare inoltre evidente come Lap Architettura abbia avuto la capacità non solo di intercettare le esigenze del territorio, ma anche di farsi promulgatore di iniziative presso i singoli comuni per intercettare i fondi del Pnrr. «La nostra gavetta è stata quella di creare una rete di relazione con i comuni locali che ci hanno permesso di fare piccoli interventi da cui poi sono scaturiti questi ultimi più importanti. Noi studiamo tanto le leggi di bilancio e i finanziamenti.


Negli anni ci siamo proposti alle pubbliche amministrazioni e ai piccoli comuni che, molto spesso, non hanno un organico tale per intercettare questi fondi», dice Esposito.


In questo contesto vede la luce Talea, centro polifunzionale per famiglie a Ripa Teatina, in provincia di Chieti. Il progetto trae ispirazione dal contesto in cui nasce il comune abruzzese, circondato da alture a ridosso della costiera adriatica, e ospiterà spazi dedicati all’accoglienza e ludico/creativi per l’infanzia, laboratori e anche un’area per l’allattamento e per il sonno. L’opera è stata finanziata con i fondi del Pnrr per 1,7 milioni di euro e la fine dei lavori è prevista per l’autunno del 2024.

«Col Pnrr abbiamo lavorato con 55 comuni abruzzesi, finanziando più di 40 progetti. Questo modus operandi ci ha permesso di allargare la nostra rete. Così nasce il progetto Talea a Ripa Teatina, un’avventura che durante il periodo pandemico non ci ha permesso di avviare un progetto vero e proprio di ascolto e per questo il confronto con l’amministrazione e gli enti coinvolti è stato molto più serrato. L’idea nasce dalla voglia di immedesimarsi in un paesaggio così suggestivo, fatto di colline colorate e sinuose, di vigneti che cambiano col passare delle stagioni. Un mantello morbido che contiene tante funzioni necessarie al territorio, non solo di Ripa Teatina ma di tutti i paesi limitrofi. Una grande piazza coperta dove organizzare eventi e laboratori, ma anche un contenitore per spazi di assistenza sociosanitaria», conclude Caramanico.

In copertina: TALEA, render ©LAP architettura

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Luigi Rucco
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