Oice: nel 2021, 2mila milioni di euro è il valore dell’engineering made in Italy all’estero

27-10-2021 Francesca Fradelloni 3 minuti

L’ingegneria italiana cresce all’estero, con la leva del “sistema Paese”

C’è una grande crescita delle catene di valore, noi dobbiamo strutturare la politica di investimenti pubblici e privati per reggere con i due giganti Usa e Cina.
Vincenzo Amendola

L’analisi macroeconomica ci consegna una prospettiva espansiva che non vedevamo in Italia da decenni: cresce la presenza delle società di ingegneria italiane all'estero. Grandi opportunità per la ripresa concreta del nostro Paese: aumenta la domanda, le proiezioni sono più elevate del mondo pre-pandemico, ma bisogna essere capaci di cogliere le occasioni di questo speciale periodo storico. Nel Rapporto estero Oice 2021 sulla presenza delle società di ingegneria, architettura e consulenza tecnico-economica all’estero, presentato nella sede dell'Istituto per il commercio estero (Ice) di Roma, il conforto dei numeri. Un quadro aggiornato di dati, statistiche, proiezioni e orientamenti di uno dei settori più strategici dell'imprenditoria italiana evidenzia le coordinate per l’internazionalizzazione, tra sfide inedite e posizioni da conquistare sul mercato globale. Sullo sfondo, l’uscita dalla pandemia e il potenziale eccezionale offerto dai nuovi investimenti internazionali e dal Piano nazionale di ripresa e resilienza. Con Stefano Fantacone, direttore generale del Centro Europa Ricerche (Cer), arrivano i numeri tanto attesi. «Nel 2021 il valore della produzione raccolto dalle engineering made in Italy nei mercati oltreconfine raggiungerà quasi 2mila milioni di euro, con una crescita del 14,5% rispetto agli oltre 1.700 milioni raccolti nel 2020 e addirittura del 17,6% rispetto al 2019, anno pre-pandemia». Una grande attenzione, dunque, per una fase di congiuntura estremamente positiva. Infatti, la crescita del fatturato non ha riguardato solo i mercati esteri.


Anche in Italia la produzione 2021 cresce fino a 1.498 milioni di euro, rispetto ai 1.277 del 2020 (+17,3%) e ai 1.225 del 2019 (+22,3%).


«Evidente come la spinta sui mercati esteri è una caratteristica delle nostre società italiane da sempre impegnate verso l'internalizzazione e non una semplice risposta a un calo degli investimenti sul mercato interno», ha sottolineato il presidente dell'Oice Gabriele Scicolone.

Non male per un Paese che è stato il primo a dover guardare in faccia la pandemia del secolo. «L’internazionalizzazione oggi riguarda soprattutto le grandi dimensioni, con più di 100 dipendenti, una forte presenza nell’area africana, mentre si cerca un rafforzamento in Asia. Anche se la quota di mercato aumenta sempre più negli anni», specifica Fantacone. Una clientela che appartiene soprattutto al mercato privato, ma con una visione futura che guarda ad un ampliamento della committenza.

«Una ripartenza del Paese, fattibile anche grazie ad una campagna vaccinale a pieno regime, importante tema per il benessere sociale ed economico», ha dichiarato il presidente dell'Agenzia per la promozione all'estero e l'internazionalizzazione delle imprese italiane (Ice), Carlo Ferro.

«Oggi bisogna fare squadra e sistema nelle partite internazionali, solo così si vince, insieme alle regole chiare», spiega il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega agli affari europei, Vincenzo Amendola. «Siamo sulla buona strada, c’è una grande crescita delle catene di valore, noi dobbiamo strutturare la politica di investimenti pubblici e privati per reggere con i due giganti Usa e Cina. Il ruolo dell’Europa non è ancillare, noi siamo industria, noi siamo impresa», insiste il sottosegretario Amendola. Uno sforzo immane, necessario per arrivare alla neutralità climatica e agli obiettivi della Ue. Tanti i progetti nel mondo dai Balcani, con l’aeroporto di Bucarest, fino ai paesi baltici (Lituania, Estonia e Lettonia), in Kenia i duecento ettari della smart city di Konza, le infrastrutture ferroviarie, le infrastrutture complesse con tecnologie innovative sono l’eccellenza italiana nel mondo. Tante le testimonianze da sud a nord: da 3TI Progetti, Italferr, Politecnica, Rina Consulting e Technital fino ad Artelia Italia che si è aggiudicata dalla National Oil Corporation un lotto di sei ettari e una superficie costruita di circa 130mila metri quadrati (circa sette volte il Colosseo) per il Business District Bengasi.

In copertina: Konza Techno City, immagine tratta dal sito technital.net

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Francesca Fradelloni
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