24-10-2022 Paola Pierotti | Valentina Iozzi 5 minuti

Opere pubbliche contemporanee, progettare e costruire nelle città minori

Dibattito alla Sapienza con gli architetti Brescia (Obr) e Pellegrini, focus sui piccoli musei

Le città non si riprogettano ma si rigenerano
Paolo Brescia

L’architettura è lo specchio della realtà e della società, e se oggi l'obiettivo e la necessità è quello di evitare ulteriore consumo di suolo la scelta non può che essere quella di riappropriarsi e rigenerare ciò che già c'è. «Le città non si riprogettano ma si rigenerano – commenta Paolo Brescia, socio dello studio Obr intervenuto alla Sapienza di Roma (in un panel coordinato da Andrea Iacomoni e Donatella Scatena) – lo spazio pubblico è il tema: il campo di applicazione di ciò che caratterizza le aspirazioni sociali. Anche l’arte esce dagli spazi chiusi delle gallerie e dei musei, e va nelle strade (come racconta l’esperienza di Freak of Nature che abbiamo raccontato su Pantografo Magazine, ndr). I luoghi hanno sempre un ruolo più vivo. La presa di coscienza del proprio presente avviene attraverso il confronto con un altro tempo e con un altro luogo».

Da Crotone a Riccione, passando per Prato e Lucca, fino a Genova. Nelle città minori la storia dell’architettura contemporanea italiana si racconta attraverso innesti o riqualificazioni con cambi di destinazione d’uso, che studi come Obr o professionisti come Pietro Carlo Pellegrini descrivono elencando le opere costruite in questi anni, spesso nate da concorsi. Opere pubbliche, progetti nati da brief puntuali il cui successo rimane strettamente legato al coinvolgimento della comunità e della Pa.

Il museo di Pitagora di Crotone è uno dei primi progetti dello studio Obr guidato da Paolo Brescia e Tommaso Principi. «Alla base di questo concorso – racconta Brescia – c’era una buona strategia da parte del comune: richiamando la figura di Pitagora, si doveva realizzare un piccolo museo in periferia. L’idea era quella di riattivare dei flussi e creare un luogo nuovo per un quartiere, integrandosi con l’orografia. Abbiamo vinto questa competizione cercando di lavorare sulle sezioni, in pratica era “uno scatolone”, il budget era minimo: mille euro al metro quadrato, un importo da “scatolone industriale”. Avevamo fatto un patto con gli ingegneri – racconta Brescia – che era quello di fare qualcosa che consentisse di avere delle buone finiture per ottimizzare al massimo la vita interna. La copertura con il giardino praticabile e una caffetteria sempre aperta avrebbero potuto essere il plus». Passando dal progetto al cantiere, tante cose però non sono andate nel verso giusto: «i serramenti non ci sono, i vetri sono stati “incastrati”». E ancora, ad un certo punto «l’impresa ha ingaggiato una famiglia pakistana per la sorveglianza della struttura, una situazione paradossale, ma pensata». Non lineare, ma ci sono dei gap organizzativi che capita ancora possano essere colmati anche con l’informalità. «La cucina è stata riguadagnata dal guardaroba». Un’esperienza nata sotto una buona stella, ma la cui evoluzione è rimasta fuori controllo. Storie che si ritrovano da Nord a Sud come la porta del Parco di Bagnoli inaugurata nel 2010 e progettata da Silvio D’Ascia, oggi oggetto di un intervento di ristrutturazione, nonostante sia stata utilizzata in poche occasioni.

Obr, in team con il paesaggista Michel Desvigne, è al lavoro anche a Prato dove ha vinto il concorso per il Parco Urbano a ridosso delle mura storiche. «Abbiamo lavorato per mantenere delle tracce urbane storiche, per capire come reintegrare quel pezzo di città come qualcosa che potesse essere ancora urbano e vegetale». Attualmente lo studio è impegnato nella realizzazione di un piccolo museo che andrà a trovare posto in quello che un tempo era un mercato coperto; in questo caso l'edificio è stato spogliato di tutto ciò che non era strutturale e quindi ripensato.


Nelle città minori la storia dell’architettura contemporanea italiana si racconta attraverso innesti o riqualificazioni con cambi di destinazione d’uso.


«Alla base di questi progetti (alcuni realizzati, altri in cantiere, alcuni di successo altri meno, ndr) rimane il desiderio di creare spazi di relazione tra persone e territorio, luoghi in cui condividere valori comuni. Si tratta di progetti corali, che coinvolgono locali e gli abitanti. L’architettura è un processo collettivo e cooperativo». Questo il commento di Brescia a cui fa eco Pietro Carlo Pellegrini che aggiunge a queste considerazioni il tema della “memoria”: «la città ha bisogno di più rispetto. Tema affrontato da grandi architetti italiani e internazionali come Giorgio Grassi a Torino, Peter Zumthor a Colonia, Herzog & De Meuron a Madrid, per fare qualche esempio, e insieme a loro Rafael Moneo e Alvaro Siza, in tante loro opere».

A Riccione Pellegrini ha portato a termine otto anni fa una scuola media nata in un’ex fornace del ‘900. «La scuola era comprensiva di un teatro che però non fu mai realizzato. Il sistema doveva tornare nel dialogo con la contemporaneità. La pelle dell’edificio doveva raccontare il mattone, richiamando la memoria della pre-esistenza, ma disegnando un vestito contemporaneo». Tra i primi progetti dello studio toscano il recupero di un edificio religioso che le suore riconoscevano come luogo di protezione, simbolo della memoria: lì doveva nascere una casa di accoglienza. Pellegrini ha firmato anche la riqualificazione del Museo della Cattedrale di Lucca nel ’92, un intervento su una serie di edifici, collegando i diversi spazi e occupandosi anche del nuovo allestimento. Oltre al Museo del fumetto ricavato a Lucca all’interno di una caserma, Pellegrini è anche l’autore del memoriale di Garibaldi a Caprera. «Un luogo fantastico, qui il tema era quello di raccontare la figura storica del personaggio. Non tutto il progetto è stato realizzato come era stato effettivamente pensato per limiti indotti dal confronto con la Soprintendenza. E anche in questo contesto bisognava – spiega l’architetto – recuperare quello che c’era: esternamente il progetto si caratterizza per delle lame di corten, che dialogano con il paesaggio».

Foto di copertina @ Museo di Pitagora a Crotone

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Paola Pierotti
Valentina Iozzi
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