04-11-2021 Chiara Brivio 6 minuti

SHoP sbarca a Milano (con Genius Loci Architettura) e firma il nuovo consolato americano

Grassi (Gla): «L’idea generale è che la parte storica rimanga ancora aperta alla cittadinanza»

C’è anche un po’ di Italia nel progetto per la nuova sede del Consolato americano a Milano, un intervento ambizioso di rigenerazione di Piazzale Accursio, nel quadrante nord-ovest della città, dietro CityLife. Un sito che sarà completamente recuperato, da una parte con il restauro dello storico Palazzo Liberty dell’ex Tiro a segno della Cagnola – uno degli esempi più importanti del capoluogo lombardo di Art Nouveau, risalente all’inizio del ‘900 e che oggi giace in stato di degrado – e dall’altra con la creazione di un nuovo campus aperto alla cittadinanza, dove sorgerà anche l’edificio che ospiterà la rappresentanza consolare degli Usa. Gli architetti? I newyorchesi  di SHoP, uno degli studi più all’avanguardia anche nella ricerca e nello sviluppo architettonico, qui al primo progetto in Italia, e gli italianissimi di Genius Loci Architettura (Gla), fondato nel 1997 e con sede a Milano e a Firenze. Un’operazione gestita direttamente dall’Obo – il Bureau of Overseas Building Operations del Dipartimento di Stato americano.

Palazzo Liberty dell’ex Tiro a segno della Cagnola, parte integrante dell'intervento. Ph. ©Gla

«Il nostro rapporto con il Governo americano è iniziato all’inizio degli anni Duemila – racconta Andrea Grassi, socio fondatore, insieme a Enrico Santi e Stefano Boninsegna, di Gla –, quando abbiamo lavorato in qualità di local architect per l’accorpamento della vecchia sede dell’Ambasciata Usa a Roma in via Boncompagni. Il quel caso abbiamo collaborato con lo studio Eyp». Poi c’è stato il progetto per il consolidamento dell’attuale sede consolare in via Turati a Milano tra il 2005 e il 2008, e poi, sempre nel 2008, la richiesta del Governo americano di supporto nella ricerca di una nuova sede per il consolato nella città meneghina, una selezione che gli architetti italiani hanno portato avanti insieme agli americani di Rtkl. «Si era arrivati a una shortlist, da una parte c’era Segrate, accanto alle sedi di Ibm e Mondadori, dall’altra proprio la zona di Piazzale Accursio, nell’ex Tiro a segno. Ai tempi – ricorda – c’era il sindaco Letizia Moratti, che lavorò affinché i servizi consolari non venissero trasferiti al di fuori della città». City manager della sindaca era tra l’altro l’attuale primo cittadino Beppe Sala, con un ruolo decisivo per far procedere l’iniziativa anche con le successive opere di bonifica («c’era un problema con una stazione di servizio e di gas» aggiunge ancora l’architetto). Un iter lungo diversi anni, finché l’area fu ceduta dall’allora Governo Prodi al Governo americano attraverso l’Agenzia del demanio, «previa bonifica del piombo» e con il vincolo della Sovrintendenza, visto il valore storico-architettonico del sito. «Poi il progetto è andato in pensione – racconta Grassi – ma nel 2012 ne è stata finalizzata l’acquisizione e nel 2017 il Governo americano ha deciso di portarne avanti la realizzazione, affidando a SHoP l’incarico di realizzare il progetto con noi, che avevamo già partecipato ai lavori di demolizione e preselezione, con il ruolo di local».

«Come Genius Loci ci siamo occupati del progetto di restauro di Palazzo Liberty e della tettoia, nonché di tutta la parte storica, un intervento gestito a quattro mani con la Sovrintendenza». SHoP, lead architect dell’intervento, invece, curerà il progetto di tutto il campus e dell’edificio cuore che ospiterà la cancelleria e quelli che saranno i veri e propri spazi per le attività consolari, che dovrebbe adottare soluzioni ingegneristiche che permetteranno di ridurre le emissioni di gas serra, e che punta ad ottenere la certificazione LEED Gold.

L’apporto di Gla non si ferma qui, «A differenza delle ambasciate che normalmente non devono seguire le normative del Paese in cui sorgono le rispettive sedi, i consolati non sono considerati extra-territoriali e quindi devono seguire l’iter amministrativo ordinario. Noi abbiamo gestito tutta questa parte burocratica e il rapporto con gli enti locali, fino ad ottenere il permesso di costruire, che è arrivato l’anno scorso».


Oggi Gla continua ad essere coinvolta, occupandosi della direzione artistica insieme a SHoP, con i quali, sottolinea Grassi, c’è un ottimo rapporto sia professionale che personale.


E riguardo al progetto vero e proprio, Grassi spiega che «sono 4 ettari in totale, con un progetto di paesaggio che connette le diverse funzioni interne del campus (è lo studio Rhodeside & Harwell a curare questa parte dell’intervento, ndr). L’idea generale è che la parte storica rimanga ancora aperta alla cittadinanza come componente integrante della piazza, dove verranno rimossi i muri e saranno ripristinate le vecchie cancellate – prosegue il progettista –. Durante l’orario di lavoro, nelle ore diurne, sarà accessibile alla popolazione attraverso un giardino integrato nella piazza». La parte storica, aggiunge Grassi, non potrà assolvere funzioni di governo, e sarà destinata ad eventi pubblici, ma dovrà essere attraversata per accedere agli spazi consolari, che saranno collocati a circa 30 metri dal confine della proprietà.

Un iter molto lungo, che si conclude (per il momento) con il recente annuncio dell’assegnazione della gara d’appalto da parte dell’Obo alla Caddell Construction Company LCC di Montgomery, Alabama, che in qualità di general contractor porterà avanti i lavori di realizzazione del consolato. Una notizia a cui è seguito il plauso del neoassessore all’Urbanistica Giancarlo Tancredi, che in una nota ha sottolineato quanto «la notizia dell'affidamento dei lavori per il nuovo Consolato americano a Milano ci rende particolarmente felici, dopo un percorso durato molti anni in cui la Direzione Urbanistica del Comune di Milano ha collaborato fattivamente affinché si realizzassero tutti i passaggi necessari, dal rilascio dei necessari permessi, alla realizzazione della bonifica, fino alla tutela dell'edificio storico» (le servitù sulla proprietà sono di 100 anni). Anche in questo sarà Gla ad interfacciarsi con il Comune, mediando tra le esigenze della società statunitense e quelle della Pa italiana.

E riguardo al cronoprogramma, Grassi aggiunge «a gennaio 2022 dovrebbero iniziare i lavori, e si presume che il cantiere aprirà nel corso del primo quadrimestre del 2022, per circa 41 mesi di realizzazione». Tre anni e mezzo quindi, per vedere realizzata l’opera e per rigenerare un pezzo di città.

In copertina: l'area di intervento per la nuova sede del Consolato americano a Milano. ©️SHoP Architects

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Chiara Brivio
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