Superbonus 110%, nel 2021 attivati 153mila posti di lavoro

18-10-2021 Francesca Fradelloni 3 minuti

Centro Studi Cni: gli incentivi contribuiranno alla formazione di oltre 12 miliardi di Pil

I dati sono incoraggianti: nel caso in cui si dovesse raggiungere nel 2021 una spesa per Superbonus 110% di poco più di 9 miliardi di euro, si attiverebbe nel sistema economico un livello di produzione che supera il doppio di tale valore.

Accelerazione degli investimenti e sostenibilità per il bilancio dello Stato, sono i due dati che vengono a galla dallo studio “L’impatto sociale ed economico del Superbonus 110% per la ristrutturazione degli immobili: stime e scenari” elaborato dal Centro studi del Consiglio nazionale degli ingegneri (Cni), un primo step di analisi per fare il punto della situazione.
Quello che si sa è che al 30 settembre 2021 la spesa impegnata per il Superbonus ha raggiunto i 7,5 miliardi di euro e avanza a ritmi sostenuti anche per ciò che riguarda gli interventi ritenuti inizialmente più complessi, ovvero quelli sugli edifici in condominio. 

I dati sono incoraggianti: nel caso in cui si dovesse raggiungere nel 2021 una spesa per Superbonus 110% di poco più di 9 miliardi di euro, si attiverebbe nel sistema economico un livello di produzione che supera il doppio di tale valore. Tale spesa in Superbonus contribuirebbe inoltre alla formazione di poco più di 12 miliardi di Pil e coinvolgerebbe almeno 153mila posti di lavoro. 
«Un’analisi di questo tipo non può, tuttavia, soffermarsi solo sugli aspetti economico-contabili», commenta Armando Zambrano, presidente Cni. «I Superbonus potrebbero consentire di attivare un virtuoso processo di rigenerazione del patrimonio edilizio con benefici sociali rilevanti. Minore insorgenza di malattie connesse ad ambienti malsani ed a povertà energetica, minore consumo di suolo, riduzione dell’inquinamento, minori danni alle strutture in caso di eventi imprevisti, più sicurezza degli edifici generano in modo sistematico un risparmio della spesa pubblica ed hanno un effetto espansivo sul Pil».

Ciò consente di guardare con occhi diversi alla sostenibilità dei Superbonus e di aprire un dibattito sull’opportunità di fissare un termine per tali incentivi che sia almeno concomitante con la conclusione del Pnrr. 
«Auspichiamo che il governo voglia prendere in considerazione questo concetto di sostenibilità della spesa per Superbonus nel medio periodo, spostando la scadenza degli incentivi almeno al 2026, un orizzonte temporale che consideriamo utile per dare attuazione ad un vero piano di riqualificazione energetica e statica del patrimonio edilizio, come l’Europa ci chiede», conclude Zambrano. 


A settembre 2021 gli investimenti dei proprietari di immobili per interventi realizzati con il 110% sono risultati vicini a 7,5 miliardi di euro.


Il Centro studi Cni stima che tale impegno di spesa possa attivare nel complesso del sistema economico una produzione aggiuntiva di 15,7 miliardi di euro e occupazione aggiuntiva per 122.900 unità. Ad oggi tale impegno di spesa potrebbe contribuire alla formazione del 4,6% degli investimenti totali previsti nel 2021 ed alla formazione di 9,9 miliardi di Pil. 
Il patrimonio edilizio italiano si compone di una quota consistente di edifici residenziali vetusti. Alla vetustà si associa generalmente uno stato di conservazione non ottimale, oltre a standard di coibentazione non rispondenti a quelli progressivamente definiti dalla legge sulle nuove costruzioni al fine di garantire minori immissioni nocive in atmosfera e maggiori livelli di risparmio energetico. 

Il 65% dei metri quadrati di cui si compongono gli oltre 12 milioni di edifici in Italia sono stati realizzati prima del 1976, ovvero nel periodo antecedente l’elaborazione in Italia delle prime norme che dettavano criteri costruttivi finalizzati al risparmio energetico. Sappiamo inoltre da elaborazioni effettuate dal Cresme che degli oltre 12 milioni di edifici, il 17%, pari a 2 milioni di trovano in condizioni mediocri o pessime. 
Dai dati relativi a circa 2 milioni di Attestazioni di prestazione energetica (Ape) si conferma la presenza nel Paese di una maggioranza di abitazioni con prestazioni energetica molto contenute. In particolare, nel residenziale, ben il 58% delle abitazioni (con Ape) si colloca nelle tre classi più basse e si arriva al 74% se si considerano le quattro classi più basse. 

La quantificazione del perimetro di intervento necessario per l’efficientamento energetico serve solo a dare l’idea della sfida da che il Paese ha di fronte e dà conto del fatto che un intervento sistematico per raggiungere questi obiettivi non può essere a breve scadenza. 

In generale, il Super-ecobonus, per gli Ingegneri, deve essere valutato da molteplici punti di vista: come strumento per dare concretezza alle politiche di risparmio energetico, ma anche nella sua valenza prettamente sociale, quale strumento di risanamento delle abitazioni, in grado di generare, anche da questo punto di vista, risparmi per la collettività che andrebbero considerati in una più generale analisi di impatto e di sostenibilità. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA
Francesca Fradelloni
Articoli Correlati
  • Emilia Romagna, un bando da 25 milioni per città rigenerate e sostenibili

  • Corre grazie al Pnrr l’ex Galateo di Lecce che vince il Premio Urbanistica 2024

  • Rigenerazione urbana a base culturale, Cariplo avvia un competence center

  • La biblioteca di Lorenteggio sarà realtà entro il 2026