30-05-2023 Redazione 2 minuti

A Torino nasce Borgo Hermada: rigenerazione urbana ed edilizia sulla collina

Oltre 3mila mq ad uso residenziale e uffici intorno alla chiesa del ‘600

Una rigenerazione urbana che non fa a pugni con la storia, in un quartiere sorto attorno a una chiesa barocca del ‘600. Al margine del bosco collinare, il complesso residenziale Borgo Hermada vuol dare un volto innovativo alla ricostruzione del tessuto urbano ed edilizio di una parte di città più intima, che cambia tono, rapporti e scala rispetto al centro storico.

Ai piedi della collina di Torino, nel quartiere Madonna del Pilone, che prende il nome dall’omonima chiesa del XVII secolo, Borgo Hermada è stato pensato per ricreare, appunto, l’idea di un piccolo borgo. Risultato raggiunto tramite l’armonizzazione e il riequilibrio dei volumi nonché ricerca di continuità materiche e formali tra le nuove residenze e le diverse preesistenze monumentali.

L’intervento ad opera di Silvano Vedelago, ingegnere di Mediapolis Engineering, e dei progettisti Filippo Orlando di + Studio Architetti e Isabelle Toussaint di Tra Architetti, ridisegna e reinterpreta i volumi dell’ex convento delle suore di nostra Signora di Carità del Buon Pastore, che sorgeva accanto alla chiesa neogotica di San Massimo, ora in uso al Patriarcato ortodosso. Oltre 3mila mq di intervento che ospitano 27 appartamenti e uno spazio per uffici, per un importo opere di dieci milioni di euro.

Il complesso comprendeva quattro edifici posti in un ampio parco degradante verso la collina: la settecentesca villa Angelica, il maestoso palazzo Redentore di inizio Novecento e due piccoli edifici, immersi nella natura del parco circostante, casa San Martino e casa della vigna.

L’intervento è incentrato sulla riconversione a fini residenziali del palazzo Redentore e della villa Angelica con la realizzazione di due volumi ex novo sulla testata est del lotto. Il risultato è un complesso che, giocando tra scale diverse, delinea una delicata transizione tra città e collina, dove a fare da cerniera è quindi l’ingresso tra i tre edifici che, concepito come un vuoto baricentrico, disegna un nuovo e inatteso spazio urbano. Una piazza di comunità a uso pubblico, che rinnova l’intero borgo e in cui si incontrano il sistema dei percorsi interno, le esigenze di rappresentatività e la ricucitura con il contesto.


Cifra stilistica di Borgo Hermada è il cambio di rapporto tra pieni e vuoti, mentre la memoria del passato passa attraverso l’uso delle tinte bianche calde o grigie chiare per gli intonaci e dei coppi tradizionali per le coperture.


Le testate del palazzo Redentore sono scavate da loggiati rivestiti in legno naturale che smorzano l’imponenza del volume originario e aprono scorci inediti sulla città, a sud ovest, e sulla collina, a est. La facciata interna, in continuo dialogo con l’abside della chiesa, è mossa dalla rigorosa griglia regolare in acciaio dei terrazzi, arricchita da elementi brise soleil orizzontali in laterizio. La testata di villa Angelica è invece caratterizzata da una facciata in lamiera pressopiegata preverniciata e retroilluminata. Un nuovo avancorpo, in parte coperto e in parte terrazzato, che accentua la simmetria del volume originario, di cui sono riproposti i marcapiani, le lesene e i serramenti in legno verniciato originari.

L’accesso pedonale al complesso, collocato in posizione baricentrica, porta alla hall interna di distribuzione che si snoda lungo l’asse longitudinale dell’edificio, caratterizzata da un muro in paramano, nitide superfici in gres e una vasca oasi verde punteggiata da feritoie che si aprono sulla via esterna, strumento di mitigazione dello spazio interno ma anche elemento di sorpresa per chi percorre la via. I percorsi che portano al resto del complesso si snodano attorno alla corte su cui si aprono con suggestivi tagli di luce, offrendo scorci sempre diversi della chiesa.

In copertina: borgo Hermada, ph. ©Fabio Oggero

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