02-01-2021 Paola Pierotti 4 minuti

Una foresta urbana del sapere, il progetto Amaa-Demogo cuore pulsante del nuovo Flaminio

Roma, via libera dal Campidoglio alla riqualificazione dell’area. Per il paesaggio la firma è di Angelo Renna

Il progetto cerca di prefigurare un’architettura capace di farsi supporto di un programma flessibile e definibile con precisione solo attraverso il tempo necessario all’appropriazione e all’evoluzione dei contenuti, un’architettura viva e attiva

Con il progetto per il nuovo polo civico del Flaminio, rigenerando il comparto urbano dell’ex Stabilimento Militare Materiali Elettronici e di Precisione, a Nord del quartiere Flaminio della Capitale, riprende quota la rigenerazione urbana già attivata in conformità al masterplan generale esito di un precedente concorso (aggiudicato a Paola Viganò nell’estate del 2015).

Sono state 31 le proposte candidate al concorso promosso dal Comune di Roma, lanciato il 2 settembre – insieme a quello per il nuovo mercato rionale di San Giovanni di Dio – e aggiudicato in tempi record. Il primo premio è andato ad un team guidato da due studi di architetti quarantenni, veneti: Amaa e Demogo. Con loro Angelo Renna per il paesaggio. Tra i consulenti: Sinergo per impianti e strutture e Antonella Agnoli per il concept della biblioteca.

Con questo bando, il Comune cercava una soluzione progettuale per i nuovi spazi pubblici nell’area a ridosso del Museo Maxxi, elementi catalizzatori nel quartiere. «Centrale – esplicitava il bando – sarà un’infrastruttura che non si limiti solo ad essere biblioteca, ma che incorpori al suo interno, durante l’arco della giornata, anche la possibilità di sperimentare commistioni d’uso, privilegiando flessibilità e polifunzionalità, aperta al quartiere, alle associazioni e ai cittadini». Ecco che il nuovo progetto dovrà assicurare la connettività interna ed esterna dei nuovi servizi in relazione alla costituzione di un nuovo spazio pubblico, e delle sue relazioni con il territorio.

L’apertura delle buste e l’aggiudicazione del concorso è arrivata qualche giorno dopo l’ok da parte dell’Assemblea capitolina (17 dicembre 2020) alla delibera di controdeduzioni per l’adozione definitiva del programma integrato per la riqualificazione dell’ex Caserma di via Guido Reni, un’area di circa 55mila mq (di proprietà di Cassa Depositi e Prestiti) che sorgerà nel quartiere Flaminio e includerà, tra l’altro, nuovi spazi pubblici, appunto la biblioteca e il centro civico di quartiere, interventi di housing sociale, un hotel, spazi commerciali di vicinato e uno spazio dedicato alla diffusione della cultura scientifica. «È un programma che si inserisce nella complessiva riqualificazione prevista dal Progetto Urbano Flaminio, importante asse strategico su cui sorgono servizi culturali di scala nazionale – ha dichiarato Luca Montuori, assessore capitolino all’Urbanistica, che ha aggiunto – una riqualificazione che evidenzia come sia possibile intervenire in contesti consolidati con strumenti che superino una visione puramente quantitativa delle trasformazioni e puntino sulla qualità degli spazi e dei servizi, integrando quelli esistenti sul territorio, ascoltano i cittadini e favorendo progetti selezionati attraverso lo strumento del concorso di progettazione».

L’esito del concorso con Amaa e Demogo. Il nuovo Polo Civico Flaminio sarà l’elemento di testa e di chiusura del comparto urbano. «Il progetto proposto – spiegano i professionisti – cerca di prefigurare un’architettura capace di farsi supporto di un programma flessibile e definibile con precisione solo attraverso il tempo necessario all’appropriazione e all’evoluzione dei contenuti, un’architettura viva e attiva come processo di simbiosi, di relazioni, di tensioni e di connessioni materiali e immateriali possibili».

Il progetto del team primo classificato punta a definire qualitativamente i rapporti tra le parti urbane del sito, offrendo una caratterizzazione ricca e inaspettata del quartiere. «L’esito compositivo – spiegano gli architetti – propone un’alternanza tra interstizi e ambiti aperti, dialogando secondo una dialettica plurima e disponibile all’interpretazione della collettività pubblica. Il suolo è accompagnato, ad un livello superiore, da una grande copertura metallica, rivestita in alluminio satinato, che rilegge la distribuzione volumetrica prevista dal recente masterplan offrendosi attraverso la sua impronta al negativo, ribaltando il bilanciamento tra i pieni ed i vuoti spaziali presenti nella restante area del comparto urbano».

Per il polo civico del Flaminio si propone uno spazio fluido e continuo, che crea una continua connessione tra gli ambienti interni e l’esterno. Ecco che le aree adibite a biblioteca si espandono – grazie all’uso della pavimentazione continua ed omogenea del suolo – oltre i limiti fisici del manufatto preesistente. «Il progetto – raccontano i progettisti – agisce nel vincolo di mantenere le preesistenze definite padiglioni in essere e ne propone il ri-uso mediante una duplice modalità di connessione ideale, ancor più che fisica». Il suolo viene modellato, anche per risolvere la differenza di quota che il sito presenta, ricreando un anfiteatro all’aperto, con una scalinata con andamento angolare.

Spazio al verde, con una vera e propria foresta urbana del sapere: prevista un’attenta selezione di alberi da piantumare nelle diverse aree a verde del progetto, in grado di ripercorre la storia, anche leggendaria, della città.

 

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Paola Pierotti
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