19-04-2021 Francesca Fradelloni 6 minuti

Una road map e un tavolo governativo, la ricetta degli architetti per la Pa

Al convegno promosso dagli Ordini professionali di 23 città d’Italia anche un videomessaggio di Brunetta: «la riforma partirà dal capitale umano».

«Noi architetti abbiamo avuto la sensibilità di parlare da subito della riforma della Pubblica amministrazione. Partire dalle risorse umane, va bene, anche se noi oggi facciamo i conti con il collasso degli uffici. Quello delle competenze è un altro tema e lo dobbiamo risolvere in tempi stretti, però oggi manca la forza lavoro»
Francesco Miceli

Senza riforme strutturali non ci potrà essere vera crescita. E dopo un anno di pandemia, non solo c’è bisogno di produttività, ma di riprendere le redini del buon funzionamento della “cosa pubblica”. Il primo obiettivo consiste nel focalizzare i punti deboli della Pubblica amministrazione, grande motore dello Stato. Mancanza di personale e burocrazia, le fragilità. Costruire una road map per poi arrivare a un tavolo nazionale con il Governo, la ricetta. Questi i punti fermi per uscire dall’impasse che vede uffici al collasso, pratiche ferme, cittadini allo stremo, discussi durante il convegno “La riforma della Pubblica amministrazione. Il futuro non è un vicolo cieco”, promosso a Roma dagli Ordini degli Architetti di 23 città d’Italia. All’incontro anche un video messaggio agli architetti da parte del ministro Brunetta: «Sto riformando la Pubblica amministrazione partendo dal capitale umano, dai buoni burocrati. Che devono essere più giovani, più preparati, più competenti; voglio prendere i migliori, per ritrovarci con organizzazioni pubbliche migliori». Inoltre, ha aggiunto il ministro per la Semplificazione e la pubblica amministrazione, stiamo lavorando per «alleggerire la burocrazia che tanto incide sul lavoro di voi architetti», snellendo «i vincoli ambientali, burocratici e amministrativi, per poi inserire in parallelo le nuove tecnologie e la funzionalità digitale». Brunetta è tornato sul tema del ricambio generazionale degli statali, ma il tema centrale per molti addetti ai lavori è proprio la mancanza di personale.

«A causa del blocco delle assunzioni e dei concorsi, dei prepensionamenti, abbiamo oggi una falla che non si può risolvere con i concorsi fatti alla vecchia maniera e contratti a tempo determinato, lo Stato deve avere la visione e la forza di metterci dentro un pensiero lungimirante. Altro tema fondamentale è quello legato alle norme, troppa burocrazia, un dipendente pubblico applica le norme, ma quando queste sono una matassa, il lavoro diventa dispendioso e improduttivo. Ed è per questo che il lavoro della Pubblica amministrazione è fatto spesso di lungaggini», introduce l’incontro Alessandro Amaro, presidente dell’Ordine degli Architetti di Catania.

L’obiettivo deve essere uno solo. E la politica al centro.

«Le istituzioni se ne devono fare carico, sono il motore della riforma», spiega Vito Panetta, consigliere dell’Ordine degli Architetti di Roma. «Gli Enti locali sono vicini ai cittadini, pensiamo al Comune. In Comune ci si sposa, si nasce. La PA soffre l’assenza delle risorse umane, ma anche strumentali; la riforma dovrà tener conto di questi due aspetti», conclude.


Il rinnovamento della Pa passa anche attraverso la collaborazione tra chi all’interno della società, ha ruoli diversi. Poteri diversi. Il rinnovamento funzionerà solo se sarà una scelta comune e unitaria.


«Noi architetti abbiamo avuto la sensibilità di parlare da subito della riforma della Pubblica amministrazione. È questo è uno dei nostri meriti. Partire dalle risorse umane, va bene, anche se noi oggi facciamo i conti con una nuova situazione, il collasso degli uffici. Non abbiamo le forze per affrontare cambiamenti profondi. Quello delle competenze è un altro tema e lo dobbiamo risolvere in tempi stretti, però oggi manca la forza lavoro», spiega il presidente dell’Ordine degli Architetti di Palermo, Francesco Miceli. «La prima questione – continua Miceli – è comprendere in maniera chiara, quali sono i compiti della Pubblica amministrazione. Bisogna che si occupi di programmazione e controllo? Beh già questo è un punto dove nel nostro Paese siamo ancora molto deficitari. Come sul tema della sussidiarietà, utile per velocizzare la capacità di intervento dei vari soggetti interessati alla trasformazione urbana. L’altro grande argomento è il rapporto tra pubblico e privato. E ancora, c’è la questione della digitalizzazione per essere in grado di rispettare i compiti e i tempi, e il tempo non è una variabile indipendente. Quindi chiedo di affrontare questi argomenti intorno a un tavolo con il Governo, conosciamo il nostro lavoro, il mondo, gli scenari. Siamo una risorsa utile per capire l’ingranaggio», conclude Miceli.


E l’ingranaggio è fatto di 160mila norme, 70mila promulgate a livello centrale, le altre a livello locale e regionale. Un bel numero se pensiamo che in Francia ne hanno 7mila, nel Regno Unito 3mila.


«Siamo a un punto di un percorso iniziato qualche anno fa, nato nella parte migliore dell’esperienza della vita ordinistica che abbiamo cercato di mettere a sistema. Dovremmo sederci ai tavoli con il Governo, il tema per noi è cruciale, nell’esercizio del nostro lavoro quotidiano, nel rapporto con gli sportelli unici. La riduzione del personale è una forte criticità, non di meno la mancata semplificazione, la pandemia ha aperto la strada al digitale, dobbiamo cogliere l’occasione, è un’opportunità. Vorremmo dare un supporto con l’obiettivo di arrivare ad un’alleanza: tecnici pubblici e professionisti privati che si sono spesso formati nelle stesse università e che oggi siedono uno di fronte all’altro, l’obiettivo è farli stare dalla stessa parte», interviene Marcello Rossi, tesoriere dell’Ordine degli Architetti della Provincia di Milano.

A cosa deve puntare oggi la pubblica amministrazione e come può avere un ruolo strategico per lo sviluppo del nostro Paese, lo spiegano due professori. «Gli amministratori pubblici sono al centro del sistema Paese. Una centralità che non può prescindere dalla diagnosi dei mali che affliggono il sistema amministrativo», spiega Tommaso Bonetti, docente di Diritto Amministrativo dell’Università di Bologna e vicedirettore Spisa Scuola di specializzazione in Studi sull’Amministrazione pubblica.

«La pandemia ha amplificato questo problema. La riforma deve affrontare alcuni nodi, il primo è l’organizzazione del lavoro nelle Pa», ricorda Francesco Clementi, professore di diritto pubblico comparato dell’Università di Perugia. «In sostanza dovremmo puntare su meno profili giuridici e più profili orientati alla scienza e all’economia. Un altro aspetto riguarda la ricostruzione dei corpi tecnici, le burocrazie non burocratiche. Si è investito molto sui corpi tecnici, però negli ultimi anni, questo straordinario patrimonio è stato smantellato, c’è molta tecnica, ma senza tecnici, con un impoverimento delle competenze specialistiche. In molti settori vitali è privo di occhi per vedere e mani per intervenire. Poi c’è l’area del reclutamento. Un problema è rappresentato da una circostanza: per il ricambio si attende che un posto si liberi, così quando il nuovo dipendente arriva, nel frattempo magari sono mutate le esigenze. Ci vorrebbe un reclutamento attivo. Bisogna abbracciare l’idea che nel concorso la valutazione potrebbe essere spacchettata nel tempo e le prove di esame non dovrebbero verificare solo le competenze, ma la capacità di guidare, lavorare sotto stress, lavorare in team. Anche la formazione dovrebbe essere continua. Soprattutto in una stagione in cui i cambiamenti sono repentini, veloci e straordinari. E poi la questione normativa con una sovrabbondanza di cavilli» conclude.

Leggi il secondo articolo della serie: Urbanistica e Pa, certificazione preventiva dei progetti per snellire i processi
Leggi il terzo articolo della serie: Pa e urbanistica. Da Roma, la via della scansione certificata

In copertina: immagine di mohamed Hassan da Pixabay 

© RIPRODUZIONE RISERVATA
Francesca Fradelloni
Articoli Correlati
  • Verso un nuovo paradigma: misurare gli impatti oltre i numeri della finanza

  • I Paesi Bassi nel 2100 secondo Mvrdv: un territorio sott’acqua

  • Turismo e turisti, cercasi nuovi modelli per l’ospitalità

  • Il costruito al bivio: idee cercasi dopo il Superbonus