08-11-2023 Redazione 6 minuti

Affitti e prezzi superano i redditi: così Milano “sfratta” i lavoratori

Presentati i dati del primo report dell’Osservatorio Casa Abbordabile: lo squilibrio emerso con i cambiamenti post-Expo

Una città che prende da chi la vive più di quanto possa restituire, con il risultato di doverlo alla fine allontanare: è il paradosso di Milano, in cui il 34% dei contribuenti dichiara un reddito lordo inferiore a 15mila euro l’anno, ma dove tra il 2015 e il 2021 i prezzi medi delle abitazioni sono cresciuti del 41%, gli affitti medi del 22% e la retribuzione media di operai e impiegati è cresciuta rispettivamente solo del 3% e 7%. 

Si tratta di dati contenuti nel primo report dell’Osservatorio Casa Abbordabile (Oca) promosso da CclDelta Ecopolis in partnership con il dipartimento di Architettura e Studi Urbani (Dastu) del Politecnico di Milano, dalla ricerca coordinata da Massimo Bricocoli (professore di Politiche urbane e Housing e direttore Dastu Politecnico di Milano) e da Marco Peverini (assegnista di ricerca Dastu Politecnico di Milano). La ricerca è supportata da un comitato di esperti interdisciplinare e internazionale.

In Italia, ridimensionamento e trasformazione dell’intervento pubblico nel campo delle politiche della casa, la loro progressiva marginalizzazione rispetto alle dinamiche di un mercato immobiliare in buona parte slegato dall’economia reale, redditi e retribuzioni in contrazione, e l’accentramento delle opportunità lavorative ed economiche in un numero sempre più esiguo di agglomerati urbani hanno contribuito a rendere la questione dell’abbordabilità una vera e propria emergenza in numerose città segnate da una fase espansiva. Milano non fa eccezione, anzi. Qui la proporzione tra redditi e costi abitativi per chi accede all’abitazione è diventata assai critica.


Il 2015, anno di Expo, ha segnato un punto di svolta per la città, con dinamiche urbanistiche, sociali ed economiche che sono andate inevitabilmente a modificare l’assetto del capoluogo lombardo, con conseguenze di lungo termine.


Il rialzo dei valori immobiliari in zone sempre più lontane dal centro ha pesato progressivamente sulle spalle dei lavoratori a reddito medio basso, inclusi i cosiddetti key workers (servizi di base entro una visione funzionalista – quasi aziendale – della città), costringendoli a cercare un’abitazione in zone più periferiche. Ma oggi, sempre più, a essere in difficoltà sono profili anche più qualificati. Se si analizzano i dati relativi al numero di alloggi di edilizia residenziale pubblica si può notare, poi, come dal 2015 al 2021 nel comune di Milano siano stati richiesti permessi di costruire da enti pubblici per soli 196 alloggi, pari all’1,1% del totale dei permessi richiesti, con una conseguente offerta di alloggi pubblici largamente inferiore alla domanda espressa: nel 2022 sono state presentate domande da 36.946 nuclei familiari a fronte di 1.523 alloggi messi in avviso e di 1.297 alloggi assegnati.

Un mercato in rapida crescita, un’offerta pubblica stagnante e un’offerta sociale che si sta dimostrando economicamente troppo costosa per i nuclei con basso reddito: a Milano, i contratti di locazione sono cresciuti da 40.165 nel 2015 a 55.830 nel 2021, ma soprattutto nel mercato transitorio (che passa dal 17,5% al 27,2% dei nuovi contratti) e con canoni in forte crescita: il canone medio registrato da Omi (Osservatorio Mercato Immobiliare dell’Agenzia delle Entrate) è cresciuto da 129,6 euro/mq annuo nel 2015 a 173,4 euro/mq annuo nel 2022 (+33,8%), mentre il portale di intermediazione Immobiliare.it per gli stessi anni registra canoni da 182,4 euro/mq annuo nel 2015 a 239,9 euro/mq annuo nel 2022 (+31,5%). Il dato dei portali è probabilmente rappresentativo di un segmento di offerta in locazione più costosa che segue maggiormente le dinamiche di mercato. Si mantiene molto bassa l’offerta a canone concordato e agevolato studenti, complessivamente ferme al 5% dei contratti.

Quanto alle compravendite, il prezzo al metro quadro è cresciuto mediamente del 40,7% tra il 2015 e il 2021, con un aumento rilevante delle quotazioni di quei quartieri riconosciuti fino al 2014 come più economici (identificati tramite zone omogenee Omi). In particolare, risulta preoccupante la crescita dei valori in tre zone: Stazione centrale-viale Stelvio (+ 32,7%); Cenisio, Farini e Sarpi (+ 24,6%); Tabacchi, Sarfatti e Crema (+22,8%). Tre zone attualmente oggetto di rilevanti interventi di rigenerazione urbana e in cui la crescita elevata dei prezzi sta generando un effetto di spillover della domanda di abitazioni più economiche sulle zone più periferiche, innalzandone a sua volta i prezzi.

I prezzi delle abitazioni crescono tre volte più rapidamente di redditi e retribuzionigli affitti quasi due volte più rapidamente. Ma se guardiamo alle retribuzioni stagnanti delle categorie medio-basse, nella classificazione Inps denominate “operai” (in media 1.410 euro di retribuzione mensile lorda) e “impiegati” (in media 2.435 euro), che insieme rappresentano il 61% dei lavoratori milanesi, i prezzi di acquisto crescono ben 13,6 volte più velocemente delle retribuzioni degli “operai” e 5,8 volte di quelle degli “impiegati”; i canoni di locazione crescono rispettivamente 7,3 e 3,1 volte più velocemente delle retribuzioni medie delle stesse categorie.

I dati restituiscono la realtà di una città in cui per molti, soprattutto per i nuovi arrivati (chi non era già in possesso di un immobile a Milano) e per i profili reddituali medio bassi, il reddito da lavoro non è più sufficiente a garantire una vita quanto meno dignitosa: infatti, il 57% dei contribuenti milanesi dichiara un reddito lordo inferiore a 26.000 euro l’anno e il 34% dichiara un reddito lordo inferiore a 15.000 € l’anno. La fascia di reddito medio-bassa (15mila-26mila euro) risulta sovrarappresentata nei quartieri periferici, la fascia medio-alta (26mila- 55mila) tende a concentrarsi nei quartieri semicentrali e in alcuni quartieri periferici mentre le fasce di reddito più elevate (sopra i 55mila) sono sovrarappresentate nei quartieri centrali e semicentrali. Tradotto in possibilità effettive, calcolando l’indice di metri quadri di abitazione teoricamente abbordabili in acquisto in tre fasce del territorio comunale – pur semplificando molto: centro, semicentro, resto della città (individuate in relazione alle zone Omi) – si evince come il lavoratore medio della categoria operaio (con retribuzione media annua lorda di 16.919 euro) vede un indice di metri quadri teoricamente abbordabili pari a 12 nei quartieri del centro storico17 metri quadri in quelli semicentrali, e 30 nel resto della cittàL’impiegato medio (retribuzione media annua lorda di 29.219 euro) invece vede invece un indice di metri quadri teoricamente abbordabili di 16 metri quadri nei quartieri del centro storico23 metri quadri in quelli semicentrali, e 40 metri quadri nel resto della città.


Ciò significa che, anche nelle zone periferiche, il mercato residenziale fatica ad offrire alle retribuzioni più diffuse un’offerta abitativa adeguata.


Dall’Osservatorio emerge evidente il rischio di una progressiva espulsione di individui e nuclei a reddito basso e bassissimo dal perimetro comunale verso i comuni dell’hinterland. La mancata immigrazione di individui e nuclei a basso reddito e l’allargamento della fascia della povertà dovuta ai costi abitativi fa pensare che Milano si stia allontanando dall’essere una città per lavoratori: il reddito da lavoro non è più garanzia di emancipazione, di autonomia e di una qualità della vita proporzionata alle energie spese.

Per questo, secondo Oca, se le attuali condizioni politiche e sociali non preludono a una riforma sostanziale in materia di politiche urbane e abitative quello che si prefigura è un cambiamento profondo degli equilibri, delle condizioni di vita e delle relazioni sociali, con fenomeni di polarizzazione ed esclusione rappresentativi di una dipartita netta dal modello della “città europea”. È giusto chiedersi, quindi, se siamo disponibili e pronti a una città in cui i contrasti saranno più aspri, i gradi possibili di coesione sociale assai minori, le questioni di sicurezza urbana soverchianti rispetto a quelle di sicurezza sociale, la cittadinanza sempre più divisa tra chi partecipa positivamente al modello di crescita e chi invece ne soffre.

L’estensione della attività di Oca al contesto della città metropolitana aprirà, nel prossimo anno, ad alcune esplorazioni delle dinamiche in corso tra comune centrale e hinterland. Il report è stato presentato la mattina del 7 novembre insieme a Alessandro Maggioni, presidente Consorzio cooperative lavoratori e Vincenzo Barbieri, presidente Delta Ecopolis. Il rapporto è una sintesi di un lavoro più articolato ed esteso contenuto nel volume Bricocoli M., Peverini M. (2023, in pubblicazione) “Milano per chi? Se la città attrattiva è sempre meno abbordabile”, Siracusa, LetteraVentidue.

In copertina: @Mikhail Nilov

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