12-09-2022 Paola Pierotti 8 minuti

Comunità energetiche: pubblico e privato in rete per un cambiamento concreto

Da San Gusmè, collaborazione e innovazione per la riconversione ecologica e la transizione

Abbiamo a che fare con la condivisione collettiva del problema e la corresponsabilità della soluzione sarà l’elemento determinante.
Eugenio Bertolini

Riconversione ecologica e transizione energetica. Temi da programmi elettorali e urgenze condivise vista la crisi e il caro-bollette, questioni che nel nostro Paese si stanno facendo strada nei piccoli centri, e che si rafforzano quando si riesce a portare a sistema contributi di stakeholder multidisciplinari. Nel piccolo borgo di San Gusmè, 70 abitanti, con una terrazza affacciata su Siena e la sua provincia, si sono dati appuntamento per il 50esimo anno della Festa del Luca, professionisti, rappresentanti delle utilies locali, economisti e politici, insieme per fare il punto su come un territorio possa partecipare alla transizione in atto, ed essere protagonista del suo cambiamento. Tra le altre, una risposta è stata corale: le comunità energetiche.

«Sono una grande opportunità per i nostri luoghi – ha commentato Fabrizio Nepi, sindaco di Castelnuovo Berardenga – vedono la collaborazione di aziende locali, singoli cittadini, enti pubblici che potranno mettersi insieme con dei contratti, per produrre energia rinnovabile e metterla a disposizione di soggetti convenzionati». Nepi ha portato l’esempio delle tante aziende agricole del territorio senese, «penso alle tante cantine dove vengono stoccati i prodotti finiti, che richiedono poca energia ma potrebbero produrne molta».

«Da un borgo che ha iniziato la sua vita prima dell’anno mille e che ancora dimostra nei fatti l’arte del buon vivere» come racconta Giovanna Giannassi, presidente della Proloco locale, il messaggio è quello di fare rete, produrre energia da fonti rinnovabili, cooperare per ottenere benefici per la comunità, ambientali e anche economici. E i rappresentanti delle categorie professionali, architetti, ingegneri, geometri e periti industriali, intervenuti nel dibattito, hanno evidenziato il tema della «responsabilità», facendosi promotori di una rinnovata cultura sui materiali, sugli standard di salute, sull’efficientamento e sul fine vita delle componenti edilizie, sempre con attenzione al rapporto con il contesto. «E la pubblica amministrazione – hanno aggiunto – sia parte attiva con una transizione delle norme» per una più efficace attuazione del cambiamento.

San Gusmè, la plateaDa Stefano Baccelli, assessore all’urbanistica, alla pianificazione e alla valorizzazione del paesaggio della Regione Toscana, la replica sull’impegno «da parte di ordini professionali e decisori pubblici, che non lascino il tema ai soli addetti ai lavori: bisogna insistere con un’opera di divulgazione perché la questione della transizione ecologica ed energetica entri nel quotidiano». Non servono altre prove dopo la recente pandemia, gli effetti del cambiamento climatico, il lungo periodo siccitoso, la guerra ai confini dell’Europa «che non solo porta dolore e disperazione, ma ha un impatto diretto, energetico, sulle bollette di case e industrie. Stiamo parlando di futuro e di presente – ha detto l’assessore – di politiche ambientali durevoli, per le generazioni prossime e per quelle di oggi». Baccelli ha fatto riferimento agli investimenti e alle opere programmate in Regione per 1,1 miliardi di euro, tante piccole iniziative che fanno tesoro di strumenti come il Pnrr (Pinqua incluso), decreti governativi del ministro dell’Interno e altre iniziative a favore dei Comuni più piccoli. «Un’occasione straordinaria, non ci sono grandi opere, ma l’intera operazione è un’opera strategica». La sfida? «Spiegare che la qualità non è solo estetica, ha a che fare con il risparmio energetico e che bisogna anche investire per risparmiare nel tempo».

Iren Ambiente, Stra spa, Sei Toscana, Acquedotto del Fiora lungo l’elenco delle rappresentanze al convegno di San Gusmè: testimonianze dal territorio, voci dal mondo dell’energia che accendono un faro sull’urgenza e la precarietà di questo tempo. «Siamo di fronte ad una crisi energetica inedita: non si tratta solo di pagare di più, si prefigura un inverno – ha commentato Eugenio Bertolini, ad Iren Ambiente spa – in cui non ci sarà gas, anche se fossimo disponibili a comprarlo. Servono urgenti interventi strutturali. Abbiamo a che fare con la condivisione collettiva del problema e la corresponsabilità della soluzione sarà l’elemento determinante».

Voci, storie, progetti che rientrano in quella missione 2 del Pnrr che si pone l'obiettivo di dare definitivamente impulso a una radicale transizione ecologica, proseguendo il cammino verso la completa neutralità carbonica e verso uno sviluppo sostenibile. «Le Utilities si occupano di energia e ambiente, è nella loro natura essere strumenti operativi per la transizione energetica – hanno confermato gli operatori interventi al convegno senese – questo è il ruolo prioritario delle attività che svolgono». Si aggiunga che «proprio le Utilities sono parte integrante del territorio – ha commentato Piero Ferrari, ad Acquedotto del Fiora spa – e hanno l’obbligo, il dovere e il piacere di essere un motore di sviluppo. Le comunità energetiche sono la vera intuizione perché si partecipa a produrre qualcosa che serve per sé e per l’immediato intorno. Senz’altro la normativa deve essere migliorata: al momento noi che ci occupiamo d’acqua potremo partecipare a queste iniziative, chi si occupa di energia no. In generale dobbiamo ragionare in ottica di multi-Utilility, le sfide non si vincono da soli».

E la progettazione in questa partita gioca un ruolo decisivo. Ecco che nel panel del convegno senese le voci di Alessandro Roj di Progetto Cmr e David Hirsch di Arup Italia (progettista tra l’altro del nuovo Franchi di Firenze) hanno acceso i riflettori sulla cultura del progetto, sulle declinazioni della sostenibilità che ha a che fare con il benessere e la qualità degli spazi indoor, ma anche sulla progettazione del paesaggio e della sua impronta sul territorio.

Non marginali la finanza e le banche. Nel dibattito anche le riflessioni di Vittorio Sorge, Cristiano Iacopozzi e Andrea Cerri sul tema dell’economia circolare tra innovazione, venture capital, percorsi di crescita di start up e strumenti finanziari. «Le banche oltre ad essere una cinghia di trasmissione della politica monetaria hanno un ruolo decisivo per la finanza sostenibile – spiega Sorge, professore all’Università di Bari di economia manageriale e diritto dell’impresa – è sempre più alta l’attenzione sull’allocare risorse come credito e in termini di raccolta del risparmio per una crescita che non abbia riverberi negativi sull’ambiente». Le banche a sostegno del territorio, «a supporto di aziende con pratiche socio-ambientali coerenti per stimolare la crescita». Focus sull’innovazione e i contenuti digitali dell’imprenditoria con attenzione a quelle start up che sono in linea con i Sustainable Development Goals, SDGs dell’agenda 2030, e Sorge cita alcune esperienze internazionali dalla Lettonia all’Olanda dove «con un’app si monitora l’abitudine al consumo di Co2 da parte dei cittadini, si fissa un target e i singoli possono guadagnare monete virtuali da spendere con servizi pubblici». Progetti e soluzioni che stimolano nuovi comportamenti e fanno crescere, dal basso, la consapevolezza. «Un altro esempio – cita Sorge, facilmente replicabile nello stesso territorio senese per la sua vocazione alla viticoltura – riguarda la questione del tracciamento, oltre la tecnologia blockchain che permette di certificare il modo documentale i processi, applicato al processo vite-vino, da quando viene piantato un vitigno alla produzione del vino, in modo tale che il cliente finale con un QrCode possa conoscere tutta la vita che ha avuto la bottiglia che porta sul tavolo». Le banche a sostegno dell’innovazione, oltre quel ruolo di “soggetto intermediazione finanziaria”. Pertinente in particolare la mission delle banche di credito cooperativo, come testimonia Iacopozzi, presidente Chianti Banca, «che hanno come vincolo quello di dover impiegare sul territorio il 95% della propria raccolta, il fine ultimo è la mutualità». Iacopozzi ricorda che in Italia se ne contano 200 e in Toscana una quindicina, il focus è quello dell’esternalità positiva, dei benefici per il territorio dove le aziende operano, «e quando parliamo di Esg non ci riferiamo solo a plastica o efficientamento, lo spettro è ampio e le normative di vigilanza incentivano le banche a privilegiare, riconoscendoci dei premi in termini di assorbimenti patrimoniali, quelle aziende che rispettano i requisiti di sostenibilità».

Dall’energia all’agri-food, riconversione ecologica e transizione energetica sono il tema di tutti. Questione con ricadute dirette sull’economia visto che Angelo Riccaboni, professore di economia aziendale ed ex rettore dell’Università di Siena, ha richiamato il tema del cibo e dell’agricoltura, dicendo come pesi «sul Pil per il 12, 15%, e se si mette insieme anche la ristorazione e le ricadute sul turismo si arriva al 25%». Tra i progetti attivati sull’argomento specifico, il Siena Food Lab, con un finanziamento di un milione di euro, per più anni, da parte della Fondazione Monte dei Paschi di Siena e con l’impegno ad ampliare il raggio d’azione all’intera regione Toscana. L’impegno è verso le piccole aziende che devono trovare la loro via per essere sostenibili, con metriche che riescano ad essere apprezzate ad esempio dalle stesse banche; attraverso la tracciabilità (da 120 a 10 km, in riferimento al tema delle aziende che producono nel senese olio e vino); con politiche di finanza agevolata; con tecniche di agricoltura di precisione; e ancora una volta promuovendo le comunità energetiche. «Registriamo un fiorire di interesse per l’agro-voltaico, l’agri-sole, le imprese stanno andando in questa direzione – ha commentato Riccaboni – serve che le norme riescano a conciliare la tutela del paesaggio con l’innovazione».

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Paola Pierotti
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