18-01-2024 Redazione 4 minuti

Piano casa, riuso, semplificazione e intesa con i privati: la “strategia” del Mit

Seconda riunione con gli stakeholder. Al centro l'edilizia sociale, per la "zona grigia" del nuovo disagio abitativo

Una strategia del Mit in diversi punti, quella illustrata durante la seconda riunione sul Piano casa il 16 gennaio. Gli aspetti prioritari riguardano il riordino e la semplificazione della normativa di settore e la definizione di modelli sperimentali. Su questi driver, rispetto ai quali l’attenzione è puntata sulla collaborazione pubblico/privato, il ministero di Matteo Salvini dice di stare definendo dei tavoli di lavoro in cui coinvolgere, secondo le competenze, gli enti interessati. I tavoli riguarderanno: ricognizione delle caratteristiche distintive dei programmi di edilizia residenziale pubblica e di edilizia sociale e dei relativi fabbisogni, e riordino e semplificazione delle procedure di valorizzazione e recupero degli immobili pubblici dismessi, così da individuare le misure di semplificazione necessarie a promuoverne la destinazione a obiettivi di edilizia residenziale e sociale. Quindi l’individuazione di linee guida e best practice per il riordino degli enti regionali che operano in materia di edilizia residenziale pubblica. Infine l’avvio di un confronto sulle iniziative di competenza delle cooperative edilizie e degli enti previdenziali, per verificare le condizioni per promuovere un rilancio dei relativi programmi abitativi. A questi gruppi si affiancherà la riflessione sui modelli sperimentali da attivare in attuazione della legge di bilancio 2024 con appositi “progetti pilota”. Il confronto con gli operatori ha di nuovo permesso, fa sapere il Mit, di individuare alcuni esempi virtuosi su cui riflettere. Sono stati anche ipotizzati possibili percorsi per semplificazioni normative e acquisite proposte sul punto.


Al centro della discussione, oltre all’edilizia residenziale pubblica, l’edilizia cosiddetta sociale che riguarda quella grande massa di cittadini, lavoratori , studenti, che soprattutto nelle grandi città non riescono a sostenere i costi di affitti o dell’acquisto di una casa.


Gli architetti.«L’Italia negli ultimi venti anni ha progressivamente abbandonato politiche attive relative alla casa. Nel frattempo la società italiana ha modificato la propria composizione e oggi si sono ampliate le fasce di popolazione che necessitano di una risposta pubblica al tema della casa. Coppie giovani, anziani, studenti, persone ad alta mobilità lavorativa, un ceto medio economicamente indebolito richiedono oggi una politica di social housing con offerte abitative nuove. L’avvio di un nuovo Piano casa è visto con favore, se inserito in una strategia territoriale di rigenerazione che contempli la prossimità con il lavoro e i servizi e traguardi una qualità urbana diffusa». Così il Consiglio nazionale degli architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori (Cnappc) dopo la riunione, cui sono intervenuti i consiglieri Anna Buzzacchi e Massimo Crusi. Per il Cnappc la questione dell’offerta abitativa va affrontata «tenendo conto dei bisogni e delle specificità presenti nei territori: un Piano in grado di indicare le misure di contrasto alla povertà e al disagio abitativo e che definisca nuovi modelli innovativi sotto il profilo finanziario, gestionale, tipologico, costruttivo. Va riaffermata l’importanza del rafforzamento di edilizia sociale di proprietà pubblica quale strumento utile al controllo del mercato, in una visione di lungo periodo in grado di garantire adeguati modelli abitativi per le generazioni future, – continua il Cnaccp – così come  quella di adeguare il patrimonio edilizio esistente e di nuova costruzione, disponibile per un nuovo Piano casa, ai principi di economia circolare, di bassa impronta carbonica e di capacità relazionale con il contesto, come espressamente richiamato dal programma New European Green Deal. A questo proposito il Cnappc sollecita la creazione di una Banca dati del riuso del patrimonio esistente (edifici ed aree dismesse disponibili) che ne definisca il valore in funzione della capacità trasformativa anzidetta. Questo database, supporto agli strumenti urbanistici comunali esistenti, dovrebbe essere rivolto a facilitare il rapporto pubblico-privato con il mondo imprenditoriale e con quello del terzo settore, in modo da coniugare gli aspetti economici, ambientali e sociali».

Gli ingegneri. Al tavolo il Consiglio nazionale degli ingegneri è stato rappresentato dalla consigliera Irene Sassetti, delegata all’urbanistica. Il Cni ha sottolineato come un piano organico per il patrimonio abitativo in Italia debba passare attraverso un’azione di rigenerazione e riqualificazione del patrimonio edilizio pubblico, «avendo come obiettivo il risanamento energetico e la sicurezza strutturale, oltre che la limitazione del consumo di suolo. Ma soprattutto va migliorata l’offerta di alloggi di edilizia residenziale pubblica a favore delle famiglie a medio e a basso reddito, considerando l’elevata domanda di alloggi popolari tuttora insoddisfatta. Secondo il Cni il nuovo Piano casa dovrebbe prevedere una durata di medio-lungo periodo, almeno di 15 anni perché rappresenti una soluzione strutturale». «A questo proposito – dichiara la Sassetti – ci siamo già attivati sollevando la questione del superamento della doppia conformità all’interno del nuovo Testo unico dell’edilizia. Obiettivo che ben si concilia con l’esigenza, condivisa col ministro, di semplificare e velocizzare gli interventi. Riteniamo che il Piano casa debba essere sviluppato in armonia col Tue, in una cornice che preveda come capisaldi la transizione energetica e la riqualificazione urbana».

Le cooperative. Anche lui presente all’incontro, il presidente di Confcooperative Habitat Alessandro Maggioni ha affermato: «Costruiamo ancora case e città come se non avessimo le fogne e la penicillina. È indispensabile lavorare su una revisione della correlazione fra normativa edilizia e regolamento di igiene, datato e oggi del tutto fuori sincrono con la realtà». Dalla sua Rossana Zaccaria, presidente di Legacoop abitanti, fa notare come il ministro Salvini abbia chiarito nel corso della riunione «che l’obiettivo non è un grande Piano casa per il quale non ci sono risorse, ma piuttosto forme di partenariato pubblico privato e modifiche normative». E per questo la Zaccaria ha ribadito la propria proposta basata sulla realizzazione di alloggi in locazione a 500 euro al mese.

In copertina: Testaccio skyline © Flickr 

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