04-11-2022 Andrea Nonni 6 minuti

Welfare e cambiamento climatico, Milano fa i conti con il suo valore (e i suoi costi)

Città policentrica, responsabile e attrattiva. Al via il Forum della Rigenerazione urbana

Parliamo di 13 miliardi di potenziali investimenti nei prossimi dieci anni, con un record di oneri di urbanizzazione che a fine anno raggiungeranno i 200 milioni di euro.
Giancarlo Tancredi

Sei giorni per immaginare e discutere le future trasformazioni della città di Milano, raccontare i principali progetti che ne cambieranno soprattutto i quartieri meno centrali, e che sono l’occasione per orientarla sempre più verso una condizione ‘policentrica, responsabile e attrattiva’. Questo è il Forum della Rigenerazione urbana (3-8 novembre 2022). «Sei giorni, 25 progetti e altri 10 che saranno protagonisti di una maratona dedicata alla Milano che verrà. Nel weekend una serie di itinerari che riguardano in particolare le zone di Rubattino, dove arriveranno i nuovi laboratori della Scala; Bovisa, che ospiterà il nuovo Campus del Politecnico con servizi connessi, la rifunzionalizzazione degli ex Gasometri e 240mila mq di verde; l’ex Macello con il Campus internazionale dello Ied, un distretto scientifico dedicato alla divulgazione delle tecnologie oltre a numerosi alloggi a prezzi accessibili». L’assessore alla rigenerazione urbana Giancarlo Tancredi racconta cos’è questo evento di comunicazione e marketing territoriale, a partire dal nuovo atlante online da cinque mesi sul sito del Comune, una mappa interattiva che restituisce una visione d’insieme di 150 progetti partiti in città, con processi attuativi già avviati, che insistono su una superficie territoriale di oltre 5mila mq, oltre agli interventi pubblici e privati più rilevanti.

© Forum Rigenerazione Urbana

«Parliamo di 13 miliardi di potenziali investimenti nei prossimi dieci anni, con un record di oneri di urbanizzazione che a fine anno raggiungeranno i 200 milioni di euro. È un momento molto favorevole con un sempre crescente interesse da parte degli investitori internazionali. Milano è ormai una città turistica, ma non vanno sottovalutate le nubi all’orizzonte, con riferimento agli scenari internazionali. Milano saprà tenere com’è nella sua tradizione?».


Realizzare strutture innovative e sostenibili ha dei costi che poi il mercato immobiliare scarica sui prezzi dell'intera filiera.


Tancredi apre il confronto sulla città policentrica: «una città da 20 centri» per scommettere sulla periferia, sulla città metropolitana, sui grandi progetti che si stanno avviando nell’ambito di «un sistema di reti e poli, con la nuova linea della metro che aprirà a novembre e con un’altra allo studio. Senza dimenticare le reti digitali – dice Tancredi – capaci di interconnettere funzioni di pregio e servizio di livello territoriale come sono i campus e le strutture per lo sport e la cultura». Una città che non dimentica i giovani né il lavoro e che considera centrali i temi della «sfida energetica, dell’inclusione, dell’equità» e quando parla di attrattività punta a fare meglio dell’Expo, traguardando le Olimpiadi per rafforzare il sistema dell’università e della ricerca, puntando sull’economia della conoscenza.


Ma quanto costa una città carbon free? Qual è l’impatto sociale della transizione ecologica? La domanda la pone Tancredi, ma è Simona Collarini, direttrice del settore Pianificazione urbanistica generale del Comune di Milano, ad entrare nel merito sostenendo che «va fatta una riflessione sul disequilibrio sociale e ambientale. Tutta la filiera edilizia deve andare nella direzione della mitigazione, dell’adattamento, della riduzione dell’impatto, ma le risposte vanno strutturate.

Fare edilizia in un determinato modo costa, e il mercato immobiliare scarica questo impegno sui prezzi dell’intera filiera. Bisogna capire – dice – come incidere sull’intera supply chain dell’edilizia perché si producano concreti benefici ambientali» senza strascichi. «A Milano gran parte dei piani economico-finanziari delle operazioni immobiliari hanno aspettative di redditività molto alte, ma con prezzi finali che generano effetti espulsivi» da contrastare. E non si può immaginare che la sola «regolamentazione urbanistica possa far fronte all’impatto sociale della transizione ecologica nella filiera dell’edilizia».

© Forum Rigenerazione Urbana

Per un racconto sulla nuova Milano, Collarini ricorda alcuni numeri: un calo di 35mila abitanti tra il 2019 e il 2021; il 47,5% delle famiglie sono mono-nucleari; dato positivo, nei primi sei mesi del 2022 sono nate 5mila nuove imprese, di controcanto il 37% dei contribuenti ha un reddito inferiore ai 15mila euro; il 6,7% degli studenti arriva da fuori Paese; l’affluenza turistica nel 2021 è stata stimata con 3 milioni di turisti. Quale nuova normalità? «Milano non può rinunciare al rapporto virtuoso tra pubblico e privato, deve saper tenere insieme le due facce della città, quella della proprietà privata e di chi chiede accesso ai suoi servizi – dice Collarini – bisogna lavorare sulle regole ma iniziare a ridiscutere sul tema della rendita immobiliare. Non è solo questione di indici edificatori, la partita oggi si gioca sul tema del recupero».

Tancredi ricorda che il Piano del governo del territorio ha compiuto solo due anni, «è recente ma un mese dopo la sua adozione – racconta – è scoppiata la pandemia ed è cambiato il mondo. È cambiata Milano e oggi i valori sono alle stelle; possiamo ragionare su una parziale revisione del piano, possiamo introdurre degli aggiustamenti. Con il nuovo regolamento edilizio – anticipa – presteremo attenzione al tema della neutralità carbonica, rivedremo gli oneri ad esempio con un riequilibrio per non penalizzare gli interventi in periferia e piuttosto chiederemo di più a chi opera in aree a più alto valore».

Nel dibattito è intervenuto Ezio Micelli urbanista ed esperto della gestione economica dei grandi progetti precisando il valore del termine “rigenerazione” «ridare valore e senso a quel che c’è, al capitale materiale e immateriale», con un’urbanistica capace di occuparsi di nuovi argomenti «come la gestione delle precipitazioni straordinarie, le isola di calore, il pm10 e pm 2,5». Micelli cita un progetto per gli scali milanesi, quello firmato Oma e Laboratorio Permanente per Farini che si chiamava “agenti climatici”, con una riflessione critica, un’attitudine a coniugare il tema dell’ambiente con la progettazione urbana. L’invito è a cambiare prospettiva, e tra i temi all’attenzione quello «dell’welfare spaziale, dello spazio pubblico da considerare raro, pregiato e plurifunzionale, non appannaggio di auto e parcheggi – dice Micelli – questa è la sfida progettuale: aprire una riflessione su questo ampio patrimonio sottoutilizzato. Così com’è per le scuole (qui la sezione di thebrief dedicata al tema) che sono un importante capitale disponibile di welfare urbano, usate oggi al massimo per mezza giornata, e che potrebbero diventare un’infrastruttura di prossimità per ricostruire la dimensione del quartiere da 10, 15 minuti».

Non solo densità, la riflessione sulla rigenerazione urbana si concentra sul valore economico del paesaggio, sull’accessibilità, le infrastrutture. Il dibattito riguarda direttamente la comunità e la sfida diventa quella legata all’uso degli spazi «da mettere a disposizione di chi ha delle progettualità come il terzo settore – dice Micelli – ma non ha gli spazi».

© Forum Rigenerazione Urbana

L’architetto Cino Zucchi (su thebrief un intervento recente dedicato alla valorizzazione dell’ex Olivetti) ha offerto il suo contributo al dibattito ricordando che «la trasformazione fisica non è l’unica possibile» e che «bisogna saper lavorare con un certo grado di libertà tra spazio e società», senza lasciare in secondo piano il tema della «cultura materiale». La trasformazione fisica della città non è il solo strumento per raggiungere la qualità urbana, obiettivi e strumenti possono essere la sostenibilità, intesa come durabilità degli edifici e degli spazi pubblici; la lotta al cambiamento climatico, ovvero l’efficienza energetica ottenuta attraverso la forma delle cose e non solo degli impianti; l’inclusività tradotta come mixitè di funzioni e classi sociali e la disponibilità al cambiamento dei luoghi; e ancora l’attrattività, quando si considera la struttura urbana come ambiente fisico ma anche culturale stratificato nei suoi edifici.

Foto di copertina © Comune di Milano

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Andrea Nonni
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