14-09-2017 Francesco Fantera 4 minuti

Badolato, da borgo fantasma ad esempio di recupero

In Calabria, descritto come "Paese in vendita" ha ricominciato una nuova vita grazie al turismo sostenibile

"La bellezza di questi posti è proprio qui: vita legata ad ambienti e ritmi rurali, semplice e senza grosse pretese in un ambiente meraviglioso"

Domenico Leuzzi

Una perla incastonata nella costa degli angeli. Così i visitatori descrivono il borgo medievale di Badolato Superiore, 3000 abitanti in provincia di Catanzaro. A due passi dal litorale ionico, il paese è ben visibile dalla Marina, frazione cresciuta contemporaneamente all’abbandono della parte vecchia e che oggi ospita la gran parte della cittadinanza.

La storia di questo luogo parla di un piccolo centro poco conosciuto che, a partire dal secondo dopoguerra, ha subìto un lento e inesorabile processo di spopolamento. Il suo destino, alla fine degli anni ’80, sembrava ormai segnato, tant’è che venne descritto come “Paese in vendita”. Fu un evento imprevedibile, però, a invertire questa tendenza, dando vita ad un inaspettato processo che coinvolse e portò benefici a tutti gli abitanti. Il 27 dicembre 1997, nella zona di Badolato Marina, sbarcarono più di 800 kurdi. Molti cittadini, che ancora possedevano le chiavi di vecchie case e rimesse, le consegnarono ai rifugiati. Fra questi, Domenico Leuzzi, all’epoca un ragazzo che oggi si occupa della compravendita di immobili ai turisti, in particolare stranieri, interessati all’acquisto di proprietà in disuso. Parlando con lui traspare la spontaneità dell’accoglienza, assieme all’amore sincero che lo lega alla propria terra e che gli dà la forza per lavorare da quasi venti anni alla rinascita della parte antica. 

Quale effetto ebbe l'arrivo improvviso di così tante persone?
Il paese si ripopolò temporaneamente, alla meno peggio e questo attivò i finanziamenti del Ministero degli Interni con i quali vennero costruite nuove infrastrutture fognarie, linee elettriche e tutta una serie di riparazioni minime con lo scopo di rendere le strutture, alcune delle quali fatiscenti, abitabili. Tutto ciò ebbe risonanza a livello internazionale e così la parte vecchia divenne un caso di studio. Io all’epoca ero un volontario, la nostra associazione, la ProBadolato, si occupava di affittare le case recuperate a studiosi e giornalisti in arrivo, reimpiegando il ricavato per progetti di integrazione e occupazione dei ragazzi kurdi.

Ma come si è passati da esempio di buona accoglienza a borgo turisticamente appetibile?
Un giorno arrivò una signora americana che rimase un mese e, incantata dalla bellezza del posto, cercò di comprare un immobile. Fu così che di lì a poco si riuscì ad effettuare la prima compravendita a stranieri, non per uso residenziale ma turistico. Nel 2000 grazie al passaparola giunsero altre persone interessate e nel 2001 creammo una piccola società, la Costa degli Angeli Srl, che si occupava proprio del recupero e della vendita degli immobili abbandonati.

Vista la crescente notorietà ed appetibilità di Badolato Superiore, non c’è stato alcun tentativo di acquisizione consistente?
Una società americana ha tentato di stravolgere l’identità del posto, interessata all’acquisto del 100% del territorio, ma ciò avrebbe significato la perdita del potere decisionale degli abitanti su tutta la parte vecchia, e la cosa alla fine non è andata in porto. Le società che si occupano del recupero e della riqualificazione, Costa degli Angeli Srl e Alba Mediterranea Srl, si affidano ad architetti e ingegneri del posto per la progettazione e alle imprese locali per i lavori, aiutando così anche l’economia a Km0.

Ma al giorno d’oggi, quanti sono gli abitanti del borgo antico?
Circa 140 famiglie hanno acquistato delle strutture, fra questi molti cittadini italiani, in particolare toscani. Questo interesse ha fatto salire anche il valore degli immobili: se un rudere prima costava 5 milioni di lire, oggi si possono pagare anche 12mila euro. Il costo comunque rimane davvero contenuto lasciando così spazio ad interventi di ristrutturazione che, in diverse occasioni, hanno sfruttato gli spazi a disposizione con creatività.

Arrivati alla fine della stagione estiva, anche quest’anno il bilancio è quindi positivo?
Assolutamente si, grazie ad un boom di turisti sono stati aperti alcuni bar e ristoranti, segno che il paese sta tornando a vivere. In più, iniziative come quella del Politecnico di Milano che ha mappato il borgo ipotizzando un piano integrato per il recupero di edifici e campi abbandonati, contribuiscono a tenere alta l’attenzione e questo ci fa avere fiducia sul futuro. Chi compra oggi sa che verrà poi riconosciuto e trattato come uno del posto. Al secondo anno gli abitanti si ricordano e salutano, chiamano per nome, ci sono le comari che offrono il pranzo al vicino. La bellezza di questi posti è proprio qui: vita legata ad ambienti e ritmi rurali, semplice e senza grosse pretese in un ambiente meraviglioso.

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Francesco Fantera
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