25-11-2014 2 minuti

Cacciari: “Basta con la prudenza. Ora a Venezia serve un progetto per l’ordinario”

Per presentare il libro "Architetture contemporanee a Venezia" (Renata Codello) sono intervenuti anche Francesco Dal Co e Rem Koolhaas

“Solo una nuova legge speciale potrà intervenire su quella che è una forma urbis e che come tale va preservata, con tutta la sua complessità e in tutto il suo tessuto. Le architetture contemporanee perderebbero ogni significato in un contesto urbano abbandonato"

Massimo Cacciari

“Un progetto per l’ordinario della città, che coinvolga il tessuto nel suo insieme” questo è il monito che Massimo Cacciari, ex sindaco di Venezia per quasi tre mandati, lancia al prossimo governo cittadino da affrontare con l’impegno di tutta la comunità. Chiamato ad intervenire in occasione della presentazione del volume di Renata Codello “Architetture contemporanee a Venezia”, edito da Marsilio e Fondazione di Venezia, tenutosi alla Fondazione Querini Stampalia di Venezia il 19 novembre, Cacciari ha allargato lo sguardo, lanciando l’allarme sul fatto che la mancanza di fondi provenienti dallo Stato rischia di portare alla definitiva trasformazione del significato più profondo della città e ‘delle sue viscere’.

Cacciari, che del volume della Codello ha firmato la prefazione, non fa sconti a nessuno, neppure a sé stesso in relazione ad alcune scelte fatte come sindaco della città. Cita infatti la Fenice e la scelta di ricostruire il teatro “com’era e dov’era”, frutto di un sentire condiviso – e quindi da accogliere e rispettare – ma certamente non una scelta coraggiosa di innovazione. “Sino ad oggi Venezia è stata dominata dall’eccesso di prudenza o da una cattiva prudenza. Mentre essa è certamente capace di accogliere l’innovazione con prudenza, purché essa sia davvero portatrice di innovazione perché la città si conserva solo se si rinnova”. E, ancora sul ruolo dello Stato, ribadisce che “solo una nuova legge speciale potrà intervenire su quella che è una forma urbis e che come tale va preservata, con tutta la sua complessità e in tutto il suo tessuto” aggiungendo che architetture contemporanee perderebbero ogni significato in un contesto urbano abbandonato”.

Colta da Francesco Petrarca come fonte di originalità e di sagacia nella gestione della città, è una “ ’prudente sapienza’ quella che la Venezia del passato lascia in eredità”, afferma Francesco Dal Co dell’Università Iuav di Venezia, invitato con Rem Koolhaas, direttore della Mostra Internazionale di Architettura 2014, a riflettere sul rapporto tra Venezia e il contemporaneo. Una ponderatezza e una lentezza nel maturare le decisioni che l’hanno preservata dalle trasformazioni, in particolare ottocentesche, che hanno stravolto altre città europee, e anche oggi l’hanno salvata da scelte imposte dalle nuove funzioni.

Attraverso una serie di citazioni – da Manfredo Tafuri a Carlo Scarpa, da Proust a Nietzsche – Dal Co valorizza inoltre il ruolo delle “incrostazioni”, come sedimenti di saperi e conoscenze cui far riferimento e ritornare per potersi interrogare sul futuro. Rem Koolhaas invece mette invece in dubbio il significato attribuito al concetto di “conservazione”, troppo spesso erroneamente visto in contrapposizione alla modernità. La conservazione è invece per Koolhaas, che a Venezia firma il discusso progetto per il Fondaco dei Tedeschi, un elemento chiave della modernità e riconosce a Venezia il merito di non essere rimasta prigioniera del suo mito ma di essere una città moderna, normale, nonostante la necessità di trovare un equilibrio tra ciò che va preservato e il futuro.

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