24-05-2021 Paola Pierotti 2 minuti

Con l’acqua che non conosce limiti, la Danimarca propone un racconto sul rapporto uomo e natura

Connettività e relazioni, le parole chiave dei curatori Lundgaard & Tranberg Arkitekter

Un invito dalla Danimarca a considerare la terra su cui viviamo come un organismo vivente di cui facciamo parte, riconoscendone la ricchezza anche nella varietà, nella (bio)diversità e nei legami reciproci

Ogni volta che si costruisce qualcosa, si cerca di dare una risposta al problema della convivenza umana. E quando le opere architettoniche sono l’oggetto di un’esposizione si mettono alla prova delle ipotesi che forse un giorno potranno avverarsi. La mostra come occasione per immaginare e sperimentare i primi passi per il cambiamento. Questa la scelta dei curatori del padiglione danese alla Biennale di Architettura di Venezia 2021, Lundgaard & Tranberg Arkitekter, che hanno rappresentato ai Giardini della Biennale di Venezia il forte rapporto tra uomo e natura, anche quando quest’ultima è quasi invisibile. Un messaggio che parla di circolarità, di uso delle risorse naturali e di responsabilità da parte degli uomini.

Padiglione della Danimarca alla Biennale di Venezia

Ogni essere vivente nasce dell’acqua che è presente se tutta la terra in un circuito dinamico al quale si ricollega idealmente la mostra del Padiglione danese, promosso dal DAC, il Danish Architecture Center. L’acqua entra nel padiglione, viene percepita, utilizzata, prima di riuscire; è stata acqua piovana, dove sarà stata? Dove andrà poi?


“Il circuito dell’acqua e la sua illimitatezza immanente collegano il passato con il presente e il futuro rendendo impossibile l’idea del nostro isolamento dagli altri. L’acqua scorre attraverso lo spazio comune” commentano dal padiglione danese.


Il Padiglione è un circuito aperto collegato al ciclo della terra, l’acqua piovana scorre attraverso tutto l’edificio: si fa strada, viene raccolta, pulita, finisce dentro una vasca. E poi ancora gocciola da un telone, bagna delle piante aromatiche che crescono. Nasce la vita. Il mondo raccontato come un circuito aperto del quale tutti fanno parte: al padiglione danese c’è anche qualcuno che prepara delle tisane con le erbe, e offre una tazza per berle durante la visita.

Un invito dalla Danimarca a considerare la terra su cui viviamo come un organismo vivente di cui facciamo parte, riconoscendone la ricchezza anche nella varietà, nella (bio)diversità e nei legami reciproci. “Con-nect-ed-ness” è il titolo del padiglione per cui i curatori ricorrono alle parole dello scienziato tedesco, naturalista e geografo, Alexander von Humboldt: “La natura, in ogni parte del mondo, è davvero un riflesso della totalità”.

Lo studio Lundgaard & Tranberg Arkitekter è stato fondato nel 1985 a Copenaghen, oggi conta 17 soci e 77 dipendenti. I loro edifici nascono in un incontro tra l’atmosfera del luogo e la percezione fenomenologica del corpo: l’uomo è al centro degli edifici, dando rilievo a come l’utente percepisce l’ambiente in cui si trova. La chiave di lettura è quella di un rapporto umanistico con l’architettura che si esprime a diversi livelli, dalla relazione con il contesto alla sensibilità nell’uso dei materiali. “Il cambiamento – dicono gli architetti danesi – è una forma di rinascita che fa si che gli edifici restino dinamici. Paradossalmente la Lundgaard & Tranberg Arkitekter riesce a rendere senza tempo i propri edifici incorporando proprio il fattore temporale nelle opere”.

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Paola Pierotti
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