12-10-2021 Chiara Brivio 4 minuti

Concorsi di architettura in Italia: 10 anni di lavoro, il bilancio delle tre piattaforme

A Milano un’iniziativa promossa con il Cnappc: luci, ombre e prospettive

Il tema dei concorsi è strategico da tanti punti di vista, soprattutto da quello culturale. Il lavoro che abbiamo svolto punta ad affermare il principio del concorso di progettazione.
Francesco Miceli

Centralità del progetto, procedure trasparenti, anonimato e, soprattutto, affidamento dei lavori ai vincitori delle competizioni. Punti fermi sui quali gli Ordini territoriali di Milano e Bologna e il Cnappc, titolari della 3 piattaforme in Italia – Concorrimi, Archibo e Awn – da tempo insistono.

Operativi da circa 10 anni (Bologna è stata la prima del 2010), e nonostante i risultati in chiaroscuro, questi strumenti hanno però avuto il merito di voler riportare la qualità del progetto al centro del dibattito sulle opere, soprattutto pubbliche, per garantirne trasparenza, equità e accesso al mercato anche da parte dei più giovani.

«Il tema dei concorsi è strategico da tanti punti di vista, soprattutto da quello culturale. Il lavoro che abbiamo svolto punta ad affermare il principio del concorso di progettazione – ha dichiarato Francesco Miceli, neopresidente del Consiglio nazionale degli architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori (Cnappc), intervenuto a una giornata dedicata ai concorsi organizzata dall’Ordine degli Architetti di Milano –. Questa è innanzitutto una battaglia di valore, indispensabile per un Paese che sulla centralità del progetto soffre gravosi ritardi». «È una battaglia difficile, ma qualcosa si muove all’orizzonte – ha continuato –, non secondaria sarà l’azione incalzante da parte del governo sul Pnrr e i fondi complementari, che produrrà un’enorme quantità di iniziative».

La giornata di studio (8 ottobre 2021) ha permesso di tracciare un bilancio degli esiti e dei risultati ottenuti fino ad oggi dalle 3 piattaforme, con gli alti e bassi e i chiaroscuri del caso.


Sessantacinque i concorsi pubblicati e 60 quelli arrivati al primo grado su Awn dal 2018, 30 previsti nel 2021, per un valore totale delle opere di oltre 760 milioni di euro. Oltre 2.700 i progetti, con una media di 46 progetti per concorso, come ha illustrato la vicepresidente del Cnappc Tiziana Campus.


Concorsi che per lo più riguardano edifici (52%, nel 65% dei casi si tratta di riuso), e a seguire spazi pubblici (32%), con solo un 16% riservato alle infrastrutture. Sono tuttavia le aree geografiche a colpire di più in questi dati, con una concentrazione al Centro (36,92%) e al Sud (26,15%). Il Nord è stato coperto in questi anni dal lavoro delle due altre piattaforme degli Ordini di Bologna e Milano. «Crediamo che sia necessario ora – ha proseguito Campus – implementare la nostra struttura. Già nell’ultimo consiglio abbiamo istituito una commissione dedicata, l’intensità dei concorsi che stanno arrivando al Consiglio nazionale ha bisogno di capitale umano competente».

Il Cnappc, attraverso la voce della Campus, ha anche sfatato il mito secondo il quale i tempi dei concorsi sarebbero lunghi, evidenziando quanto invece la media sia di soli 166 giorni dalla data di pubblicazione alla comunicazione della graduatoria provvisoria. E con 3 concorsi traguardati in soli 3 mesi. Un argomento, quello del tempo, sottolineato anche da Paolo Mazzoleni, presidente dell’Ordine degli Architetti di Milano, con un’altra accezione, che ha detto, a proposito anche dei fondi che arriveranno attraverso il Pnrr, «dobbiamo ottenere che in ogni singolo bando di finanziamento ci sia sempre una premialità in termini tempo per quelle Pa che scelgono il concorso» riferendosi al fatto che, spesso, i concorsi hanno tempi molto compressi che non sempre vanno a favore della qualità. E sul tema dell’appalto integrato, Mazzoleni ha poi aggiunto «è un nemico della qualità nel nostro mercato, non abbastanza maturo per preservare la qualità nei processi misti (progetto – offerta economica)».

Con Concorrimi, la piattaforma dell’Ordine di Milano, tra il 2014 e il 2021 sono stati 53 i bandi tipo pubblicati, con 9.400 partecipanti e un’età media dei vincitori inferiore ai 40 anni. Una situazione in chiaroscuro, con alcune competizioni che non hanno brillato (tra gli esempi emblematici quella delle Scuole innovative), ma che, in generale e soprattutto nei bandi pubblicati con il Comune di Milano, grazie all’utilizzo della piattaforma digitale – come ha illustrato Simona Collarini, direttore della Direzione urbanistica dell’Amministrazione meneghina – hanno visto una riduzione dei costi di partecipazione e un minore rischio di ritardo nella consegna, ma in particolare, con la forma anonima e la procedura aperta, c’è stata una maggiore visibilità a livello internazionale.

Le criticità rimangono e, se da una parte il problema sottolineato da tutti gli attori è l’assenza di stazioni appaltanti private («non siamo stati capaci di spiegare ai privati come si fanno i concorsi» ha detto Mazzoleni), dall’altra, a livello di procedura, è l’affidamento delle successive fasi di sviluppo dei progetti uno dei punti spinosi, anche dovuto alla difficoltà di dimostrare i requisiti tecnico-professionali ed economico-finanziari in particolare nel caso dei giovani architetti, come evidenziato ancora dalla Collarini.

Per Bologna, la cui piattaforma quest’anno ha compiuto 10 anni, sono 64 i concorsi ospitati, dei quali 2 in corso. Torino e Trento, invece, che si affidano alle 3 piattaforme nazionali, hanno visto rispettivamente oltre 40 bandi dal 2005 a oggi per l’Ordine e la Fondazione piemontese, e 10 tra il 2017 e il 2021 nella Provincia autonoma.

 

In copertina: ©Francesco Ungaro via Pexels

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Chiara Brivio
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