24-11-2015 7 minuti

Da Fater a Saint-Gobain a Schneider Electric: cosa fanno le imprese per far fronte al cambiamento climatico

Kyoto Club e Confindustria dialogano sul futuro delle imprese italiane. Dai trasporti all’edilizia ecco le iniziative in corso

Economia circolare, green economy, ottimizzazione delle risorse, ricerca innovativa e condivisione degli obiettivi. Impegni e opportunità delle imprese italiane

Investire in politiche per l’efficienza energetica, nella mobilità sostenibile e nell’energia pulita è un’opportunità per le imprese. La normativa in materia di clima, se non coordinata e messa a punto con il supporto del mercato, resta lettera morta e inutile al rinnovamento e alla crescita del sistema Paese. Così Gaetano Maccaferri, Vicepresidente per la Semplificazione e l’Ambiente di Confindustria, e Francesco Ferrante, Vicepresidente di Kyoto Club, hanno sintetizzato i lavori di una giornata dedicata al rapporto fra aziende e cambiamenti climatici.

A Roma in occasione del Convegno organizzato da Confindustria e Kyoto Club (18 novembre 2015) si è parlato di imprese e sostenibilità in vista della ventunesima Conferenza delle Nazioni Unite sul clima in programma a Parigi dal 30 novembre all’11 dicembre prossimi (COP21). I protagonisti? Novamont, Shneider Electric, Terna, Loccioni Group, Italcementi, FS, Sait-Gobain e Fater.

La COP21 introdurrà un obiettivo minimo di stabilizzazione dell’aumento della temperatura globale fissato a 2°C rispetto ai livelli preindustriali. Secondo Andrea Bianchi, Direttore Politiche Industriali Confindustria, "l’accordo produrrà un insieme eterogeneo di Piani nazionali sul clima e il successo dipenderà dalle scelte dei singoli Stati e dalle condizioni di contesto. Oggi si conferma un dato significativo, rispetto alle precedenti conferenze, l’allargamento del livello di partecipazione, fra cui anche quello di USA e Cina: segni evidenti di un cambiamento globale rispetto alla sensibilità ambientale. È necessario – continua Bianchi – cominciare a creare parità di condizioni fra le diverse parti del globo, anche competitive, al fine di evitare che le politiche ambientali producano effetti di delocalizzazione produttiva”.

L’Europa si sta già impegnando traguardando al 2030 rispetto ai temi ambientali, e le sue imprese, fra cui quelle italiane, hanno già fatto un investimento economico in questo senso sostenendo per esempio la ricerca. Tra le iniziative nazionali c'è il Green Act. “La razionalizzazione della normativa ambientale nazionale può offrire un contributo importante sul tavolo di Parigi per definire le future politiche ambientali – ha spiegato Marcella Panucci, Direttore Generale Confindustria -. In questi anni si è prodotto un mero adempimento alle normative europee. Le imprese hanno fatto di necessità virtù per essere competitive in un contesto appesantito dalla crisi”. Per collaborare alla riduzione delle emissioni, non si può prescindere da azioni che valorizzano lo sviluppo tecnologico. “Dobbiamo lavorare in questo senso – ha spiegato Gaetano Maccaferri -. Le aziende hanno già metabolizzato questo approccio ma anche la PA ha un ruolo importante nell’investire e creare opportunità di lavoro anche per mettere a punto prodotti e soluzioni da esportare all’estero”. Dello stesso parere Francesco Ferrante: “molte imprese italiane sono già pronte e stanno lavorando con passione e talento nell’innovazione competendo nella globalizzazione del terzo millennio. Attendono adesso di essere rappresentate al meglio nel nostro Paese e nel mondo”.

Anche per ragioni di competizione internazionale le aziende hanno già investito nella ricerca essendo ormai condiviso che il clima è una leva per lo sviluppo economico. “Schneider Electric è nata 170 anni fa nel settore dei trasporti e negli anni ’70 si è specializzata in prodotti e soluzioni per la gestione dell’energia. Il cambiamento climatico per noi è crescita. L’atteggiamento non più difensivo nei confronti della sostenibilità – spiega Laura Bruni, Direttore Affari istituzionali Schneider Electric – diventa un volano per la profittabilità del brand”. Le imprese chiedono un supporto dal pubblico, “un riferimento legislativo chiaro, il vincolo normativo non è un limite – aggiunge Bruni – ma un’opportunità e accelerazione di sviluppo”.

“Ferrovie dello Stato è il più grande consumatore di energia elettrica in Italia. Siamo parte del problema ma possiamo anche contribuire a trovare una soluzione. A livello mondiale – spiega Lorenzo Radice, Responsabile Politiche Ambientali Ferrovie dello Stato – il settore del trasporto pesa per 1/4 nelle emissioni del CO2 ma il treno è più efficace dal punto di vista ambientale perché ha emissioni inferiori rispetto all’auto (5 volte inferiore) e all’aereo (6 volte inferiore). Inoltre, essendo la rete elettrificata è immediatamente compatibile con fonti rinnovabili”.

Dalle macchine ai trasporti, alla produzione di materiali e componenti per l’edilizia. “Italcementi è riconosciuta per le ricerche di soluzioni innovative (per esempio il cemento biodinamico di Palazzo Italia a Expo 2015) e l’impegno nelle politiche internazionali sul fronte dei cambiamenti climatici. Siamo un’azienda energivora – racconta Manuela Ojan, Responsabile clima ed energia e sostenibilità dei prodotti Italcementi – che si è posta l’obiettivo di riduzione volontario di “600 kg CO2/ton di cemento” entro il 2020. Non solo. Italcementi ha aderito al LCTPI (Low Carbon Technology Partnership Initiative), piattaforma di aziende industriali, per fare proposte concrete utili alla riduzione delle emissioni accompagnate a opportunità di business. “Da anni monitoriamo le nostre emissioni e portiamo avanti azioni di miglioramento come l’ammodernamento degli impianti, la sperimentazione di nuovi materiali (come quelli catalitici) e l’utilizzo di prodotti innovativi nel campo delle energie rinnovabili” aggiunge Ojan.

Dal cemento al vetro. Saint-Gobain è un’azienda che è nata 350 anni fa a Parigi. Negli anni ’90 si è concentrata sulla costruzione e distribuzione di materiali e soluzioni per la crescita, l'innovazione energetica e la protezione ambientale. “Con un importante impegno nella ricerca abbiamo ragionato sull’edificio inteso nella sua complessità e integralità, dall’involucro al comfort generale, abbiamo dedicato attenzione anche al tema del recupero del materiale post-processi produttivi” spiega Bruno Rossetti, Direttore Marketing Strategico e Comunicazione, Costruction Products sector Saint-Gobain. Nell’isolante è stato inserito il vetro, si sono recuperati anche il gesso e le guaine bituminose. “Il nostro obiettivo – continua Rossetti – è costruire case efficienti e sostenibili con certificati Leed. Seguiamo poi protocolli interni che obbligano di ridurre di almeno quattro volte il consumo nei nostri uffici entro il 2040”.

Anche altre aziende sono impegnate sul tema del riuso e del riciclo. Fater, azienda abruzzese che ha una lunga storia nella farmaceutica, e recentemente conosciuta per pannolini e assorbenti, investe da almeno sei anni con l’obiettivo della sostenibilità “puntando a ridurre l’impatto ambientale – spiega Piero Tansella, Direttore Generale Fater – attraverso un miglior disegno del prodotto. Abbiamo ridotto il peso dei pannolini (45%) e del packaging (68%) anche coinvolgendo fornitori e trasporti, abbiamo tagliato 7.000 camion e in fabbrica ci si muove con le biciclette a pedalata assistita”. Facendo ricerca e sviluppo sul tema dei rifiuti “è nato quindi un progetto che da una 1 tonnellata di prodotti di scarto, necessariamente sterilizzati, permette di ricavare cellulosa e materie plastiche (il 24 marzo presso Contarina spa, Treviso, è stata avviata la fase di sperimentazione a volumi industriali)”.

L’investimento nell’energia sostenibile, oltre a ridurre gli impatti sull’ambiente, produce effetti positivi sull’economia a diversi livelli. Terna è un facilitatore nel campo dell’energia e agisce attraverso diverse linee di indirizzo. “Terna è il primo operatore europeo per accumulo di due tipologie di batterie – spiega Matteo Del Fante, Amministratore Delegato Terna -. Lavoriamo sia per utilizzare e testare le batterie sia nell’accezione più comune (energia accumulata e rilasciata quando si presenta la domanda, realizzata in Campania), sia come servizio di stabilizzazione dei parametri della rete (power intensive, applicata in Sardegna)”.

Ancora, Anest si occupa di solare termodinamico, una tecnologia programmabile che dà stabilità alla rete e, secondo il Presidente Gianluigi Angelantoni, permette lo sviluppo locale dove vengono prodotti i componenti e realizzate le centrali. “In Spagna – spiega Angelantoni- sono stati installati 55 impianti da 2300 MW che hanno vivacizzato le economie locali e attirato investimenti stranieri con il supporto diretto del Governo spagnolo. Una centrale da 50 MW impiega mille persone, molte specializzate, in un cantiere che dura 2/3 anni. Vengono coinvolte le aziende che producono componenti ma anche le aziende del settore edilizio”.

Loccioni Group ha realizzato un brand per il proprio progetto di sostenibilità: “due chilometri di futuro (#2kmdifuturo) è il progetto di un Energy park che intende ridurre gli sprechi e i consumi attraverso una serie di interventi di efficientamento energetico che stiamo sviluppando già da una decina d'anni. Per anticipare i tempi e fare cultura – spiega Enrico Loccioni, Fondatore Loccioni Group – abbiamo dimostrato di crederci realizzando un prodotto che non riusciamo ancora a vendere. Per ora giochiamo fuori casa, in Germania e Svizzera. L’industria che vince è quella che si muove per prima".

In un contesto di vivace sensibilità da parte delle aziende per i temi ambientali, gli imprenditori auspicano che la Conferenza di Parigi sia un terreno di confronto anche per ribadire l’importanza di un impegno condiviso per la tutela dell’ambiente a parità di condizioni concorrenziali per le imprese, a livello internazionale.

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