23-09-2015 Paola Pierotti 3 minuti

Dialogo, problem solving, senza autoreferenzialità. Ecco la Biennale di Tam Associati

Intervista allo studio veneto che è stato scelto dal ministro Franceschini (con una consultazione ristretta) per il Padiglione Italia 2016

"Con Aravena abbiamo una visione comune dei fini sociali dell'architettura e condividiamo la stessa attenzione ai temi dell'abitare sostenibile, dell'ambiente, della partecipazione"

Tam Associati

Tam Associati è stato invitato e poi scelto dal Mibact a presentare una proposta per la prossima Biennale. Con quale approccio avete affrontato la sfida che ha visto in campo altri architetti e curatori impegnati sul tema della rigenerazione urbana?
La proposta non può prescindere dal nostro approccio professionale al mestiere dell’architetto. La figura dell’architetto si presenta infatti per noi sempre più come una pratica complessa di “problem solving”, da svolgere all’interno di un vasto campo mutidisciplinare che raccoglie tutti gli stimoli e le informazioni necessarie al progetto. E' questo tipo di approccio che ci consente di affrontare problemi sempre più complessi legati all'organizzazione e al funzionamento degli spazi contemporanei, in maniera attenta ai cambiamenti scientifici e culturali che interessano una società.

Cos’è per Tam Associati la Biennale e che tipo di messaggi deve trasmettere?
Per noi la Biennale è un'antenna molto importante che può ricevere segnali e ritrasmetterli amplificandone la portata. È una scena internazionale che può orientare il dibattito e l'esito della ricerca architettonica in maniera sensibile. Quindi da parte nostra ci sarà la massima attenzione al messaggio che la mostra dovrà evidenziare: cercheremo di fare in modo che ogni componente del progetto (selezione dei contenuti, presentazione dell’allestimento, restituzione nel catalogo, etc.) sia la tessera di un mosaico per comunicare in modo molto chiaro e semplice il messaggio che ci sta a cuore: il ruolo sociale dell’architettura.

Alejandro Aravena e Tam Associati hanno vinto nel 2014 un premio insieme. Cosa vi accomuna?
Con Aravena siamo stati insigniti dello Zumtobel Award 2014. Un premio molto attento ai temi della ricerca, della sostenibilità e della partecipazione. Ci ha fatto molto piacere condividere questo riconoscimento con un collega che conosciamo e stimiamo. Sicuramente abbiamo una visione comune dei fini sociali dell'architettura e condividiamo la stessa attenzione ai temi dell'abitare sostenibile, dell'ambiente, della partecipazione. Ma oltre a questo, direi che ci accomuna anche una certa tenacia: nel suo lavoro come nel nostro, emerge la volontà di perseguire questi obiettivi, al di là delle inevitabili difficoltà burocratiche, economiche, politiche. Ci piace pensare ad una medesima coerenza e determinazione nel perseguire obiettivi che identificano l’architettura come pratica di valore sociale.

Tam ha vinto recentemente un concorso per una chiesa della Cei, lavora con Emergency. Quali sono per voi le sfide degli architetti italiani oggi?
Contesti completamente diversi, come può essere un quartiere di edilizia economico-popolare a Viareggio piuttosto che le aree destinate a campo profughi in Iraq, mettono in risalto un aspetto fondamentale del ns. lavoro: l'architetto deve recuperare la capacità di ascolto e di confronto, ed abbandonare un'idea di architettura autoreferenziale, chiusa in un proprio universo specialistico.

La capacità di ascoltare e interagire in maniera creativa con il contesto è la cifra che ci permette di ottenere risultati di qualità. Ma per vincere quste sfide, almeno in Italia, è necessario che si apra la reale possibilità di partecipare a concorsi ben strutturati e ben guidati. Senza l'avvio di una nuova stagione di concorsi, che da lungo tempo manca nel nostro Paese, non si vincerà nessuna sfida.

E le sfide dell’architettura italiana?
Non riusciamo a delineare un percorso univoco per l’architettura italiana isolato dal contesto in cui essa nasce e dal sistema-Paese a cui essa fa riferimento. Il tema dell’architettura andrebbe allargato al tema più generale della Cultura, e dell’importanza che questa riveste per lo sviluppo non solo civile, ma soprattutto economico e sociale nel ns. Paese.  Da sempre, siamo riusciti a porci come un punto di riferimento ogni qualvolta il Paese ha manifestato la sua capacità di lavorare con idee e progetti innovativi nel campo della cultura, delle arti e delle scienze. È un discorso di sistema, e l'architettura ne è una componente, forse un incubatore, se pensiamo alla qualità dei nostri spazi urbani. Questa è la sfida che il futuro ci presenta. È un investimento importante, di carattere politico, e forse il più importante in questo momento.

Tam Associati con il Cnappc

Tam Associati con la Cei 

© RIPRODUZIONE RISERVATA
Paola Pierotti
Articoli Correlati
  • Con la Milano Design Week volano i prezzi degli affitti brevi

  • Diversificazione, industrializzazione dei processi e organizzazione. Chi è Dba Group

  • A Milano una high line come a New York, il futuro secondo FS Sistemi Urbani

  • Castel Sant’Angelo avrà il sottopasso: lavori del Giubileo al via ad agosto