28-11-2018 Francesco Fantera 4 minuti

Domus si concentra sul tema delle città, sotto la guida di Winy Maas

Il progetto è stato lanciato in una scuola media, una sorta di dialogo con i cittadini di domani

«L’architettura ha un ruolo nodale nella società contemporanea perché, se fatta bene, costruisce speranza»

Winy Maas

Dopo Michele De Lucchi, nel 2019 sarà l’architetto olandese Winy Maas il direttore della rivista “Domus”. L’anima dello studio internazionale MVRDV diventerà il secondo protagonista del progetto editoriale 10x10x10 (10 architetti di fama internazionale per 10 numeri ciascuno per un totale di 10 anni), che ha preso il via quest’anno per il centenario della testata, e sarà il quarto straniero nella storia del rinomato periodico fondato da Gio Ponti nel 1928. Focus sulla città del futuro, una realtà figlia del dialogo e della contaminazione di tutte le discipline interpreti della vita di comunità. Obiettivo, come sottolinea lo stesso Maas, sarà quello di proporre molteplici quesiti non fini a sé stessi. Il percorso editoriale sarà infatti ricco di risposte grazie al coinvolgimento di tutti coloro che non solo progettano, ma anche pensano e vivono la città. Un itinerario che, visti i presupposti, partirà dai giovani. Anzi, a dire il vero la prima tappa c’è già stata pochi giorni fa sotto forma di workshop, organizzato dal neo-direttore con i ragazzi della scuola secondaria Manara di Milano. Un’operazione nel solco della recente iniziativa di Cnappc e Fondazione Reggio Children per portare l’architettura nelle scuole. Il primo numero della nuova Domus sarà disponibile, sia in Italia che all’estero, a partire da gennaio 2019.

Il protagonista. Willy Maas, classe 1959, nasce in Olanda a Schijndel, cittadina non distante da Eindhoven. I suoi interessi lo portano verso lo studio dell’architettura e dell’urbanistica. Dopo un’esperienza lavorativa presso l’Office for Metropolitan Architecture (OMA) di Rem Koolhaas, nel 1993 fonda lo studio MVRDV a Rotterdam assieme a Jacob Van Rijs e Nathalie De Vries. Professore di numerosi atenei fra i quali il MIT (Boston), l’ETH (Zurigo), costituisce l’istituto di ricerca The Why Factory all’Università di Delft. Fra i progetti che lo hanno reso famoso quelli a Parigi, Bordeaux e Caen (che gli sono valsi la Légion d’Honneur) e la nuova biblioteca di Tianjin, da molti definita la più bella del mondo per la cifra estetica e per l’attenta disposizione degli ambienti, in linea con i suoi studi su quella che sarà la città del futuro e il nuovo modo di vivere gli spazi. Accanto all’intensa attività progettuale, quella di ricerca e divulgazione lo ha portato a scrivere diversi libri sul tema, a lui caro, dell’urbanistica. Il più conosciuto è “Five minutes city. Architecture and (im)mobility”, nel quale spiega la sua visione della città postmoderna sia dal punto di vista architettonico, che da quello sociale ed economico.

La testata. «Domus ’19 darà voce a quelli che fanno la città – spiega Maas – come urbanisti, architetti, paesaggisti, designer, artisti, costruttori, investitori, sindaci, residenti, utenti, ricercatori e critici. Ho sempre pensato che la vita sia fatta di tante cataste e di tanti livelli. Ma soprattutto, nel corso della mia vita ho imparato che è l’insieme dei vari elementi a definire il tutto. L’architettura ha un ruolo nodale nella società contemporanea perché, se fatta bene, costruisce speranza. È anche una grande opportunità collettiva che comporta l’essere responsabili verso una grande quantità di individui. A mio avviso responsabilità significa avere una visione, un sogno ed essere dialettici. Sono convinto – sottolinea Maas – che sia necessaria un’agenda globale per il cambiamento. Il nostro pianeta è soggetto ad una crisi drammatica dettata dal cambiamento climatico che richiede a tutti, dai politici, ai designer, ai cittadini, di accelerare le azioni per salvarlo. Racconteremo tutto questo rispondendo a domande come: le nostre città saranno più responsabili? Più aperte? Saranno sociali, belle, intime, democratiche e adattabili? Il programma che ho in mente è all’insegna del “meglio”: migliori prodotti, case e città in un mondo dinamico che va dai nano-materiali alla pianificazione su larga scala».

Presente e futuro. «Da novant’anni Domus continua a confrontarsi con la mutevole realtà dell’architettura, del design e dell’arte – racconta la Presidente di Editoriale Domus Maria Giovanna Mazzocchi – ed è anche per questi motivi che, dopo l’esperienza con Michele De Lucchi, la scelta è ricaduta su Willy Maas. Durante quasi tre decenni di attività svolta in Europa, Asia e America, ha messo a punto una visione molto particolare della progettazione e dell’urbanistica, che alcuni considerano rivoluzionaria».

La nuova formula. A rivelare qualche dettaglio in più sulla forma che prenderà Domus nel 2019, Walter Mariotti, direttore editoriale e responsabile sia della continuità che dell’evoluzione del progetto. «Il prossimo anno uscirà un solo numero della testata che, però, verrà articolato in dieci uscite. Una sorta di volume unico di oltre mille pagine. Una formula che abbiamo elaborato con Winy e che ci è sembrata particolarmente efficace per rispondere alle domande dell’attualità».

© RIPRODUZIONE RISERVATA
Francesco Fantera
Articoli Correlati
  • La finanza di progetto chiave della partnership pubblico-privata

  • Anci e Gbc firmano un patto per un futuro sostenibile

  • Il toolbox di Carlo Ratti per la Biennale di architettura di Venezia

  • Con la Milano Design Week volano i prezzi degli affitti brevi