23-05-2017 Paola Pierotti 4 minuti

Il piano di Boeri per l’urbanistica post sisma: priorità e alleanze per una visione possibile

L’intervista all’architetto chiamato dal commissario Vasco Errani per coordinare l’attività di pianificazione nelle regioni del cratere

"Insieme agli Ordini professionali degli architetti presenti nel territorio del cratere stiamo mappando sia le attività svolte nella fase emergenziale, sia quelle che io chiamo di lunga temporaneità"

Stefano Boeri

Une mese fa Vasco Errani ha affidato a Stefano Boeri l’incarico per il coordinamento dell’attività di pianificazione urbanistica propedeutica alla ricostruzione dei territori colpiti dal sisma. L'architetto milanese che con il suo studio è già attivo nelle aree del Centro Italia avendo progettato il polo food di Amatrice e il centro polifunzionale di Norcia, è stato chiamato a svolgere l'attività di consulenza specialistica per la redazione delle linee guida relative alla ricostruzione nei comuni appartenenti all'area del cratere. Quello di Boeri sarà un contributo professionale con una durata potenziale di due anni, ma che sarà rinnovato dopo i primi 12 mesi, “con un compenso di 48mila euro lordi all’anno comprensivo di spese” precisa l’architetto.

L'obiettivo del gruppo di lavoro coordinato da Boeri sarà quello di sviluppare le linee guida elaborate dal Comitato Tecnico Scientifico e di aiutare il Commissario a redigere ordinanze che assicurino una ricostruzione privata e pubblica unitaria ed omogenea, volta ad assicurare la funzionalità dei servizi pubblici e il miglioramento sismico dei beni del patrimonio artistico e culturale delle aree coinvolte. Dalla fase di ascolto all'impegno strategico e operativo, puntando sulla regia pubblica. “Gli strumenti urbanistici attuativi – ha commentato Boeri – verranno redatti dai Comuni che dovranno lavorare in sinergia con le Regioni. Terremo in considerazione questo per portare avanti il nostro impegno”.

Architetto, quale sarà l'output del vostro lavoro?
In stretto contatto con il Commissario Errani, il suo team e il Comitato Tecnico Scientifico per la Ricostruzione, contribuiremo a redigere delle linee urbanistiche di orientamento per le 8 province del cratere, distribuite in 4 Regioni. Ci impegniamo a produrre una sorta di documento direttore, lavorando in primo luogo con gli ordini professionali e gli enti locali. In questi giorni stiamo provando a verificare sul territorio i criteri di perimetrazione da sottoporre a pianificazione attuativa elaborati dal Comitato Tecnico.

Concretamente, qual è il suo approccio?
La ricostruzione, seppure in modo non pianificato, è già iniziata. Insieme agli Ordini professionali degli architetti presenti nel territorio del cratere stiamo mappando sia le attività svolte nella fase emergenziale, sia quelle che io chiamo di “lunga temporaneità”. Dobbiamo infatti aspettarci che quello che si costruisce in questi mesi possa avere una durata di 10, 20, 30 anni. In una fase successiva ci rapporteremo con i sindaci, i veri protagonisti della ricostruzione secondo la visione di Errani, che condivido pienamente. Sarebbe utile realizzare insieme ai Comuni e agli Uffici Speciali delle 4 Regioni un vero e proprio Laboratorio per la Ricostruzione, che potrà coinvolgere anche le Scuole e che dovrà in primo luogo confrontarsi – non solo in Italia – con i risultati di una complessa e variegata eredità di tragedie e di ricostruzioni, molte ancora in corso.

Avete iniziato quindi con l’ascolto delle comunità?
Si, insieme agli Ordini professionali abbiamo promosso dei sopralluoghi nei luoghi del sisma, con momenti di discussione e incontro con autorità e cittadini. Una fase di ascolto che partirà dall’Aquila. Di ricostruzione si parlerà anche nella settimana dell'architettura milanese (di cui Boeri è direttore, ndr) in un talk in programma il 16 giugno. A Norcia il 30 giugno e l' 1 luglio a Spoleto, grazie a una serie di incontri pubblici promossi dalla Regione Umbria, faremo un passo ulteriore nella definizione di criticità e possibili scenari di ricostruzione.

Task force con Ordini professionali, enti locali e università. Chi, per fare cosa?
I Comuni, con le Regioni, saranno i protagonisti della ricostruzione. E’ importante che il mondo delle professioni e quello della ricerca forniscano loro un quadro condiviso di suggerimenti e orientamenti.

Come si riuscirà a dare un’iniezione di qualità progettuale alla ricostruzione?
Il tema prioritario è quello della sicurezza, in altre parole offrire a chi tornerà ad abitare queste aree la sicurezza di poter coabitare senza rischi con un mostro invisibile e attivo; qualcosa che in altri Paesi è stato garantito. Il secondo tema fondamentale è legato ai luoghi del lavoro; perché è solo grazie al lavoro che, come ha ripetuto più volte Vasco Errani, si ristabilisce il collante tra le comunità e il territorio. Non dobbiamo inoltre dimenticarci che ci troviamo in aree già sottoposte a processi di degrado e di abbandono e che dunque bisogna identificare forme innovative di riappropriazione – attraverso il turismo, l’artigianato, la zootecnia, la produzione manifatturiera, la creatività dei makers – del territorio. Terzo aspetto da tenere in considerazione è legato ad una visione unitaria del territorio del Cratere, che – anche prescindendo dal perimetro del sisma – può essere considerato come un unicum, un arcipelago di centri urbani che condividono una antica vicenda di scambi e flussi legati alla geografia, alla mobilità, alla storia stessa del nostro Paese. Senza questa consapevolezza, la ricostruzione rischia di essere la somma di azioni indipendenti e incoerenti. 

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Paola Pierotti
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