15-02-2018 Francesco Fantera 4 minuti

La capitale italiana dello smart working è Milano

Sperimentazioni in corso negli spazi-ufficio

In Italia la prima legge che regola lo smart working risale a meno di un anno fa, scritta sulla base del modello del 'lavoro agile' milanese promosso con forza da Chiara Bisconti

Tredici miliardi di euro. Questa la cifra, quantificata dal Politecnico di Milano, dei benefici complessivi per il sistema Paese se tutte le aziende adottassero un modello maturo di smart working. Non solo. In seguito ad alcuni studi è emerso un aumento significativo della produttività dei dipendenti che adottano questa modalità di impiego flessibile, pari al 15%. Nei primi anni 2000 l’arrivo di internet ha modificato totalmente il mondo del lavoro, consentendo alle persone di non essere vincolate ad una postazione fissa.

Se negli Stati Uniti questa è una realtà ormai diffusa, in Italia la prima legge che regola lo smart working risale a meno di un anno fa. La base da cui sono partiti i legislatori è stato il modello del lavoro agile milanese promosso con forza da Chiara Bisconti, Assessore al benessere, qualità della vita, sport e tempo libero della giunta Pisapia. Ad oggi circa la metà dei lavoratori “smart” del Belpaese si concentrano nelle regioni del Nord e in particolare a Milano, con un effetto diretto anche sulla strutturazione delle nuove architetture direzionali.

Questa modalità porta ad un ripensamento complessivo dell’organizzazione del lavoro e anche gli spazi necessitano di essere concepiti in modo diverso e innovativo. Ecco quindi che nascono open space e aree comuni destinate alla creatività, spazi modulabili per poter andare incontro ad ogni esigenza come, ad esempio, una riunione del board aziendale o un seminario per la formazione dei dipendenti. La possibilità di lavorare da remoto inoltre, permette di eliminare la partizione in stanze riferibili ognuna ad una diversa funzione. Soluzioni che realtà come Google, Alibaba, Linkedin e Pwc, fra le altre, hanno adottato da tempo.

In Italia, le grandi società stanno scegliendo questa strada. Un esempio, non certo l’unico, è rappresentato dal progetto di riqualificazione di un edificio a Milano in viale Fulvio Testi, firmato dallo studio D2U – Design to Users. L’immobile è stato ripensato per garantire alle future società utilizzatrici la massima flessibilità degli spazi senza dimenticare il comfort interno. L’adeguamento della struttura esistente ha portato a modificare la modularità della facciata permettendo così un più efficace utilizzo degli spazi che si presteranno ad una grande varietà di ambienti di lavoro: chiusi, aperti, di gruppo e collaborativi.

Altro esempio è rappresentato dalla sede milanese della Prysmian la cui pianificazione è stata realizzata dalla Methodos, società di consulenza di direzione che, come l’olandese Spaces, si sta specializzando nel lancio di format innovativi per modalità di lavoro alternative come lo smart working. Un elemento di totale rottura con il passato è rappresentato dalla gestione degli spazi che non seguono più la gerarchia aziendale, ma gli obiettivi da raggiungere, tanto è vero che lo stesso amministratore delegato non ha un suo ufficio ma lavora in open space. Inoltre tutte le sale sono dotate di schermi e attrezzature per le videoconferenze, il che amplia ancora di più lo spettro di attività praticabili in ogni area della struttura.

Se Milano è in prima linea sull’innovazione degli spazi-ufficio, questo è l’anno degli headquarter in Italia. Fra gli altri c’è quello della Dallara Motorsport Academy, in cantiere e firmato dall’Ateliers Alfonso Femia, un progetto basato sul concetto di mixed use che prevede spazi culturali e formativi, integrati con gli uffici dell’azienda parmense. Sempre in Emilia Romagna, l’architetto e designer Matteo Thun ha annunciato entro fine anno la consegna della sede della Davines, un villaggio integrato con una fabbrica e una fattoria attraverso linee contemporanee, con l’obiettivo di fornire comfort e benessere ai lavoratori.

Anche i nuovi progetti della Degw, brand del gruppo Lombardini22 che si occupa di consulenza strategica sui modi di lavorare e sull’interazione fra spazio fisico e performance aziendale, vanno in questa direzione. Così le sedi milanesi di AmundiBayerPrometeonSew e Chubb, e quelle romane di Fox e Ibm avranno al loro interno elementi caratterizzanti l’approccio smart working con una prevalenza di luoghi aperti e diverse aree dedicate all’interazione fra i dipendenti, oltre che aree per riunioni formali e informali con postazioni mobili e una forte presenza di verde per infondere serenità all’ambiente.

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Francesco Fantera
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